Mandic: la caposala Giuditta Pacchiarini in pensione. ''La manovalanza ha salvato l'ospedale durante il periodo del covid''

Giuditta Pacchiarini
Ha iniziato in ortopedia e ha concluso la sua carriera lavorativa nel medesimo reparto, questa volta da caposala.
Giuditta Pacchiarini da qualche giorno è in pensione. Un cambio totale di abitudini, orari, frequentazioni e se colleghi e professione in sé già le mancano, non così però le "sovrastrutture aziendali" con le quali negli ultimi anni si è dovuta confrontare e soprattutto scontrare.
Tanto che non ha mezzi termini nel definire catastrofica la situazione in cui versa l'ospedale, in una "penosa discesa" che non ha precedenti.
Il suo arrivo al Mandic risale al 1977 con la scuola infermieri che a quei tempi era proprio in ospedale. Diplomata nel 1980 ha avuto come prima destinazione l'ortopedia e successivamente la dialisi. Dopo aver partecipato al corso per caposala è tornata in ortopedia, per poi passare all'otorino che, nel 2005, è stato accorpato all'ortopedia dove è rimasta fino appunto alla pensione
"In tutti questi anni l'ospedale è cambiato in peggio ma non per il personale, la bassa manovalanza come qualcuno l'ha definita, quanto per come è stata gestita dalle varie file di comando e non parlo della direzione strategica che è solo di passaggio, quanto di coloro che occupano posizioni da cui poi partono decisioni, spesso illogiche e spesso anche mortificanti per il lavoratore. Meri atteggiamenti dispotici finalizzati solo a mettere in difficoltà le persone". Ai colleghi, infatti, Giuditta Pacchiarini non può che dire grazie per il lavoro svolto in questi anni e per come lo hanno fatto. "Ha avuto la fortuna di avere a che fare con persone splendide, che non si sono mai tirate indietro. È grazie a loro se durante il covid il sistema non è imploso e se ai cittadini si è riusciti comunque a garantire il servizio".
Pur in pensione, il legame con il Mandic sarà difficile, praticamente impossibile, da spezzare perchè fatto di persone, volti, ideali perseguiti in tutti questi anni. E, ne siamo certi, in qualche modo tornerà ad occupare un posto nelle sue giornate.
S.V.
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