Retesalute: Assemblea dei Soci convocata per il 23 luglio con il budget 2020 e il ''triennale''. A settembre i definitivi ‘18/’19
Stefano Maffi
Pure rimasti in tre, dopo le dimissioni di Colleoni e Bianchini - quest'ultimo candidato al ruolo di direttore dell'azienda - i membri del Consiglio stanno definendo il budget 2020 e il piano triennale, documenti indispensabili per poter proseguire l'attività mantenendo in funzione tutti i servizi.
Da quel che si sa lo spazio di manovra - dopo una consistente riduzione dei debiti, soprattutto verso Consolida che qualche pressione l'aveva esercitata - è circoscritto al riequilibrio dei prezzi di vendita dei servizi rispetto al loro costo di produzione e al mantenimento del contributo in conto esercizio o di funzionamento nella misura di 3,75 euro per abitante nel 2020 e 3,50 euro per abitante nel 2021 e 2022. Cifre modeste rispetto a quelle applicate in altre parti della regione da società analoghe che potrebbero scendere ulteriormente.
Del resto sulla qualità dei servizi offerti da Retesalute nulla è mai stato messo in discussione. Il guaio è che probabilmente anche il prezzo di vendita ai comuni-soci è stato altrettanto "eccellente" e ciò ha consentito ai comuni stessi - in particolare durante la stretta del patto di stabilità - di ottenere servizi sociali a costi contenuti.
Alessandra Colombo
Ma tutto questo non sembra aver indirizzato la maggior parte dei sindaci verso la prosecuzione dell'attività. Merate è capofila dei liquidatori, spalleggiato, curiosamente, da Missaglia.
Quest'ultimo si rifà a pareri di non meglio precisati esperti contattati direttamente dal sindaco Bruno Crippa mentre, probabilmente, Massimo Augusto Panzeri è influenzato dalla dottoressa Vignola segretaria comunale.
Ecco, avevamo già avuto modo di scriverlo: ma sono davvero di così modesto spessore i nostri sindaci da farsi condizionare dai segretari comunali?
Il tema cavalcato per sostenere la tesi della liquidazione è la possibile esistenza di un dolo nella gestione contabile dal 2015 al 2019. Ma, posto che gli esperti hanno sinora parlato di "manipolazioni" che sono operazioni ben diverse dalle sottrazioni indebite, chi deve stabilire semmai l'esistenza del dolo? Un giudice penale presso un tribunale. Ragionevolmente il percorso processuale sarà lungo e l'esito finale non lo si avrà prima di cinque, sei anni.
In questo lasso temporale i servizi saranno inevitabilmente ridotti e i comuni se vorranno ricostituire un'azienda speciale dovranno sborsare un mucchio di soldi.
Ma se poi al termine del processo penale l'ipotesi del dolo fosse esclusa e quindi, gli imputati mandati assolti chi risponderà di tutti i soldi spesi per l'inutile costituzione di una nuova Asp? I segretari comunali? Non di certo. Se qualcuno tirerà in ballo l'ipotesi di danni erariali ne risponderanno i politici in carica.
Cosa ancora più grave, in caso di liquidazione, sarà il rallentamento nell'erogazione dei servizi. Un esempio dovrebbe davvero riportare il buon senso tra i soci di Retesalute: nel solo periodo del lockdown l'azienda ha preso in carico ben 14 minori, alcuni dei quali hanno subito maltrattamenti in famiglia. La rete di assistenza pubblica oggi assicura a questi minori la necessaria protezione.
Marco Stocola
Come si può anche solo pensare di rallentare l'attività per affossare l'attuale azienda e ricostituirne una nuova, a rischio che parte del personale cerchi un'alternativa e le persone bisognose non godano più dell'assistenza di cui hanno estrema necessità?
Ci pensino bene i sostenitori della liquidazione. Se le cose non stanno come ritengono potrebbero ritrovarsi un giorno a dover pagare un conto salato, economico magari ma, e soprattutto, di coscienza.