Retesalute ultimo atto: la liquidazione dell’Asp è sempre più probabile
Si dice che anche un orologio rotto segna comunque due volte al giorno l’ora esatta. Il paragone con Paolo Centemero è probabilmente ingeneroso. Il capogruppo di PiùProspettiva Panzeri sindaco, alla sua prima esperienza d’Aula è incappato in qualche gaffe di troppo ma ieri sera ha battuto l’ora esatta. La mozione su Retesalute è stata certamente scritta a più mani ma nei suoi interventi Centemero è stato preciso e misurato.
Nell’insieme, per quanto interminabile, il dibattito sul presente e il futuro dell’azienda speciale pubblica che gestisce e in parte eroga i servizi alla persona è stato ricco di spunti.
Il sindaco Massimo Panzeri ha saputo guidare la discussione, gli interventi di Giuseppe Procopio e Alfredo Casaletto sono apparsi convincenti, l’uno nel sostenere la tesi che è indispensabile fare chiarezza sui conti affidando l’incarico a una società di revisione, l’altro nel riaffermare che la forma societaria dell’azienda speciale pubblica per questo settore particolare è la più indicata. Concetto ribadito dall’ex sindaco Andrea Robbiani che ha rivendicato il merito di aver messo in guardia sin dalla costituzione di Retesalute sul modello organizzativo caratterizzato da una forte connotazione politica e una scarsa presenza di figure manageriali. Ma, soprattutto, Robbiani ha fatto a pezzi l’ipotesi che i lecchesi inglobino l’azienda meratese trasformandola in una bad company – una società fallita – per acquisirne servizi e clientela e poi gestire in totale autonomia, in una logica leccocentrica, la trentina di milioni di ricavi prodotti direttamente o indirettamente da qualche centinaio di operatori.
Assai meno lucida la posizione di “Cambia Merate”. Aldo Castelli, purtroppo, ha dato prova di non essersi preparato. I punti salienti delle relazioni dei professionisti Munafò e D’Attilio sono stati pubblicati da questo giornale, che, evidentemente è in possesso dei testi completi. Ora non è obbligatorio che Castelli legga Mol ma reperire i documenti come abbiamo fatto noi sì.
La figuraccia è stata in parte evitata grazie all’intervento di Roberto Perego che ha citato il piano di rilancio attuato solo in minima parte, predisposto dal precedente CdA secondo cui con questi interventi l’azienda avrebbe potuto riprendere un percorso virtuoso. Perché anche allora nessuno sottaceva la gravità della situazione.
Oggi arriva il parere dell’esperto incaricato dal Comune. Difficile prevederne il contenuto ma dalle parole di Panzeri è parso di capire che la strada della ricapitalizzazione col riconoscimento del debito fuori bilancio (per Merate 450mila euro) sia impercorribile. Se così fosse non resterebbe che la liquidazione della società e la successiva costituzione di una nuova azienda con i comuni che vorranno farne parte. Ma anche questa strada ha una incognita pesante: i debiti chi e in quale misura saranno onorati? Si parla di 6 milioni ma pur considerando la copertura degli oneri del personale – gran parte farà ritorno ai comuni nei quali operava – quelli verso Consolida ad esempio? Consolida che attraverso gli esponenti del PD lecchese non ha mai fatto mistero delle mire di annessione di Retesalute.
Così, a sensazione, la storia dell’azienda nata nel 2005 sembra giunta al capolinea. Le responsabilità andranno accertate in tutte le sedi perché anche se non c’è stata sottrazione indebita difficile escludere anche l’ipotesi del dolo, oltre alla colpa.
Stasera Massimo Panzeri ha riunito i sindaci per un punto della situazione in vista dell’assemblea che dovrà deliberare in via definitiva e a maggioranza quale futuro avrà Retesalute. Ma dalle mezze frasi pronunciate durante il Consiglio comunale di ieri pare che il futuro sia ormai scritto.
Nell’insieme, per quanto interminabile, il dibattito sul presente e il futuro dell’azienda speciale pubblica che gestisce e in parte eroga i servizi alla persona è stato ricco di spunti.
Il sindaco Massimo Panzeri ha saputo guidare la discussione, gli interventi di Giuseppe Procopio e Alfredo Casaletto sono apparsi convincenti, l’uno nel sostenere la tesi che è indispensabile fare chiarezza sui conti affidando l’incarico a una società di revisione, l’altro nel riaffermare che la forma societaria dell’azienda speciale pubblica per questo settore particolare è la più indicata. Concetto ribadito dall’ex sindaco Andrea Robbiani che ha rivendicato il merito di aver messo in guardia sin dalla costituzione di Retesalute sul modello organizzativo caratterizzato da una forte connotazione politica e una scarsa presenza di figure manageriali. Ma, soprattutto, Robbiani ha fatto a pezzi l’ipotesi che i lecchesi inglobino l’azienda meratese trasformandola in una bad company – una società fallita – per acquisirne servizi e clientela e poi gestire in totale autonomia, in una logica leccocentrica, la trentina di milioni di ricavi prodotti direttamente o indirettamente da qualche centinaio di operatori.
Assai meno lucida la posizione di “Cambia Merate”. Aldo Castelli, purtroppo, ha dato prova di non essersi preparato. I punti salienti delle relazioni dei professionisti Munafò e D’Attilio sono stati pubblicati da questo giornale, che, evidentemente è in possesso dei testi completi. Ora non è obbligatorio che Castelli legga Mol ma reperire i documenti come abbiamo fatto noi sì.
La figuraccia è stata in parte evitata grazie all’intervento di Roberto Perego che ha citato il piano di rilancio attuato solo in minima parte, predisposto dal precedente CdA secondo cui con questi interventi l’azienda avrebbe potuto riprendere un percorso virtuoso. Perché anche allora nessuno sottaceva la gravità della situazione.
Oggi arriva il parere dell’esperto incaricato dal Comune. Difficile prevederne il contenuto ma dalle parole di Panzeri è parso di capire che la strada della ricapitalizzazione col riconoscimento del debito fuori bilancio (per Merate 450mila euro) sia impercorribile. Se così fosse non resterebbe che la liquidazione della società e la successiva costituzione di una nuova azienda con i comuni che vorranno farne parte. Ma anche questa strada ha una incognita pesante: i debiti chi e in quale misura saranno onorati? Si parla di 6 milioni ma pur considerando la copertura degli oneri del personale – gran parte farà ritorno ai comuni nei quali operava – quelli verso Consolida ad esempio? Consolida che attraverso gli esponenti del PD lecchese non ha mai fatto mistero delle mire di annessione di Retesalute.
Così, a sensazione, la storia dell’azienda nata nel 2005 sembra giunta al capolinea. Le responsabilità andranno accertate in tutte le sedi perché anche se non c’è stata sottrazione indebita difficile escludere anche l’ipotesi del dolo, oltre alla colpa.
Stasera Massimo Panzeri ha riunito i sindaci per un punto della situazione in vista dell’assemblea che dovrà deliberare in via definitiva e a maggioranza quale futuro avrà Retesalute. Ma dalle mezze frasi pronunciate durante il Consiglio comunale di ieri pare che il futuro sia ormai scritto.
Claudio Brambilla