Retesalute: un giroconto c’è stato ma da un conto personale a quello aziendale per poter pagare gli stipendi ai dipendenti. Sale un polverone sempre più sospetto dalle macerie dell’Asp

"Caro direttore di merateonline, la scorsa settimana il sindaco di Merate sulla vicenda Retesalute ha dichiarato "soldi prelevati dalla cassa per acconto soci... movimenti da conti aziendali a conti personali. Le racconto qualcosa che magari già sa: Anna Ronchi nel luglio 2016 ha versato PRIMA dal conto personale a quello di Retesalute 25mila euro per poter pagare gli stipendi ai dipendenti e 3 mesi DOPO, valuta 1 novembre 2016 se li è restituiti. Una dipendente accusata di avere rubato (e qui il sindaco di Merate dovrebbe fare attenzione alle querele) ha invece cercato disperatamente di salvare un'azienda già allora agonizzante per incapacità politiche. Una dipendente che non aveva alcun ruolo di vertice né alcun interesse. Una dipendente che teneva all'azienda per cui lavorava tanto da finanziarla. Sono fatti indicativi delle condizioni disastrose in cui le persone lavoravano... tra l'abbandono e il menefreghismo da parte dei politici. E' tutto documentato e comunque basta controllare gli estratti conto della dottoressa Ronchi. Se avesse voluto rubare avrebbe fatto il contrario non pensa? Ovviamente senza restituire".

 

Questa lettera ci è arrivata da fonte anonima. Ma non esitiamo a pubblicarla perché già le informazioni raccolte ci avevano portato su questa strada.

Che è ben diversa da quella che taluni - anche fonti giornalistiche prive di nozioni specifiche ma avvezze a sparare nel mucchio - hanno tentato in queste settimane di far credere. E il seme del dubbio, anticamera della calunnia, ha attecchito. Da più parti la sintesi popolare parla di ruberie. "Hanno rubato i soldi al carrozzone".

No, non è così. Anna Ronchi, la precedente impiegata amministrativa, ha sbagliato, non avrebbe dovuto anticipare i soldi ma denunciare a chiare lettere la situazione in cui già allora versava Retesalute, nel totale disinteresse dei suoi soci. Il suo nome non lo pronuncia nessuno ancora ma si sente il sibilo del cobra che gira attorno. E sputa veleno.

E intanto, a ormai quattro mesi dall'apertura del presunto vaso di pandora nessuno ha spiegato per filo e per segno come stanno le cose. Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo: non è possibile anche solo pensare di porre in liquidazione Retesalute sulla base di ricognizioni di cassa effettuate dall'attuale responsabile amministrativa e da un Consiglio di Amministrazione privo al proprio interno di professionisti della contabilità, della partita doppia, del conto economico, dello stato patrimoniale, della posizione finanziaria netta e di tutto quanto è indispensabile per redigere un bilancio d'esercizio.

L'avv. Alessandra Colombo

Abbiamo chiesto i dati all'avvocata Alessandra Colombo, nominata presidente a ottobre 2019 e prima di allora del tutto estranea all'azienda speciale pubblica di gestione dei servizi sociali. Ma a giugno questi numeri non ci sono. Marco Stocola, uomo indicato dal sindaco di Merate nel CdA ci aveva promesso un estratto dettagliato dei debiti. Ma nulla ci è mai arrivato, evidentemente è stato stoppato da qualcuno che non ha interesse a fare piena luce sulla vicenda. Abbiamo fatto presente che tra un debito allo scoperto e un'anticipazione di cassa c'è una bella differenza, suscitando solo stupore e incredulità. Poveri noi!

Ormai si parla di Retesalute 2.0 e, parallelamente, di manipolazioni di bilanci almeno dal 2015 e perfino di falsi in bilancio. Reati gravissimi che però coinvolgono non solo i responsabili di queste presunte manipolazioni ma anche tutti coloro che avevano il dovere istituzionale o di ingaggio di controllare, dai revisori dei conti che hanno firmato la veridicità delle cifre esposte nei bilanci ai presidenti delle assemblee dei soci che hanno posto in votazione i bilanci stessi, sempre approvati all'unanimità, fino all'organismo di vigilanza che ha un ruolo determinante nella prevenzione dei reati.

La chiarezza da subito avrebbe evitato questa vergognosa caccia alle streghe, questo gioco al massacro di una canea scatenata in un ridda di sospetti e sospettati nella versione più classica della macchina del fango. Come se queste anime belle non avessero partecipato a tutte le sedute assembleari nelle quali l'organo societario ha dettato la linea di indirizzo ma, evidentemente non ha operato il necessario controllo.

Il sindaco Massimo Panzeri

Prima di qualsiasi decisione - è solo la nostra opinione - è indispensabile affidare a una società di revisione l'analisi e la conseguente certificazione dei bilanci. I super esperti ingaggiati dal comune di Merate puntano da subito a una nuova società che acquisisca il ramo d'impresa, cioè servizi e personale, lasciando l'attuale azienda nella condizione di bad company. Non siamo per nulla certi che questa sia in realtà la via migliore. I debiti - nella misura in cui una società di revisione andrà ad accertarli - andranno comunque pagati. E le spese per la costituzione di una nuova società non faranno altro che aggravare il "peso" dei costi a carico dei soci.

Qualunque strada l'Assemblea deciderà di percorrere, comunque il danno è stato fatto e sarà il tempo a dire quanto in buona e quanto in mala fede. Simona Milani, che dal primo giorno ha curato la crescita dell'azienda e la gestione dei servizi sociali si è dimessa e da lunedì non sarà più in sede. Al suo posto giungerà un consulente che, per quanto capace, difficilmente potrà gestire l'intera macchina in assenza di una continuità dell'incarico.

C'è un polverone sempre più fitto che si leva da queste macerie. Ma anche sempre più sospetto.

Claudio Brambilla
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