Retesalute: sindaci (e segretari) ancora divisi tra la il rilancio dell’azienda e la liquidazione. Ma il conto si paga comunque
Filippo Galbiati
Come avevamo già scritto l'asse Merate-Casatenovo, sostenuto e difeso dall'ex sindaco Andrea Massironi è venuto meno. Massironi è un ex Dc, in fondo come Galbiati, figlio dell'ex on. Domenico. E la Dc, per quanto se ne dica, era prima di tutto una scuola dove si imparava la buona amministrazione e l'abile politica. Concetti poco presenti sul prato di Pontida. Sempre fatte salve le debite eccezioni.
Così Filippo Galbiati nel corso del Consiglio comunale di mercoledì sera ha annunciato l'accantonamento nel bilancio 2020 da presentare entro fine luglio dell'intera somma chiesta dal CdA di Retesalute come quota parte del ripiano della perdita cumulata negli anni. Accantonare non significa impegnare ma essere pronti a farlo con bilancio certificato 2019, budget 2020 (che l'Azienda speciale pubblica presenterà tra una decina di giorni), triennale e piano industriale. E' probabile che, se si seguirà la strada del rilancio, lo sforzo economico alla fine di questo processo sarà minore del previsto, soprattutto se si farà chiarezza in merito ai fondi di competenza dell'Ambito. Ma la prima mossa per passare al riconoscimento da parte del comune del debito fuori bilancio è questa.
La domanda da porsi ora è: quanti comuni seguiranno l'esempio di Casatenovo? I segretari comunali sono ostici nel prevedere accantonamenti perché sull'appostazione del debito fuori bilancio della partecipata i pareri sono discordi.
Ma il tema secondo noi non è questo: determinante è valutare che cosa può accadere in caso di liquidazione dell'attuale Retesalute e dell'apertura di una seconda azienda speciale: a nostro parere i comuni si troveranno con il medesimo conto da pagare ma con qualche grana in più in materia di vigilanza sulle partecipate.
Massimo Panzeri
Certo per decidere il rilancio dell'Asp i comuni hanno bisogno della documentazione che deve fornire il CdA, ben prima della scadenza del 31 luglio. Ma se è vero come crediamo sia vero che l'attuale CdA punta tutto sul rilancio dell'Azienda, certamente arriverà per tempo.
Ma soffermiamoci un momento sull'ipotesi della liquidazione che, da più parti, viene attribuita al Sindaco di Merate. A nostro parere la nuova società così come viene intesa non potrà mai svolgere il ruolo di capofila per la gestione del Piano di Zona. Farebbe anzi arretrare l'assistenza territoriale di 15 anni. Perché Retesalute dalla sua nascita è sempre stata l'Ente strumentale per la gestione del PdZ e non solo dei servizi esclusivi conferiti dai Comuni. Le risorse dei singoli comuni e i contributi di stato e regione debbono continuare ad essere spesi in modo integrato e sempre sotto il controllo pubblico al 100%. E' questa la grande differenza tra il modello meratese e quello lecchese che invece si appoggia a una società controllata dal privato.
La strada della liquidazione, se non interverranno obblighi di legge ancora da verificare, farà felici solo i professionisti incaricati di redigere il nuovo statuto, costituire la società, provvedere allo scorporo del ramo d'impresa. Il tutto in un procedimento spaventoso di passaggi multipli in tutti i Consigli comunali che richiederà ben più di un anno. Durante il quale l'attuale Retesalute sarà sempre più debole. Sempre più un'anatra azzoppata.
Dopo il direttore Milani dicono che se ne stiano andando due titolari di posizioni apicali. L'incertezza è il pericolo maggiore oggi. O la migliore strategia per chi Retesalute la vuole morta.