Merate: preoccupa la possibile vendita della Calvi S.p.A ad una multinazionale svizzera, proclamato lo stato di agitazione

La sede meratese della Calvi spa
Proclamato lo stato di agitazione per il lavoratori della Calvi S.p.A. di Merate. Sullo sfondo della vicenda le preoccupazioni sorte a seguito della possibilità che la storica azienda, una delle 11 realtà produttive afferenti al gruppo Calvi Holding con sede legale ad Agrate Brianza, possa finire al centro di una vendita pensata dalla ''casa madre'' per ripianare gli importanti debiti accumulati negli ultimi anni. A parlarne in un recente incontro con i sindacati è stato l'amministratore delegato Alessandro Trivillin, spiegando - secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali - che sono in corso valutazioni sull'offerta avanzata da un'importante multinazionale svizzera. Non potendo contare su informazioni precise per quanto concerne i piani futuri di un'eventuale nuova proprietà e su rassicurazioni relative al mantenimento di tutti i livelli occupazionali, sindacati, Rsu e lavoratori hanno optato per lo stato di agitazione.
''Lo abbiamo proclamato in una recente assemblea dopo un incontro da noi svolto pochi giorni prima con l'azienda durante il quale ci è stato comunicato ufficialmente che la Calvi Holding sta esplorando la vendita di una parte del gruppo, Calvi S.p.A. di Merate compresa, ad una multinazionale svizzera'' spiega Domenico Alvaro, referente della Fiom Cgil di Lecco per il meratese. ''La possibile vendita ci è stata motivata con la necessità di soddisfare il gruppo di creditori, composto da banche e una società finanziaria, della Calvi Holding, che negli ultimi anni ha appunto accresciuto una certa situazione debitoria che ora intende risolvere con la vendita di una parte della società e in particolare la divisione metallurgica, di cui fa parte Calvi S.p.A. Questa, infatti, risulta una delle realtà più in salute del gruppo e perciò più appetibile sul mercato. E' dunque vero che l'azienda di Merate fa parte di un gruppo indebitato, ma lo è anche il fatto che negli ultimi anni è andata particolarmente bene e ha prodotto utili. La sua possibile vendita ad una realtà estera fa sorgere incertezze rispetto a quali potranno essere in futuro le scelte operative della nuova proprietà. Non sappiamo nulla rispetto agli impegni che verranno presi. La nostra esperienza ci dice che in certi casi la vendita a gruppi stranieri certe volte porta valore, se vengono fatti investimenti adeguati in continuità con il passato e se viene salvaguardata l'occupazione. In altri casi però il personale viene ridotto e avviene un vero e proprio smantellamento. Questo è ciò che non vogliamo. Durante il nostro incontro l'amministratore delegato, di fronte alle preoccupazioni, ha semplicemente preso atto di quanto espresso dalle organizzazioni sindacali e dalle rsu, spiegando che sarà uno degli argomenti trattati con il teorico acquirente. Ci auguriamo, infine, che questa preoccupazione sia condivisa anche con gli enti locali. E' importante che chi amministra i Comuni si renda conto che a certe condizioni un eventuale passaggio di proprietà può impoverire la produttività del territorio''.
''Vogliamo capire nel futuro immediato cosa succederà'' ha aggiunto Lorena Silvani, referente meratese della FIM Cisl di Lecco. ''Noi non sappiamo se nel 2021 ci sarà qualcun altro a gestire l'azienda. Ciò sta portando molte preoccupazioni nei dipendenti, che conoscono da anni la situazione. Ci sono troppi punti in sospeso e i vertici si stanno trincerando dietro alla questione della privacy, per cui molte informazioni non si possono avere. E' normale che sorgano dubbi. Non vorremmo ritrovarci nel giro di pochi giorni con la vendita, senza aver capito che cosa succederà. Abbiamo chiesto il piano industriale e la certezza che questi lavoratori, con le loro famiglie, manterranno il posto di lavoro a Merate. Ci sono state dare risposte troppo vaghe e dunque lo stato di agitazione rimarrà finchè non avremo dati certi e rassicuranti e al più presto''.
A.S.
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