Mandic: sei condanne e tre assoluzioni al processo per le presunte tangenti nei lavori

Si è chiuso con sei condanne e tre assoluzioni il procedimento a carico di altrettanti soggetti coinvolti a vario titolo nei lavori di ristrutturazione dell'ospedale San Leopoldo Mandic di Merate.
Nel pomeriggio di lunedì 28 settembre il collegio giudicante composto dal presidente Enrico Manzi, a latere i giudici Maria Chiara Arrighi e Martina Beggio, ha messo la parola fine sulla vicenda risalente al 2011 e che aveva come oggetto le presunte "tangenti" corrisposte per l'ammodernamento degli spazi destinati ad ospitare i reparti di Psichiatria, Dialisi e Pneumologia nonché al rifacimento di parte del tetto del padiglione Rusca-Terzaghi.
La pubblica accusa aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati, linea solo in parte sposata dal collegio giudicante.
Michele Rigat all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio tecnico dell'Azienda Ospedaliera è stato condannato a 6 anni e 3 mesi di reclusione mentre 4 anni e 8 mesi sono stati inflitti all'imprenditore Giovanni Castelli Di Sannazzaro e al suo collaboratore Patrizio Zoaldi. Ferma 4 anni la condanna per il capocantiere Marco Fascendini.
Mauro Meraviglia e Claudio Redaelli (il cui capo di imputazione è stato riqualificato in astensione agli incanti) sono stati condannati rispettivamente il primo a 1 anno e il secondo 4 mesi di reclusione, mentre Maurizio Quadrio, la segretaria Maria Lia Gusmeroli e Gianguido Marzioli sono stati completamente assolti dal collegio.
La società Castelli Spa - per cui il pubblico ministero aveva richiesto una sanzione pecuniaria di 64.500 euro - è stata condannata al versamento di una multa pari a 90 mila euro, oltre alle pene accessorie della sospensione a contrattare con la pubblica amministrazione e la revoca delle licenze.
L'ASST di Lecco, costituitasi parte civile e rappresentata dall'avvocato Patrizia Guglielmana, otterrà come da dispositivo un risarcimento del danno che ammonta a 10 mila euro da parte di Rigat.

Come si ricorderà Michele Rigat, Giovanni Castelli Di Sannazzaro, Patrizio Zoaldi, Maria Lia Gusmeroli e Marco Fascendini erano chiamati a rispondere di corruzione mentre gli imprenditori Maurizio Quadrio, Gianguido Marzoli, Claudio Redaelli e Mauro Meraviglia di turbativa d'asta, per la seconda parte della vicenda ovvero una "garetta" per ulteriori lavori secondo la pubblica accusa "pilotata".

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