I Medici di famiglia e la Lega "ballerina"
Delirio leghista:
- nell’agosto 2019 al meeting di Comunione e Liberazione il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, suggeriva il superamento della figura dei medici di famiglia in quanto superflui, antiquati e quindi non più utili perché scrivono solo ricette.
- In questi giorni, come se i servizi sanitari fossero un saloon con porte girevoli, la Lega sta invocando a gran voce l’aiuto di personale medico per fronteggiare l’emergenza dovuta, come purtroppo ben sappiamo, anche al carico del coronavirus. Un grido di aiuto quello della Lega di questi giorni, accompagnato dalla disponibilità ad accettare personale proveniente dall’estero e perfino dalle tante odiate ONG, che fino ad ieri aveva considerate un nemico da contrastare in qualsiasi modo.
Se siamo in una drammatica esponenziale carenza di medici ciò è dovuto alle scellerate politiche di privatizzazione
della sanità portate avanti per garantire ai privati di fare profitti con la malattia.
Noi siamo favorevolissimi alla quota 100, che ha permesso anche ai medici di andare in pensione prima, rispetto a quanto previsto dalla malsana, penalizzante e insostenibile riforma Fornero. Quello che è mancato, rispetto alla pesante carenza di personale medico, non è dovuto ai pensionamenti, ma esclusivamente alla mancanza di vedute e programmazione. La scarsità di programmazione e investimenti ci preoccupa molto, perché anche nella nostra ATS diversi medici cesseranno la loro attività entro i primi mesi del prossimo anno con l’alto rischio che molti cittadini lecchesi restino senza dottore.
Il rimedio che pare voler essere messo in campo alzando il numero già troppo alto dei pazienti per medico da 1500 a 1800, per assicurare la copertura agli assistiti, è più che insano. Già ora il carico burocratico e di lavoro non permette loro la gestione clinica a domicilio dei pazienti con influenza, con sintomi lievi di Covid, con le campagne vaccinali ecc; figurarsi con un aumento di lavoro aggiuntivo del 20% .
Serve subito il superamento del numero chiuso nelle Università per accedere alla facoltà di medicina; serve che i Comuni favoriscano l’aggregazione dei medici di base mettendo a disposizione gratuitamente degli ambulatori per rendere appetibile un servizio comunitario collegiale; serve dotare i medici di famiglia di tutti gli strumenti diagnostici di monitoraggio e terapeutici necessari per un lavoro di èquipe con gli infermieri; serve che la Regione faccia decollare subito le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) in quanto è inaccettabile che sulle 200 previste ne siano attive solo 46 (a Lecco una sola sulle sei dovute).
Le risorse economiche, senza aderire al MES, ci sono: basti pensare ad esempio a un drastico taglio delle spese militari – l’Italia ne spreca 64 milioni al giorno, sì al giorno – o una vera lotta all’evasione fiscale ampliando gli organici della Guardia di Finanza, dell’Intendenza di Finanza e dell’Ispettorato del Lavoro, oltre alla messa in campo di una vera patrimoniale che vada a colpire i detentori di grandi ricchezze ( in Italia il 5% detiene una ricchezza netta superiore all’80% di quella di tutti gli italiani) e fare come è stato fatto in questi giorni in Spagna, dove è stata stabilita una tassazione del 2% sui redditi da lavoro superiori ai 300 mila euro l’anno e alzato del 3% il prelievo sui redditi da capitale che superano i 200 mila euro.
- nell’agosto 2019 al meeting di Comunione e Liberazione il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, suggeriva il superamento della figura dei medici di famiglia in quanto superflui, antiquati e quindi non più utili perché scrivono solo ricette.
- In questi giorni, come se i servizi sanitari fossero un saloon con porte girevoli, la Lega sta invocando a gran voce l’aiuto di personale medico per fronteggiare l’emergenza dovuta, come purtroppo ben sappiamo, anche al carico del coronavirus. Un grido di aiuto quello della Lega di questi giorni, accompagnato dalla disponibilità ad accettare personale proveniente dall’estero e perfino dalle tante odiate ONG, che fino ad ieri aveva considerate un nemico da contrastare in qualsiasi modo.
Se siamo in una drammatica esponenziale carenza di medici ciò è dovuto alle scellerate politiche di privatizzazione
della sanità portate avanti per garantire ai privati di fare profitti con la malattia.
Noi siamo favorevolissimi alla quota 100, che ha permesso anche ai medici di andare in pensione prima, rispetto a quanto previsto dalla malsana, penalizzante e insostenibile riforma Fornero. Quello che è mancato, rispetto alla pesante carenza di personale medico, non è dovuto ai pensionamenti, ma esclusivamente alla mancanza di vedute e programmazione. La scarsità di programmazione e investimenti ci preoccupa molto, perché anche nella nostra ATS diversi medici cesseranno la loro attività entro i primi mesi del prossimo anno con l’alto rischio che molti cittadini lecchesi restino senza dottore.
Il rimedio che pare voler essere messo in campo alzando il numero già troppo alto dei pazienti per medico da 1500 a 1800, per assicurare la copertura agli assistiti, è più che insano. Già ora il carico burocratico e di lavoro non permette loro la gestione clinica a domicilio dei pazienti con influenza, con sintomi lievi di Covid, con le campagne vaccinali ecc; figurarsi con un aumento di lavoro aggiuntivo del 20% .
Serve subito il superamento del numero chiuso nelle Università per accedere alla facoltà di medicina; serve che i Comuni favoriscano l’aggregazione dei medici di base mettendo a disposizione gratuitamente degli ambulatori per rendere appetibile un servizio comunitario collegiale; serve dotare i medici di famiglia di tutti gli strumenti diagnostici di monitoraggio e terapeutici necessari per un lavoro di èquipe con gli infermieri; serve che la Regione faccia decollare subito le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) in quanto è inaccettabile che sulle 200 previste ne siano attive solo 46 (a Lecco una sola sulle sei dovute).
Le risorse economiche, senza aderire al MES, ci sono: basti pensare ad esempio a un drastico taglio delle spese militari – l’Italia ne spreca 64 milioni al giorno, sì al giorno – o una vera lotta all’evasione fiscale ampliando gli organici della Guardia di Finanza, dell’Intendenza di Finanza e dell’Ispettorato del Lavoro, oltre alla messa in campo di una vera patrimoniale che vada a colpire i detentori di grandi ricchezze ( in Italia il 5% detiene una ricchezza netta superiore all’80% di quella di tutti gli italiani) e fare come è stato fatto in questi giorni in Spagna, dove è stata stabilita una tassazione del 2% sui redditi da lavoro superiori ai 300 mila euro l’anno e alzato del 3% il prelievo sui redditi da capitale che superano i 200 mila euro.
Francesco Coniglione, coordinamento provinciale