Merate: un consiglio sul testo della dedica e un'analisi casuale sullo stato del Mandic
CHE HANNO ALLEVIATO LA CADUTA DI MOLTI, HANNO RISOLLEVATO MOLTI ALTRI,
HANNO SOFFERTO INSIEME, HANNO AIUTATO TUTTI. CITTA' DI MERATE 7 DICEMBRE 2020"
2) Da sei mesi non sono state fatte assunzioni in Pronto soccorso mentre diversi sono stati inseriti nell'organico del Manzoni, per cui la precarietà è la norma e, per di più un medico a gettone si è dimessa e uno strutturato probabilmente dopo la malattia se ne andrà.
3) I pazienti passano dal reparto filtro a quello "pulito" con un solo tampone negativo anziché due così quel che resta della Chirurgia deve contabilizzare pazienti positivizzati dopo alcuni giorni di degenza compresa, a quel che sappiamo, anche la caposala.
4) Abbiamo perso l'automedica, si teme in via definitiva; l'incidente mortale di questa mattina ha visto l'arrivo dell'elisoccorso da Bergamo anziché dell'automedica dal Mandic. Non sarebbe purtroppo cambiato nulla però il segnale è molto negativo.
5) Almeno 200 dipendenti contagiati nel presidio qualcosa vuol pure dire, ma non sembra che ci sia una forte attenzione per quanto il rischio di contagio sia inevitabile.
6) I reparti sono quasi tutti riconvertici ad aree Covid. Ma la domanda è: quando finirà la pandemia riapriranno tutti? Compresa Psichiatria e Pediatria? Ne siamo certi?
7) Nell'ultimo anno abbiamo perso l'Urologo, la chirurgia pediatrica (che era di eccellenza) e la chirurgia vascolare.
8) Mammografie eseguite al Mandic in prima seduta, per il ritiro referti e le visite di controllo occorre andare al Manzoni di Lecco con aggravio di tempi e costi per il paziente.
9) Visite epatologiche da effettuare esclusivamente a Lecco perché Merate non ha uno specialista né uno specialista del Manzoni scende al Mandic almeno una volta la settimana per evitare il pendolarismo dei pazienti.
10) A parte Gianlorenzo Scaccabarozzi, vestale della fragilità, il Mandic non ha capidipartimento, quindi qualsiasi operazione dipartimentale viene coordinata da Lecco
Ci fermiamo qui, naturalmente mettendo subito a disposizione lo spazio alla Direzione strategica per rettifiche, aggiunte, smentite e quanto riterrà più opportuno ai fini di una corretta informazione.
Tuttavia anche nell'eventualità di non impossibili rettifiche, resta una situazione estremamente critica. E pensare che, al contrario, ci eravamo illusi di essere stati premiati dalla sorte. Il direttore generale Paolo Favini, che ha sostituito Stefano Manfredi chiamato a dirigere l'Istituto dei tumori di Milano in una sorta di scambio di ruoli, è molto amico nonché compagno di partito dell'assessore regionale Giulio Gallera che, in effetti, ci ha gratificato di numerose visite. La direttrice sanitaria di presidio, nominata con delibera 795 del 18 dicembre 2019 sembra essere, salvo omonimia, la moglie di Stefano Maullu, un nome pesante nella geografia politica regionale, prima con Forza Italia, (assessore al commercio e turismo dal 2008) ora con Fratelli d'Italia, già europarlamentare con un curriculum manageriale che annovera tra l'altro la presidenza della TEEM la Tangenziale Est esterna Milano.
In un Paese dove le conoscenze fanno la differenza pensavamo ingenuamente di entrare in un ciclo positivo con investimenti umani e tecnologici tali da riportare il San Leopoldo Mandic ai fasti del passato. Invece temiamo stia accadendo il contrario. O meglio, la curva discendente non si è arrestata. E da presidio di primo livello a Presidio Ospedaliero Territoriale il passo è breve.