Qualcosa matura nelle viscere di questa terra ma la politica è sorda. Invece di affrontare l’ignoto ha la tendenza a ritornare al prima

Il dottor Enrico Magni
E' prematuro rappresentarsi il futuro prossimo che è alle porte a settembre con la chiusura della bella stagione, con l'apertura delle scuole, con le varie elezioni amministrative comunali, regionali e il referendum parlamentare.
E' prematuro guardare fuori dall'ambito territoriale per vedere quello che succederà sul pianeta immerso e sommerso dal dilagarsi del covid19.
E' prematuro a livello personale permettersi di fare un pensiero che vada oltre la dimensione del presente prossimo: questo riduce lo sguardo della prospettiva. Bisogna pensare un futuro racchiuso dentro ad un tempo in divenire sempre prossimo ma mai lontano.
E' prematuro o impossibile costruire scenari a lunga scadenza. Il covid19, nell'arco di una decina di giorni, ha modificato i comportamenti sociali, economici, tecnici. Nessuno, nemmeno il medium più dotato, l'economista più avanguardista, il biologo più estremo e il filoso più futurista è stato in grado di dire in anteprima la cattiva novella.
E' prematuro sapere quello che accadrà. E' indispensabile preparare e costruire pragmaticamente mappe cognitive, sociali, economiche e culturali in grado di affrontare ciò che avverrà con consapevolezza e acutezza.
Il covid19 ha reso evidente una serie di ritardi, di conservatorismi che coinvolgono tutti gli apparati; pensiamo allo scacco che ha dato alla scienza biologica, al metodo scientifico della ricerca, alla mancanza di investimenti tecnologici di confine. Per le case farmaceutiche è più conveniente investire per commercializzare una vitamina, un farmaco corrente piuttosto che su farmaci di confine, rari.
Come sempre, sul piano sociale i costi maggiori negativi di questo evento nefasto e mortifero, sono ricaduti e stanno ricadendo maggiormente sulle fasce sociali meno protette, più esposte, più povere, più emarginate: lo scarto sociale e la disuguaglianza non si misurano solo sul piano metrico-economico del PIL. E' un vecchio parametro che serve soltanto per rappresentare ciò che non c'è.
La politica è afona, sorda di fronte a questo rappresentato sociale. La risposta che sta dando è lontana da assumere in sé la problematica della globalità della questione. Superato l'impatto, il mese del dramma, la 'politica' ha cercato di proteggersi in una fantomatica nicchia di riserva. C'è un senso di smarrimento. Al posto di affrontare la dimensione dell'ignoto, c'è la tendenza a ritornare al prima, lavandosi la faccia con il sapone immune. Eppure, si sa, che nell'era della globalizzazione il colpo di farfalla a Pechino si sente battere sui soffici fiocchi di neve a Rovaniemi, nel paese di Babbo Natale. Per affrontare questa farfalla, o questo cigno nero, bisogna riorganizzare le mappe della ricerca, scardinare i sistemi di produzione materiale e non solo.
Siamo nell'epoca dell'immune-politica. L'immune ha colpito milioni di persone senza intaccare in profondità i paradigmi fondamentali della globalizzazione sociale.
Non si sente nell'aria, da parte di questa governance, mondiale, nazionale e locale uno sforzo titanico in grado di fronteggiare questa sfida della natura.
La natura organica e inorganica sta ricuperando terreno, si sta ribellando al dominio di Prometeo che ha deformato e sconvolto il sistema ecologico.
C'è la convinzione che tutto ritornerà come prima. Basta trovare il vaccino giusto.
E' ora di costruire piattaforme sociali e culturali per convivere con questo cambiamento che è in atto. Questo accadimento è soltanto il sintomo di un qualcosa che sta maturando nelle viscere di questo organismo Terra.
Dr.Enrico Magni, psicologo, psicoterapeuta, criminologo
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