La Semina: incontro online con Ripamonti autore del libro ''Storia dei Ragni di Lecco''

“Per chi frequenta le nostre montagne, ovvero le montagne lecchesi, i Ragni sono un incontro molto facile da fare. In Grigna, Resegone e Grignetta spesso e volentieri si incontrano quei personaggi che poi sono quelli che hanno fatto tante pagine della storia dell’alpinismo. Questo per un motivo molto semplice ma che comunque rappresenta una delle caratteristiche che hanno fatto la storia dei Ragni, cioè che è una storia in qualche modo di alpinisti della domenica”. È con queste parole che Serafino Ripamonti apre “Storia dei Ragni di Lecco”, il terzo appuntamento all’interno del ciclo di webinar “Montagne da sognare” organizzato dall’associazione culturale meratese La Semina in collaborazione con il Comune di Valmadrera.

Serafino Ripamonti

Serafino Ripamonti, relatore della conferenza, è dal 2001 membro del gruppo Ragni della Grignetta. Meratese di nascita, lavora da oltre venti anni nel campo del giornalismo degli sport di montagna e del turismo outdoor e ha recentemente pubblicato il libro “I Ragni di Lecco” (Rizzoli, 2020). Il volume ripercorre la storia dell’omonimo gruppo di scalatori, uno dei più antichi e prestigiosi nel panorama alpinistico italiano. Ripamonti ha definito la storia dei Ragni come una storia a tratti mitica, ma anche “molto quotidiana”. Questo perché i Ragni sono innanzitutto un capitolo di quella che si può definire come la frequentazione popolare della montagna, che vede l’alpinismo come un’attività dilettantistica del dopo lavoro. Questo tipo di escursionismo affonda le radici in un periodo ben precedente alla nascita dei Ragni, ovvero la fine dell’Ottocento, quando per la prima volta nella storia alle classi popolari è concesso di avere del tempo libero. Ed è così che è nata in loro la necessità di trovare delle attività con cui riempirlo e, per molti operai lecchesi e brianzoli, la montagna è diventata la risposta a questa esigenza, un hobby economico che non costa niente se non un po’ di fatica. All’interno di questa dinamica nel 1946 sono nati i Ragni della Grignetta che, spinti dal desiderio di festeggiare la libertà ritrovata dopo gli anni del conflitto bellico e di riappropriarsi di quella gioventù che era stata loro negata, sono tornati a ripercorrere i passi dei loro padri: i grandi alpinisti degli anni ‘30. La ragione per cui si sono associati in un gruppo organizzato è da rintracciare proprio nel fatto che i Ragni sono nati dalle classi popolari: solo unendo le loro forze potevano acquistare l’attrezzatura necessaria per andare a scalare, che veniva condivisa tra i membri del gruppo. Molto indicativo in questo senso è il primo nome che i Ragni si sono dati: i “Sempre al Verde”. Da queste premesse si evincono anche i valori che hanno portato alla nascita dei Ragni e che, come testimonia Ripamonti, li hanno accompagnati fino a oggi: l’amicizia, la solidarietà, la condivisione e l’importanza di mettere il bene e il risultato comune al di sopra delle ambizioni dei singoli.
E così, da scalatori pressoché improvvisati, nel giro di pochi anni i Ragni sono diventati alpinisti provetti in grado di confrontarsi con alcune delle salite più impegnative dell’arco alpino (e non solo), spinti da un incommensurabile amore per la montagna e aiutati nelle loro imprese da un’intelligenza estremamente pratica. Come il giornalista ha sottolineato più volte nel corso dell’intervento, un grande pregio dei Ragni lecchesi è stata infatti la loro capacità di utilizzare al meglio le risorse disponibili. Ed è così che nei loro primi anni di vita hanno sfruttato le fabbriche in cui lavorano per costruire l’attrezzatura necessaria per scalare, hanno affidato a coloro che sapevano esprimersi in italiano corretto il compito di inviare lettere e sbrigare la burocrazia e hanno poi sfruttato i loro contatti all’estero per organizzare spedizioni in Europa e al di fuori di essa.

