ASST: nei 4 mesi ''caldi'' dell'emergenza accessi dimezzati ai pronto soccorso. I pazienti di oggi sono più compromessi

Da marzo a giugno 2020 gli accessi ai pronto soccorso rispetto all'anno precedente hanno subito una contrazione di oltre il 50%, in alcuni casi sfiorando anche il -70%. La ragione, come intuibile, è stata l'emergenza coronavirus che ha trasformato i reparti in aree di accoglienza dei casi giunti non solo dal territorio locale ma, come nel caso soprattutto di Merate, dalle province limitrofe falcidiate dall'epidemia, riducendo ai minimi termini gli accessi per i casi "ordinari", più o meno gravi.

Il primario di Merate dr. Giovanni Buonocore e il primario di Lecco dr. Luciano D'Angelo

La situazione tra i due presidi lecchesi, ma in generale in tutta la Lombardia, ha seguito il medesimo trend.

Ora usciti dalla fase acuta, i due reparti stanno tornando alla normalità pur restando sotto la media. Continuano ad essere ridotti gli accessi pediatrici e quelli ostetrico-ginecologici, mentre sono in incremento quelli generici.


Raffronto degli accessi di Pronto soccorso a Merate e Lecco nei mesi di marzo/aprile/maggio/giugno sul 2019 e sul 2020

Il paziente che accede al servizio è più grave e compromesso rispetto a quanto non si riscontrasse prima del covid. Tra le diverse ragioni ci potrebbe essere un senso di paura non ancora sopito che porta l'utenza a ritardare il più possibile l'ingresso in ospedale e solo in caso di grave necessità. L'ambiente non viene percepito più così "sicuro" e se si può...si gira alla larga.


I giorni caldi dell'emergenza con la fila di ambulanze ai pronto soccorso del Manzoni e del Mandic

C'è poi un diverso trattamento dopo la fase di triage. I parenti non possono più seguire il paziente una volta fatta l'accettazione, poiché viene isolato in modo che, indipendentemente dalla sua positività, non rappresenti un pericolo per il personale e gli altri degenti.

In percentuale sono aumentati dunque i codici gialli e quelli rossi con quadri clinici a volte davvero parecchio compromessi come i casi delle patologie dove il fattore tempo si rivela discriminante.


A seguito dell'emergenza, ora sul medio e lungo periodo si dovrà pensare a pronto soccorso con spazi più ampi per una differenziazione su due linee di basso e alto sospetto covid (l'ideale sarebbe anche con la linea di medio sospetto) con possibilità di isolamento, percorsi differenziati, personale addestrato al cambio di protezioni in base a dove si sta lavorando. Lecco ha già presentato un progetto in regione per l'ampliamento, compatibilmente con gli spazi, del reparto. Merate è già pronto a partire con l'intervento, pensato nei primi anni 2000 e ora rivisto dopo l'esperienza covid.

Per entrambe le realtà resta la criticità del personale sottodimensionato rispetto alle necessità e di non facile reperimento.

S.V.
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