Treno deragliato: danni per ca. 7 milioni di €. Aperte due inchieste dalla Procura di Monza
Due caffè, un panino… e un conto da sette milioni di euro. A tanto ammonterebbero i danni causati dalla sciagura ferroviaria provocata dal treno “fantasma”. Tutto ha avuto inizio poco più di un mese fa alla stazione di Paderno-Robbiate e si è concluso, fortunatamente senza vittime, con il deragliamento “indotto” del convoglio una volta giunto in stazione a Carnate.
Come andò a finire ormai è cosa nota. Fallito il tentativo di raggiungere a piedi il treno in fuga da parte dei due ferrovieri - avvertiti mentre erano al bar dagli addetti della stazione che il treno era ripartito da solo - il convoglio era stato indirizzato su un binario morto a Carnate dove, lanciato a oltre settanta chilometri l'ora, era deragliato dopo aver abbattuto le barriere di fine corsa e la recinzione di un condominio concludendo la sua corsa nel giardino del palazzo affacciato sulla linea ferroviaria. Un vero e proprio disastro.
Sul fronte giudiziario invece, sembrano ormai non esserci più dubbi sulle responsabilità del macchinista e del capotreno. Al punto che la Procura di Monza a conclusione della prima parte dell’inchiesta sull’incidente, ha notificato ai due ferrovieri un avviso di garanzia.
Secondo quanto avrebbero appurato le indagini non sarebbe stato inserito il freno e, complice la pendenza, il treno aveva così ripreso la via verso Milano… Una corsa in solitaria che si era conclusa solo dieci chilometri dopo con il deragliamento. I due dipendenti Trenord sono ora indagati dalla Procura di Monza per disastro ferroviario colposo. Una cosa sembra però certa: quella mattina i freni non erano stati inseriti, contrariamente a quanto prevede la procedura di “parcheggio” del treno quando è in attesa di ripartire per una nuova corsa: il macchinista deve inserire i freni altrimenti non può lasciare il mezzo. Questo sarebbe emerso dall'esame dalle “scatole nere” del treno 10776.
Ora però ha preso il via un'altra inchiesta, con la nomina di due periti da parte sempre della Procura di Monza, che dovrà accertare come sia stato possibile che il treno si sia messo in movimento autonomamente, pur non essendo frenato. Senza trascurare il fatto che se fosse ripartito in direzione opposta, e cioè verso Bergamo, sarebbe finito sul ponte di Paderno, dove erano al lavoro gli operai impegnati nella ristrutturazione del manufatto.
Oltre al mancato inserimento dei freni ci sono state altre circostanze o problemi tecnici che hanno concorso alla messa in movimento del convoglio? La risposta a questa domanda e agli altri quesiti posti dalla Procura saranno fornite dai due consulenti, attraverso l'esame del locomotore e degli impianti della linea interessata dall'incidente.
Era il 19 agosto quando il treno 10776 giunto poco prima da Milano al capolinea di Paderno, dovuto alla chiusura del ponte San Michele per lavori, ha ripreso la via del ritorno senza attendere l'orario stabilito ma soprattutto senza che a bordo vi fossero macchinista e capotreno.
Preso atto che miracolosamente non c’erano vittime ma solo un passeggero contuso che si era addormentato sull'ultima carrozza, non era rimasto altro da fare che ripristinare la linea e iniziare la conta dei danni. Danni materiali e strutturali che si aggiungono anche quelli per i disagi patiti dai passeggeri (già provati per i frequenti ritardi e soppressioni delle corse) e dall'istituzione di un servizio sostitutivo di navette.
A finire fuori dai binari a Carnate è stato un locomotore E464, in servizio ormai da vent’anni. Anche le carrozze non erano più recenti e quindi si tratterebbe di materiale già ammortizzato, anche se acquistare oggi un locomotore più o meno dello stesso modello costa una cifra che si aggira attorno ai 2 milioni e mezzo. Il costo per l'acquisto di una carrozza è stimabile in una cifra di poco superiore al milione di euro: visto che nel deragliamento ne sono andate distrutte tre, il conto è presto fatto. A tutto ciò vanno aggiunti i costi per il ripristino dei binari divelti, gli interventi di riparazione della stazione e la rimozione del locomotore e delle carrozze. Insomma, milione più milione meno, il saldo dovrebbe aggirarsi attorno ai 7 milioni e comunque non superare i 10. Niente male per due caffè e un panino.
Secondo quanto avrebbero appurato le indagini non sarebbe stato inserito il freno e, complice la pendenza, il treno aveva così ripreso la via verso Milano… Una corsa in solitaria che si era conclusa solo dieci chilometri dopo con il deragliamento. I due dipendenti Trenord sono ora indagati dalla Procura di Monza per disastro ferroviario colposo. Una cosa sembra però certa: quella mattina i freni non erano stati inseriti, contrariamente a quanto prevede la procedura di “parcheggio” del treno quando è in attesa di ripartire per una nuova corsa: il macchinista deve inserire i freni altrimenti non può lasciare il mezzo. Questo sarebbe emerso dall'esame dalle “scatole nere” del treno 10776.
Ora però ha preso il via un'altra inchiesta, con la nomina di due periti da parte sempre della Procura di Monza, che dovrà accertare come sia stato possibile che il treno si sia messo in movimento autonomamente, pur non essendo frenato. Senza trascurare il fatto che se fosse ripartito in direzione opposta, e cioè verso Bergamo, sarebbe finito sul ponte di Paderno, dove erano al lavoro gli operai impegnati nella ristrutturazione del manufatto.
Oltre al mancato inserimento dei freni ci sono state altre circostanze o problemi tecnici che hanno concorso alla messa in movimento del convoglio? La risposta a questa domanda e agli altri quesiti posti dalla Procura saranno fornite dai due consulenti, attraverso l'esame del locomotore e degli impianti della linea interessata dall'incidente.
A. Bai.