Retesalute e ospedale Mandic: due grandi questioni sulle quali riaccendere i riflettori

Prima l’emergenza Covid, poi le vacanze (brevissime) infine la campagna elettorale, ridotta ma entusiasmante soprattutto a La Valletta Brianza e Lecco.

Così da mesi ci siamo dimenticati di due grandi questioni di portata sovracomunale: l’ospedale San Leopoldo Mandic e Retesalute.

Partiamo da quest’ultima azienda le cui vicende hanno riempito le cronache dall’inverno fino a primavera inoltrata. Come si ricorderà il nuovo Consiglio di Amministrazione guidato dall’avvocata Alessandra Colombo, qualche mese dopo l’insediamento innescò il detonatore della bomba che ancora oggi rischia di far saltare in aria l’azienda speciale pubblica che si occupa di servizi alla persona, denunciando un buco di oltre 4 milioni. In pratica i bilanci dal 2015 al 2018 non sarebbero veritieri per quanto approvati dall’Ambito, dalla Provincia, dai Revisori contabili, dai Consigli di Amministrazione e, soprattutto, da ciascun socio-comune dell’azienda. Dopo una serie di sedute inconcludenti tra i fautori della liquidazione amministrativa, coatta o meno, guidati dal sindaco di Sirtori Davide Maggioni – l’unico che ha deliberato il non versamento dell’ultima tranche dell’aumento di capitale e l’esposto alla Procura della Repubblica – e i sostenitori della continuità, sia pure nel rigore del ricontrollo dei numeri e del pagamento dei debiti, con capofila il sindaco Filippo Galbiati di Casatenovo, è stato dato l’incarico a una società di revisione di riaprire l’intero bilancio 2018 e effettuare controlli a campione sui precedenti. Se quattro bilanci risultassero in modo certo e incontestabile, in perdita, come sembra sostenere il Sindaco di Merate (in base a cosa non è chiaro) allora scatta la liquidazione coatta amministrativa. La società di revisione incaricata depositerà gli atti entro fine ottobre. Nel frattempo le tifoserie sono condizionate dai segretari comunali – giusto per dire come la politica conti sempre meno – soprattutto quelli di Casatenovo, Merate e Sirtori che spingono per la liquidazione. Una mossa che lascerebbe un segno indelebile nei servizi alla persona in un momento dove povertà, fragilità e disagio sociale sono in fortissima tensione. Il CdA invece propende per la continuità interpretando in tal senso un parere della Corte dei Conti. Non resta che attendere la fine del mese, con la speranza che la politica resista all’assalto di alcuni segretari comunali, lunedì scorso apparsi molto determinati verso la messa in liquidazione dell’ASP.

E parliamo ora di ospedale. Il Mandic è “covid free”, cioè il paziente che risulta positivo al coronavirus, qualsiasi patologia abbia viene dirottato immediatamente al Manzoni di Lecco. Un bene? Un male? Le risposte non sono per nulla univoche. Tuttavia resta un dato di progressiva povertà del presidio che, soprattutto nell’ambito chirurgico, denuncia difficoltà nel confermare i numeri del passato. In forte ripresa invece Endoscopia digestiva cui dedicheremo un capitolo a parte. Tra le diverse questioni aperte c’è il rinnovo dell’incarico di primario per altri cinque anni a Gregorio Del Boca. L’assurda procedura prevede l’acquisizione preventiva di un parere tecnico sulle capacità del primario; parere che dovrà essere espresso dal capodipartimento materno-infantile Roberto Bellù, dal primario di Lecco Antonio Pellegrino e dal direttore sanitario di presidio Valentina Bettamio. Almeno due le contraddizioni evidenti: la prima è che un pari grado come Pellegrino debba esprimere un parere su un collega in aggiunta a quello della Bettamio, specializzata in Igiene e medicina preventiva, la quale, peraltro, nella funzione di direttore sanitario di presidio è riuscita a far rimpiangere Gedeone Baraldo e financo Patrizia Monti.  La seconda è ancora più eclatante, possiamo aver mantenuto in servizio un primario non all’altezza del compito per ben cinque anni? Davvero assurdo.

Diciamo semmai che l’aria che tira da Lecco è sempre venata di ostilità nei confronti del reparto meratese, più spesso presente nei convegni internazionali e l’eredità di Rinaldo Zanini non vorremmo fosse stata fatta propria da Roberto Bellù. Non dimentichiamo la durissima sanzione – tre mesi di sospensione – irrogata a Del Boca per avere aperto la sala operatoria il sabato al solo scopo di smaltire le code a tutto vantaggio delle pazienti e del presidio stesso. Sanzione contro cui il primario ha fatto ricorso, pienamente accolto dal giudice del lavoro. L’occasione, tuttavia, è stata opportuna per misurare la “popolarità” del Primario e del reparto nel suo insieme: oltre 500 lettere di solidarietà in due settimane pervenute al nostro gazebo telematico. Di quell’esperienza c’è da sperare che chi di dovere ne abbia fatto tesoro.

Comunque sia siamo certi che la Direzione strategica, ed in particolare la direzione sanitaria aziendale agirà nel modo giusto e opportuno. Per tutti.  Confermando l’elevata professionalità e dedizione al lavoro del primario meratese, la cui permanenza al Mandic è essenziale per la tenuta del reparto.
Claudio Brambilla
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