Aborti: a Novate le campane suonavano a lutto. A Pagnano una tomba per i non nati

Don Angelo Cazzaniga
Domenica 28 dicembre 1986, ricorrenza dei Santi Innocenti. A Novate i rintocchi grevi e cadenzati delle campane annunciano un decesso. Ma questa volta i morti sono più di uno e, soprattutto, non avranno un funerale.
Si tratta infatti dei bambini non nati, i feti abortiti all'ospedale San Leopoldo Mandic e che il parroco di allora, don Angelo Cazzaniga, decide di commemorare una volta alla settimana, nel giorno in cui al presidio viene eseguita l'interruzione di gravidanza.
“Suoniamo per ricordare questo dramma a chi ormai è diventato indifferente, perchè ci pensi, almeno per un attimo” aveva dichiarato al giornalista che allora lo aveva intervistato a seguito dello scalpore destato dall'iniziativa “Non possiamo più rimanere impassibili. Dobbiamo fare qualcosa per combattere uno dei mali peggiori della società dei nostri giorni, l'interruzione volontaria delle gravidanze. E il primo importante passo da compier è quello di sensibilizzare la popolazione. La diffusione del fenomeno ci lascia sgomenti. In più il Vangelo del 28 dicembre ci offre una riflessione particolare. La strage degli innocenti non può non riportarci alle stragi che si compiono quotidianamente nei nostri ospedali con una naturalezza terrificante. Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande. Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perchè non sono più Il grido di Rachele oggi non si ode più. E diventa essa stessa Erode. La vita viene spenta dalle stesse madri...”.


Accanto al suono delle campane, diversi anni dopo a Pagnano veniva realizzato un piccolo spazio, nella parte bassa del cimitero, con una lapide affissa al muro “O Maria, Madre dei bimbi mai nati noi li affidiamo a te”. Nel fazzoletto verde creato davanti erano stati posizionati dei fiori, alcuni angeli in gesso e poi una mensola con rosari, medagliette, icone sacre ma anche giocattoli.


A tutti gli effetti una tomba dove seppellire, in base a quanto stabilito da una delibera della regione Lombardia del 2007 a firma di Roberto Formigoni, gli embrioni. E dove lasciare anche, spesso in forma anonima, un pensiero per quelle vite sepolte prima ancora di vedere la luce.



Oggi quello spazio esiste ancora, ben tenuto e curato come fosse un giardino più che una tomba. Le campane non suonano più ormai da anni ma a Pagnano c'è ancora chi si prende cura di questi morti, senza giudizio né pregiudizio. Semplicemente dando loro la dignità di un riposo eterno anche con una tomba e dei segni tangibili, pur senza un nome, una data o una foto a cui aggrapparsi.
S.V.
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