Sicurezza e sanità: due temi che i sindaci dovrebbero porre al centro dei loro lavori

Un Presidente dell'Assemblea dei sindaci del distretto, se avesse due nozioni di base di politica sovracomunale e non facesse riferimento a un partito allo sbando a livello provinciale, avrebbe convocato tutti i primi cittadini per sottoporre loro due problemi urgenti e non ulteriormente differibili: la sicurezza e la sanità territoriali.

La sicurezza: anni fa questo giornale aveva lanciato la campagna "un Commissariato di Polizia" a Merate. Ma andava bene anche a Missaglia o Casatenovo. Campagna che aveva raccolto vasti consensi con qualche sopralluogo da parte dei vertici della Polizia di Stato dell'epoca. Sopralluoghi conoscitivi, intendiamoci. Ma che si potevano - e si possono - leggere come una condivisione di massima della campagna. Poi si disse per spezzare le gambe al toro che laddove esiste una Compagnia carabinieri non ci può stare anche un Commissariato. E tutto finì lì. Lasciando il territorio nelle condizioni di sempre, ossia terra di conquista per qualsiasi banda di ladri che intenda operare in questo o in quel comune, in questo o in quel quartiere. Normalmente impunita. Sono sorti ovunque i cosiddetti Comitati di controllo del vicinato, sospinti dalla Lega in posizione clamorosamente arretrata rispetto alle ronde maroniane. Ma i risultati sono deludenti, com'era prevedibile. Arriva novembre e per quanto si metta la sordina più che si può l'ondata di furti è ricominciata. Olgiate ne è l'esempio emerso. Poi c'è tutto il carsico. Rilanciamo quindi la proposta sperando che la classe dirigente, ossia i sindaci ne vogliano almeno parlare nella loro conferenza, spesso vagante tra fondi sociali e iniziative nell'ambito assistenziale, argomenti che se lasciati a una Retesalute davvero forte avrebbero miglior fortuna.

 

La sanità: l'ospedale Mandic era "covid free". Nessuno ci credeva, naturalmente. Ma tra giugno e agosto lo slogan aveva fatto presa. I contagiati erano sotto quota mille a livello nazionale e sulle spiagge si cazzeggiava solo di moijto. Adesso l'ondata prevista è arrivata. L'ASST nella pandemia primaverile aveva primeggiato per numero di dipendenti contagiati. Organizzare le difese in vista dell'autunno con robuste assunzioni senza percorrere le lunghe strade dei concorsi era la via maestra per prepararsi al peggio. Il peggio è arrivato e il Mandi Covid free è solo una battuta umoristica. L'unità di crisi, dominata dai capidipartimento che stanno tutti a Lecco, vigliacca se uno stia a Merate ma con la nuova direzione ahimè è così, decidono il futuro delle corsie, ossia quali reparti debbono essere riconvertiti a aree covid. Ma come non era il Manzoni l'hub provinciale? Era, ma adesso Pneumologia, medicina A, e tra breve pure la B, Pediatria sono già aree Covid e si parla di riconvertire anche Cardiologia e Neurologia. Del resto nessuno sostiene le ragioni del presidio di via Cerri dato che a parte l'attendente del direttore generale non ci sono dirigenti all'altezza della negoziazione con i vertici aziendali. Per cui ricoveri sospesi, prestazioni ambulatoriali che saranno rinviate, code sempre più lunghe e altro calo dell'attrattività del nosocomio.

Due temi, quelli brevemente enunciati, che al tempo dei sindaci alla Antonio Colombo, Dario Perego, Marco Molgora, Antonio Conrater, Eugenio Mascheroni, Mario Villa, sarebbero stati al centro del confronto e della successiva apertura dei tavoli con le Autorità competenti. Oggi quale sindaco se la sente di farsi carico di queste sacrosante ragioni del territorio, sistematicamente mortificate?

Claudio Brambilla
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