Sartirana, l'idrobiologo Alberto Negri: mancanza di ossigeno e concentrazione di ammoniaca e azoto nitroso. Una centralina funzionante e aggiornata avrebbe avvertito sul rischio elevato


Mario Bandera con l'idrobiologo Alberto Negri

La principale causa di morìa è sicuramente l'ossigeno che, tuttavia, potrebbe essere combinata ad altri fattori come la concentrazione di ammoniaca e di azoto nitroso. Un mix letale per il lago di Sartirana, da ieri in agonia con migliaia di pesci morti raccolti sulle sponde da pescatori che, instancabilmente, stanno recuperando le carcasse dall'acqua immobile e torbida, accumulandole sulla riva. Un'aria divenuta irrespirabile, con problemi anche igienico-sanitari che ha portato solo oggi a chiudere la riserva lago al passaggio delle persone, lasciando all'interno gli addetti ai lavori.








Puntuale questa mattina alle ore 9.30 l'idrobiologo Alberto Negri ha raggiunto la frazione meratese e qui, dopo un primo sopralluogo via terra per constatare lo stato dei pesci morti e l'accumulo lungo le sponde, è salito sulla barca della Fipsas accompagnato dal vice presidente Mario Bandera. Dotato di una sonda e di contenitori per i prelievi di acqua e fango, l'esperto ha effettuato più monitoraggi, stando sia nei pressi della riva e del canneto sia al centro del lago.


In tutti i casi l'ossigenazione è risultata sotto la soglia di 2 mg su litro, un livello di rischio elevato senza considerare che il campionamento è stato fatto verso le 11, orario già più blando poiché è tra la notte e le prime luci dell'alba che l'ossigenazione cala drasticamente, e che fa ritenere come alle 6 la situazione sia stata ancora più critica.




La presenza di una centralina aggiornata e adeguata, ha spiegato l'idrobiologo, avrebbe potuto certamente aiutare a comprendere come si fosse ormai entrati per il lago nella fase più critica, si potrebbe forse dire “terminale”, consentendo così di intervenire con soluzioni tampone. Come quella appunto adottata stamattina di posizionare delle motopompe per far ricircolare l'acqua e ossigenarla.

Il presidente dei pescatori Giorgio Fumagalli, il consigliere Fabio Tamandi,
il capogruppo Paolo Centemero e il consigliere di Cambia Merate Roberto Perego

“Si potrebbero creare delle isole di sopravvivenza movimentando l'ossigeno dell'acqua pescata dal lago. In questo modo ci sarebbero delle zone dove i pesci troverebbero riparo e avrebbero speranza di sopravvivere”.



Il peggio, ha detto, è passato ma chiaramente, ci chiediamo noi, resta da capire se questo “peggio” poteva essere evitato e se si è ormai arrivati alla fase terminale del lago o se si possa ancora salvare qualcosa. Almeno questo è quello che sperano i pescatori che da ieri, senza sosta, vanno avanti e indietro per la riva trascinando retini colmi di pesci morti, depositandoli poi nei bidoni ritirati da Silea.
S.V.
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