Calco: il CAI incontra Delnevo, l'alpinista paraplegica che ha 'dominato' l'El Capitan

Eleonora Delnevo durante la scalata al El Capitan, in California

Duemilatrecentosette metri conquistati trazione dopo trazione, con la sola forza delle braccia. Un ''tutto è possibile'' scolpito nei segni dei ferri lasciati nel granito del monte californiano El Capitan. Niente retorica. Un'impresa semplicemente storica che l'alpinista paraplegica Eleonora Delnevo, originaria di Arcene, in provincia di Bergamo, ha ripercorso venerdì sera durante l'incontro a lei dedicato dal Cai di Calco. Dalle sue parole, la prima conclusione che il pubblico presente ha potuto trarre è questa: l'alpinismo di Lola, soprannome con cui è più conosciuta, non è una questione personale, del singolo scalatore, ma l'avventura di un collettivo.

Lo era prima dell'incidente, avvenuto nel 2015 mentre saliva una cascata di ghiaccio in Trentino, e lo è stato a maggior ragione nel 2018 quando con tre amici ha ripetuto la via Zodiac su El Capitan, nella Yosemite Valley, riuscendo dove qualche anno prima a causa delle condizioni climatiche non era riuscita, pur potendo contare anche sulle gambe.






''Tornare in parete per me è stato soprattutto recuperare quei momenti in cui ti godi la montagna con le persone con le quali stai scalando. Farlo solo per completare la via, riuscire a salire in vetta, non è mai stato nel mio stile'' ha raccontato. E i suoi compagni di viaggio nella salita al monte californiano, in effetti, hanno avuto grande rilevanza nel suo racconto. Mauro Gibellini e Diego Pezzoli soprattutto, ai quali poi si è aggiunto anche l'esperto alpinista Antonio Pozzi, sono coloro senza i quali la salita di Lola in cima ad El Capitan sarebbe stata pressoché impossibile. ''La mia forza sono stati loro, già nei giorni successivi all'incidente'' ha spiegato Delnevo. ''A dire il vero, se ho potuto tornare sulla via Zodiac e completarla è stata proprio grazie alle persone che non mi hanno lasciata mai sola da quell'avvenimento. Persone che neppure avrei immaginato che sarebbero state così sensibili. Tutti i miei amici alpinisti, italiani e francesi, hanno organizzato un crowdfunding per me, chiamato 'Lola back to the top'.

Altre amiche hanno venduto magliette per raccogliere fondi e sono state organizzate serate affinché io potessi tornare a scalare''. Il racconto di quei tre giorni all'avventura negli Usa, un'avventura ancora più estrema di quanto già non lo sia di per sé l'alpinismo, è stato affidato ad un video proiettato nel corso della serata dove come prima cosa traspare l'unità del gruppo. Gibe, Diego e Antonio hanno tenuto compagnia e supportato Lola durante una scalata insolita, effettuata attraverso un manubrio munito di autobloccante. Un meccanismo pensato affinchè la parte bassa del suo corpo non sbattesse continuamente contro la parete della roccia. I quattro alpinisti hanno impiegato tre giorni a raggiungere la cima, quando una salita ''normale'', fatta in tutta calma, può durare anche cinque giorni. ''Siamo partiti di sabato con l'obiettivo di finirla con calma, anche in cinque giorni.

Delnevo con gli alpinisti Mauro Gibellini, Diego Pezzoli e Antonio Pozzi che hanno scalato con lei il famoso monte californiano

Arrivato il lunedì sono tornata a vivere quell'adrenalina che mette il rischio maltempo. Così abbiamo dovuto affrettarci, finendo la via in tre giorni''. Nel video mostrato i compagni di avventura raccontano di aver temuto per la riuscita della scalata perchè ad un certo punto la squadra di soccorso con cui si erano accordati per essere recuperati in cima aveva dovuto intervenire su altri incidenti, compromettendo così i piani dei quattro italiani. Tutto è poi andato per il meglio, e la loro impresa è così potuta entrare di diritto nella storia dell'alpinismo italiano e non solo.
A.S.

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