Stefano Covino

A proposito di queste ultime, Serafino Ripamonti ha ripercorso alcune delle imprese più memorabili nella storia dei Ragni, tra cui la prima spedizione sul Monte Sarmiento nell’estremo Sud del continente americano (1956), la salita al Cerro Torre (1974) e la prima scalata del versante sud al Mount Mc Kinley (1961), ora ribattezzato Denali, che era stata tentata invano da decine di alpinisti e che è stata addirittura applaudita dal Presidente John Fitzgerald Kennedy. Inoltre, sono stati ricordati alcuni tra gli scalatori più illustri che hanno portato il maglione rosso, tra cui Riccardo Cassin, Carlo Mauri, Romano Perego, Casimiro Ferrari, ed Emilio Ratti, che definisce “talenti da fabbrica, personaggi dove il talento naturale, le qualità fisiche ed atletiche che sono state forgiate dalla fabbrica si sposano anche a un carattere, un’intelligenza, una volontà al di fuori del normale.”
Continuando l’excursus storico, Ripamonti si è soffermato sui cambiamenti avvenuti nel corso dei decenni, che hanno portato a un’evoluzione del legame fra Lecco, la sua anima produttiva e l’alpinismo, che è sempre stato un grande motivo di orgoglio per la città e che ha giocato un ruolo molto importante nella definizione della sua identità. Quando poi negli anni 70 la società operaia si è trasformata in società “terzializzata”, anche il modo di fare alpinismo è mutato, in quanto i mezzi di informazione sono cambiati e i giovani sono stati sottoposti a nuovi stimoli. Ecco quindi che i Ragni si sono dovuti confrontare con queste novità e nonostante le difficoltà “alla fine sono riusciti a superare il gap della rivoluzione sociale che si stava vivendo ed era nuovamente in azione e stava portando nuova linfa all’alpinismo del gruppo”, usando le parole del relatore. Riguardo ai Ragni odierni, Ripamonti afferma che “l’alpinismo dei gruppi di oggi non può più essere quello che era negli anni 70. Eppure i Ragni continuano a fare un alpinismo di gruppo basato sul volontariato, sulla collaborazione spontanea dei membri del gruppo dove chi ha 20 anni dà il suo contributo andando in montagna, facendo delle belle salite, chi ne ha un po’ di più dà il proprio contributo mettendosi a disposizione per far andare i ragazzi in montagna. Tutto questo secondo me è tenuto assieme dal filo rosso della passione per la montagna che è qualcosa che non tramonta mai.”
Ciò che ha ispirato Serafino Ripamonti a raccontare la storia dei Ragni lecchesi è il fatto che si tratta di una storia che inizia “nel momento più terribile della storia contemporanea italiana, in un paese che è completamente distrutto materialmente e moralmente e seguire la vicenda di questi ragazzi che attraverso l’alpinismo, con uno spirito di impresa lecchese molto pragmatico rendono questa esperienza qualcosa che in qualche modo rende la loro vita più bella, più affascinante, più piena. Gli dà la possibilità di andare al di fuori di quelli che erano i limiti che la loro condizione sociale gli imponeva, li porta assolutamente oltre a tutti i loro orizzonti, i loro sogni più audaci non arrivavano dove forse poi l’alpinismo li ha portati. Con l’alpinismo si fanno anche in tanti casi una professionalità e una formazione umana che poi li accompagna per tutta la vita, ben oltre la fine della loro carriera di alpinisti.” Secondo Ripamonti questo è un segno di speranza che vale oggi più che mai, soprattutto per le nuove generazioni: “Adesso che tutto sembra così difficile, complicato, privo di vie d’uscita, a volte quelle vie d’uscita che gli altri non vedono ma tu le vedi, tu le sogni, se ci metti un po’ di quella capacità d’impresa lecchese, li puoi trasformare e poi puoi tirare giù i sogni dal cielo e portarli nella pragmaticità”. Il relatore conclude l’intervento con l’augurio che questi spunti possano rivelarsi utili, e che perciò vengano ricordati e custoditi come una grande eredità.
Il webinar è stato moderato dal Presidente della Semina Stefano Covino ed è trasmesso sulla piattaforma Zoom e in diretta Facebook. Il video è disponibile sul canale YouTube dell’associazione https://www.youtube.com/channel/UCj0Hp6KG9k7glqlAp8cHxFw. Il quarto e ultimo incontro di “Montagne da sognare” si terrà venerdì 9 ottobre con Gianmaria Mandelli che presenterà “Montagne e genti di Valmadrera”. Come di consueto, l’appuntamento è alle ore 18 all’indirizzo https://us02web.zoom.us/j/7945306932.
Ar.S.

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