Merate: Giampiero Airoldi si laurea con la tesi sul CoderDojo, una 'palestra di media e counseling educativo'

Giampiero Airoldi
Non è mai troppo tardi per una buona dose di cultura. Lo ha dimostrato Giampiero Airoldi, referente dell’associazione di promozione sociale CoderMerate che lo scorso venerdì ha conseguito la laurea triennale, discutendo una tesi incentrata proprio sul progetto del Coderdojo. Cinquant’anni ed una vita trascorsa a fare l’insegnante alla scuola primaria - oggi per il plesso di Robbiate - Giampiero si è buttato a capofitto in questo nuovo, entusiasmante progetto, iscrivendosi alla triennale in Metodi e Tecniche delle Interazioni Educative, proposta dalla IUL, Università Telematica degli Studi. Dopo tre anni di sacrifici, studio e duro lavoro, ha finalmente potuto discutere la tesi ed è stato proclamato Dottore, circondato dall’affetto della moglie e dei famigliari. E lo ha fatto con una tesi “local”, su un argomento che nessuno meglio di lui conosce: il Coderdojo, associazione che dal 2016 organizza incontri formativi rivolti a bambini e ragazzi dai 6 ai 15 anni per imparare l’arte della programmazione. Con un occhio puntato sulla promozione, la conoscenza e l’uso libero e consapevole della rete e delle nuove tecnologie, Coderdojo insegna a grandi e piccini a programmare utilizzando alcuni applicativi ed arrivando a creare piccoli videogiochi. “Affianchiamo sempre una parte teorica ad una pratica” ha spiegato con orgoglio Giampiero “cercando di trasmettere l’ottica del cosiddetto pensiero computazionale, che permette di osservare un problema, isolarlo, trovare una soluzione  e renderla fruibile agli altri”.
Il focus è in particolare sull’aspetto educativo del bambino, cosa su cui anche Giampiero si è concentrato e che traspare già dal titolo della tesi, che vede il Coderdojo come una “palestra di media e counseling educativo”. “Ho cercato di inserire un fil rouge e di osservare come all’interno dell’associazione ci siano queste similitudini” ha chiarito “che contribuiscono a formare nei bambini un pensiero critico, dando così il contributo di una piccola goccia nel mare della comunità educante”. 
Il CoderDojo (dall’inglese ‘to code’, programmare, e da ‘dojo’, scuola di arti marziali in giapponese) è lontano dal concetto di scuola. Qui, i bambini lavorano in gruppo, in un ambiente cooperativo in cui c’è il supporto dei Mentor, volontari che fanno un po’ da counselor, che ascoltano e guidano. “L’etica del gruppo è quella del ‘chiedi a tre e poi chiedi a me’ ha proseguito Giampiero nel suo racconto “in modo da proporre un ascolto attivo e non direttivo”. Da marzo, l’associazione ha eliminato gli incontri in presenza, iniziando però a proporre delle attività online il sabato pomeriggio. Durante gli incontri, i volontari hanno presentato alcune piattaforme, oltre a Scratch, software sviluppato dal MIT di Boston, che permettessero di realizzare dei piccoli giochi interattivi.
Giampiero ha dimostrato che dall’entusiasmo di un piccolo gruppo di persone mosse da una passione forte possa nascere qualcosa di grande, che l’ha addirittura portato ad indossare la tanto sognata corona d’alloro.
G.Co.
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