Mandic: diventare mamma al tempo del Covid, i racconti. Dalla Calabria fino a Merate per un intervento di ginecologia
E' il momento per eccellenza che una mamma aspetta per tutti i nove mesi di gravidanza: quello del parto quando finalmente potrà abbracciare la sua creatura e condividere la gioia con il papà e tutta la famiglia. Tra le tante “poesie” che il Covid ha stroncato c'è anche questa poiché nei reparti di ostetricia e ginecologia possono avere accesso per due ore al giorno solamente i papà dei neonati e nessun altro. Regole rigidissime per preservare dal contagio operatori e degenti ma che chiaramente pesano sul momento.
Abbiamo raccolto una serie di testimonianze di coloro che sono transitate in questo periodo nei corridoi “rosa” e hanno potuto sperimentare il calore e le attenzioni trasmesse dal personale.
Claudia ha partorito il suo primo bimbo il 14 novembre, Sebastiano. “Non avendo termini di paragone per me è stata una situazione particolare e non sapevo bene come fosse la normalità. Ma quello che ho trovato è stato davvero normale” ha raccontato “le ostetriche e tutte le operatrici sono state davvero fantastiche e questo periodo non mi ha pesato, anzi è stato come essere in famiglia. Son stata ricoverata una settimana e il mio compagno poteva stare con me solo due ore al giorno. Hanno fatto di tutto per farmi stare bene e a mio agio e anche dopo il parto ho ricevuto una assistenza d'eccellenza”.
“Ho trovato del personale fantastico. Mi sono sentita come se fossi a casa. Mio marito poteva venire a farmi visita solo per due ore al giorno. Il resto ero in reparto con possibilità di spostamenti limitati eppure tutti mi sono stati di grande supporto. Ciascuna di noi aveva situazioni molto diverse e nonostante il lavoro fosse incalzante e ostetriche e infermiere non si fermassero mai, ci hanno sempre regalato un sorriso, qualche momento per parlare, una parola di conforto. Capitava di essere giù di morale, anche perchè non era facile non poter vivere questo momento con la propria famiglia ma loro hanno fatto di tutto per tranquillizzarci e darci serenità. Erano attenti alle piccole cose che per noi erano importanti, incoraggiandoci e riempendoci di coccole”.
Lisa ha voluto invece che il suo apprezzamento diventasse un encomio per il reparto e per il personale, lasciandone una traccia al protocollo.
Abbiamo raccolto una serie di testimonianze di coloro che sono transitate in questo periodo nei corridoi “rosa” e hanno potuto sperimentare il calore e le attenzioni trasmesse dal personale.
Claudia ha partorito il suo primo bimbo il 14 novembre, Sebastiano. “Non avendo termini di paragone per me è stata una situazione particolare e non sapevo bene come fosse la normalità. Ma quello che ho trovato è stato davvero normale” ha raccontato “le ostetriche e tutte le operatrici sono state davvero fantastiche e questo periodo non mi ha pesato, anzi è stato come essere in famiglia. Son stata ricoverata una settimana e il mio compagno poteva stare con me solo due ore al giorno. Hanno fatto di tutto per farmi stare bene e a mio agio e anche dopo il parto ho ricevuto una assistenza d'eccellenza”.
“Ho trovato del personale fantastico. Mi sono sentita come se fossi a casa. Mio marito poteva venire a farmi visita solo per due ore al giorno. Il resto ero in reparto con possibilità di spostamenti limitati eppure tutti mi sono stati di grande supporto. Ciascuna di noi aveva situazioni molto diverse e nonostante il lavoro fosse incalzante e ostetriche e infermiere non si fermassero mai, ci hanno sempre regalato un sorriso, qualche momento per parlare, una parola di conforto. Capitava di essere giù di morale, anche perchè non era facile non poter vivere questo momento con la propria famiglia ma loro hanno fatto di tutto per tranquillizzarci e darci serenità. Erano attenti alle piccole cose che per noi erano importanti, incoraggiandoci e riempendoci di coccole”.
Lisa ha voluto invece che il suo apprezzamento diventasse un encomio per il reparto e per il personale, lasciandone una traccia al protocollo.
S.V.