Mandic: Filomena Russo, oss da trent'anni, lascia la corsia. ''Tornare in reparto era un incubo, il covid mi ha devastato''
Un incubo che incombeva ogni volta che, aperta la porta della corsia, si trovava davanti quel lungo corridoio: luminoso e asettico alla vista ma nel suo animo fonte di buio, angoscia e terrore.
E così a poche settimane dal rientro in servizio il suo fisico e la sua testa hanno detto basta e dopo trent'anni di servizio ha rassegnato le dimissioni. Oggi Filomena Russo, operatrice socio sanitaria di 54 anni sta cercando di ritrovare la serenità perduta e ciò che si sente ancora in grado di offrire come assistenza e aiuto, lo farà nel mondo del volontariato.
Quando il Covid ha investito il Mandic Filomena si trovava in servizio in day surgery il primo reparto che ha fatto da filtro con 9 posti letto. "Non pensavamo che fosse così grave, nessuno lo pensava. Ma poi le cose sono precipitate e sono andate male, malissimo. Ci siamo sentiti abbandonati, eravamo soldati che andavano in guerra senza armi all'altezza di quella battaglia. Era qualcosa più grande di tutti noi, che non potevamo gestire e contenere, meno ancora sconfiggere. Non eravamo in grado di portare avanti la situazione. Molte di noi entravano in reparto la mattina e non si sapeva quando e come sarebbe finita la giornata. Avevamo a che fare con persone sole, malate gravi, che non avevano altri riferimenti se non noi, tante sono morte. E' stato devastante".
Lo stress fisico e psicologico si è riversato su Filomena azzerando la sua forza e la sua volontà. "E' stato un incubo. Ho iniziato a stare male l'11 di marzo, sono andata a lavorare ancora qualche giorno e poi il 16 è arrivata la febbre. Sono risultata positiva e sono rimasta 2 mesi e mezzo a casa. E' stata dura. Isolata in una stanza con il bagno, non ho potuto vivere con i miei famigliari. La notte avevo le crisi respiratorie. Quando non riuscivo a fare respiri lunghi mi prendeva il terrore. I primi giorni ho avuto la paura di non farcela e di non risvegliarmi al mattino. La notte era terribile. Ma cercavo di tenermi tutto dentro per non spaventare mio marito e i miei figli. Vomitavo tutti i giorni".
Devastata nel fisico e nell'animo, Filomena dopo quattro tamponi è stata dichiarata guarita ma prima di rientrare ci ha messo ancora un po'. Solo che il ritorno al lavoro è stato diverso da come se lo aspettava perchè gli incubi del covid hanno iniziato a tormentarla fino a portarla alla decisione di dire basta. "Questo lavoro era la mia vita, me l'hanno fatto odiare dopo quello che è successo. Sono entrata in terapia con una psicologa come molte altre mie colleghe che sono andate anche in depressione. Pian piano questa professionista mi ha aiutato a vedere un po' di luce. Ci è mancato il sostegno, l'incoraggiamento da chi era sopra di noi e avrebbe dovuto tutelarci maggiormente. Io voglio ringraziare la RAD Cinzia D'Adda che è stata con noi tutto il tempo e le colleghe del day surgery nonchè la caposala Ivana Riva. Mi spiace lasciare loro ma per me entrare in corsia era come infilarsi in un cunicolo soffocante. E non ce la facevo più".
Ora dopo un periodo di vacanza e riposo Filomena è già pronta a rimboccarsi le maniche e quella sua dedizione e passione per il prossimo e per chi ha bisogno la incanalerà nel volontariato. Nella speranza di ritrovare quella serenità che il covid le ha rubato.
E così a poche settimane dal rientro in servizio il suo fisico e la sua testa hanno detto basta e dopo trent'anni di servizio ha rassegnato le dimissioni. Oggi Filomena Russo, operatrice socio sanitaria di 54 anni sta cercando di ritrovare la serenità perduta e ciò che si sente ancora in grado di offrire come assistenza e aiuto, lo farà nel mondo del volontariato.
Lei è una delle centinaia di operatori di ASST Lecco contagiata dal coronavirus mentre si trovava in servizio e che ha fatto due mesi e mezzo di malattia a casa e 4 tamponi prima di poter ricominciare a lavorare.
Filomena Russo seconda da destra
Quando il Covid ha investito il Mandic Filomena si trovava in servizio in day surgery il primo reparto che ha fatto da filtro con 9 posti letto. "Non pensavamo che fosse così grave, nessuno lo pensava. Ma poi le cose sono precipitate e sono andate male, malissimo. Ci siamo sentiti abbandonati, eravamo soldati che andavano in guerra senza armi all'altezza di quella battaglia. Era qualcosa più grande di tutti noi, che non potevamo gestire e contenere, meno ancora sconfiggere. Non eravamo in grado di portare avanti la situazione. Molte di noi entravano in reparto la mattina e non si sapeva quando e come sarebbe finita la giornata. Avevamo a che fare con persone sole, malate gravi, che non avevano altri riferimenti se non noi, tante sono morte. E' stato devastante".
Lo stress fisico e psicologico si è riversato su Filomena azzerando la sua forza e la sua volontà. "E' stato un incubo. Ho iniziato a stare male l'11 di marzo, sono andata a lavorare ancora qualche giorno e poi il 16 è arrivata la febbre. Sono risultata positiva e sono rimasta 2 mesi e mezzo a casa. E' stata dura. Isolata in una stanza con il bagno, non ho potuto vivere con i miei famigliari. La notte avevo le crisi respiratorie. Quando non riuscivo a fare respiri lunghi mi prendeva il terrore. I primi giorni ho avuto la paura di non farcela e di non risvegliarmi al mattino. La notte era terribile. Ma cercavo di tenermi tutto dentro per non spaventare mio marito e i miei figli. Vomitavo tutti i giorni".
Devastata nel fisico e nell'animo, Filomena dopo quattro tamponi è stata dichiarata guarita ma prima di rientrare ci ha messo ancora un po'. Solo che il ritorno al lavoro è stato diverso da come se lo aspettava perchè gli incubi del covid hanno iniziato a tormentarla fino a portarla alla decisione di dire basta. "Questo lavoro era la mia vita, me l'hanno fatto odiare dopo quello che è successo. Sono entrata in terapia con una psicologa come molte altre mie colleghe che sono andate anche in depressione. Pian piano questa professionista mi ha aiutato a vedere un po' di luce. Ci è mancato il sostegno, l'incoraggiamento da chi era sopra di noi e avrebbe dovuto tutelarci maggiormente. Io voglio ringraziare la RAD Cinzia D'Adda che è stata con noi tutto il tempo e le colleghe del day surgery nonchè la caposala Ivana Riva. Mi spiace lasciare loro ma per me entrare in corsia era come infilarsi in un cunicolo soffocante. E non ce la facevo più".
Ora dopo un periodo di vacanza e riposo Filomena è già pronta a rimboccarsi le maniche e quella sua dedizione e passione per il prossimo e per chi ha bisogno la incanalerà nel volontariato. Nella speranza di ritrovare quella serenità che il covid le ha rubato.
S.V.