Retesalute: essenziale produrre il budget 2020. Quanto a liquidare la società attenti al rischio poi di dover pagare i danni per maggiori costi

Diversamente dall’amico e collega Baiguini, noi riteniamo che l’ipotesi di liquidazione di Retesalute sia valida solo e soltanto se imposta dalla legge perché rilevati quattro esercizi su cinque in perdita e per riscontrato dolo nella gestione contabile. Oggi però nessuno dei due casi è provato. E spiace davvero leggere, senza un minimo di commento da parte del cronista, il sindaco di Merate Panzeri quando afferma che ci sono le prove che i bilanci precedenti sono stati manipolati. Ma queste sono tesi che possono essere sostenute al bar davanti a una birretta ma non davanti a un giudice delegato in sede di procedura concorsuale e, in ogni caso, dette tesi debbono essere accertate da un Tribunale della Repubblica. Attraverso perizie accurate e asseverate, redatte dopo una ricostruzione delle scritture contabili e previa verifica della loro corretta iscrizione nelle poste di stato patrimoniale e conto economico.
 


Massimo Panzeri

Peggio ancora l’affermazione successiva, cui presumibilmente il collega Baiguini fa riferimento, secondo cui la liquidazione è una soluzione semplice, immediata e percorribile. Si rende davvero conto il Sindaco di Merate di quanto afferma? Forse una smentita ci sta. Perché chiunque abbia un minimo di dimestichezza con questa materia sa che una liquidazione volontaria è tutto fuorché semplice, immediata e percorribile. Figuriamoci una liquidazione coatta. E in ogni caso – salvo che non sia inevitabile per legge – a che cosa serve? I debiti vanno comunque pagati, le ricostruzioni contabili vanno comunque effettuate, rifondare una nuova azienda ha costi stellari e nel mentre il personale migliore a furia di sentir parlare di liquidazione se ne va appena può e qualche comune socio affida ad altre cooperative i servizi prima conferiti a Retesalute.

E se alla prova dei fatti la liquidazione non si rivelasse obbligata qualcuno sarà pure chiamato a pagare i danni provocati dagli ingenti costi connessi sia all’operazione stessa sia a una possibile ricostituzione societaria.

E’ così difficile da capire che la soluzione liquidare non porta a nulla? Panzeri dice di giocare a carte scoperte ma alzi la mano chi in questi tre mesi l’ha sentito pronunciare una affermazione apodittica: si va avanti, oppure si liquida tutto e ognuno per sé. Il suo mantra è bisogna decidere. Giusto, ma lo faccia prima Merate però che è il comune capofila. Altrimenti è lui, non altri che gioca a nascondino.  Che intenda liquidare per cambiare gli assetti gestionali – cui il partito è tutt’altro che estraneo – appare evidente. Ma lo dica senza girarci troppo intorno. Naturalmente spiegherà le sue ragioni e si assumerà le sue responsabilità se alla fine della ricognizione della società di revisione cui l'assemblea di Retesalute affiderà l'incarico, riscontrerà che non esiste dolo e che la riapertura dei conti del 2018 con l’aggiustamento quindi dei conti di apertura del 2019 farà emergere una perdita su due anni con l’obiettivo del pareggio nel 2020.

E qui veniamo al cuore del problema: il cdA deve predisporre prima possibile il budget 2020. Solo così si rassicurano dipendenti, fornitori, soci, banche. E anche i segretari comunali che hanno bisogno di fiducia per esprimersi favorevolmente sulla prosecuzione dell’attività. Con l’onere, però, di approfondire in proprio la questione – come ha fatto la segretaria di Olgiate – non limitarsi a mutuare il parere di alcuni esperti. Poi toccherà anche all’Ambito fare la sua parte. E siamo certi che il presidente Galbiati la farà. L’approvazione del bilancio 2019 può slittare ma la presentazione del budget no, deve essere effettuata prima possibile per assicurare la continuità aziendale.



Filippo Galbiati

Peraltro il CdA ha predisposto una road map molto precisa che prevede appunto entro fine luglio la presentazione del budget e del programma triennnale. E, nel frattempo, ha recuperato risorse da clienti in ritardo con i pagamenti sistemando le partite più pericolose. Ad esempio quella aperta con Consolida. Il Consorzio di cooperative pare fosse arrivato a vantare un credito di 2 milioni senza però esercitare pressione sull’Azienda meratese. Oggi il credito verso Retesalute è di 500mila, e solo per prestazioni 2020, eppure pare abbia minacciato il decreto ingiuntivo su spinta, si dice, del Collegio Sindacale. La minaccia è stata sventata dal CdA con qualche appoggio di esponenti societari e ora l’Azienda Speciale Pubblica ha i mezzi per onorare puntualmente i propri impegni. A condizione, ovviamente, che i comuni soci facciano altrettanto pagando i servizi conferiti a Retesalute con la dovuta puntualità.

Alessandra Colombo, Marco Stocola e Patrizia Monti

Il quadro insomma è assai meno confuso di quanto si voglia far credere, da destra e da sinistra. Certo la strada è in salita e lo stesso CdA sta operando con tre consiglieri su cinque. Ma la volontà di andare avanti è forte e ferma.

Poi se la legge imporrà lo stop pazienza, almeno Colombo, Stocola e Monti, i tre componenti superstiti del CdA, potranno sempre dire di averci provato. Dopodiché ogni comune si organizzerà come meglio crede. Fare una Retesalute 2.0 con la stessa situazione odierna secondo noi ha poco senso. I fattori in campo sono comunque gli stessi. Ed anzi è probabile che la nuova società sarà costituita da un minor numero di comuni, quindi con minore massa critica, minori ricavi, minore capacità organizzativa e gestionale. Tanto vale, a quel punto, ricorrere alla lecchese “Impresa Sociale”, affidando al Consorzio Girasole l’erogazione dei servizi.

E non se ne parli più.
Claudio Brambilla
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