Mandic: ultima timbratura per Baragetti. Tra i ricordi Padre Berera, un esorcista
Oggi martedì 9 giugno è stato l'ultimo giorno di lavoro presso l'ospedale San Leopoldo Mandic per il chirurgo Mario Baragetti. Una vita trascorsa tra le corsie e nelle sale operatorie del presidio cittadino e che si conclude non senza lasciarsi aperto uno spiraglio.
Certo la professione non l'abbandonerà perchè continuerà a collaborare presso il Pianella di Merate e a portare avanti quello che è un suo progetto pensato da tempo e che potrebbe essere davvero una rivoluzione per l'assistenza al paziente: la possibilità di effettuare ecocolordoppler a domicilio riducendo così al massimo i disagi per la persona e per la famiglia stessa che si deve fare carico del trasporto e dello spostamento verso l'ospedale.
Il dottor Baragetti va in pensione dopo lo tsunami della pandemia. Un coronamento di carriera che certo non si aspettava ma affrontato con determinazione e professionalità assieme a tutti gli altri colleghi del presidio.
Tra coloro che in questi anni hanno segnato la sua carriera c'è stato soprattutto il dottor Gianni Orsolini “il mio vero grande maestro” e poi nel presente un legame particolare si è creato con il dottor Marco Confalonieri “ho seguito i suoi primi passi qui al Mandic e lo considero un po' il mio allievo che, come nella migliore delle tradizioni, ha superato ampiamente il maestro”.
Tante le persone che in questi anni hanno solcato con lui i corridoi del Mandic, hanno affrontato momenti di gioia e di sconforto, di difficoltà e di soddisfazione, costellando un percorso di tanti tasselli che hanno creato un mosaico che resterà indelebile.
Tra i ricordi certamente più cari e anche “inspiegabili” quello di Padre Berera, esorcista della comunità di Somasca, operato 7/8 anni fa per un tumore del moncone gastrico. Un intervento complesso, durato sei ore, su un paziente già anziano e che quindi presentava un certo tasso di rischio. “Nel post operatorio non ha mai avuto bisogno di un analgesico, una cosa impensabile data la portata dell'operazione subito. Non mi è mai capitata una cosa simile in tutta la mia carriera. Quando poi entravo nella sua stanza per la visita mi sottoponeva ogni volta a una sorta di rito, una specie di esorcismo: mi prendeva le mani, mi faceva il segno della croce dandomi la benedizione. Non potrò mai dimenticarmelo...ma soprattutto non mi spiego ancora adesso come sia stato possibile che dopo l'intervento non abbia mai avuto bisogno di un antidolorifico”. A memoria di quell'incontro c'è una penna che Baragetti porta sempre nel taschino del suo camice. “La tengo sempre con me, non me ne separo mai”.
La festa per il pensionamento con colleghi e amici è stata posticipata a settembre, quando si sarà usciti dall'emergenza e sarà fatta in contemporanea con la dottoressa Arru, che ha lasciato la chirurgia di Merate trasferendosi a Treviglio.
Si è infatti in attesa di una risposta da parte di Regione Lombardia per consentire a chi ha terminato il servizio ed è in quiescenza di poter riprendere tramite un contratto di collaborazione. Un'opportunità che il dottor Baragetti sarebbe pronto a cogliere al volo perchè l'idea di lasciare per sempre quella sua seconda casa ancora non l'ha fatta del tutto propria.
Certo la professione non l'abbandonerà perchè continuerà a collaborare presso il Pianella di Merate e a portare avanti quello che è un suo progetto pensato da tempo e che potrebbe essere davvero una rivoluzione per l'assistenza al paziente: la possibilità di effettuare ecocolordoppler a domicilio riducendo così al massimo i disagi per la persona e per la famiglia stessa che si deve fare carico del trasporto e dello spostamento verso l'ospedale.
Il dottor Baragetti va in pensione dopo lo tsunami della pandemia. Un coronamento di carriera che certo non si aspettava ma affrontato con determinazione e professionalità assieme a tutti gli altri colleghi del presidio.
Il dottor Mario Baragetti con la dottoressa Valentina Bettamio direttrice sanitaria di presidio
“E' stata una esperienza traumatica sia per noi medici che per i pazienti. Uscivamo sfiancati dalle visite con tempi che si sono allungati enormemente per via della vestizione, della sanificazione dei luoghi, delle consulenze con mascherine e schermi protettivi. Tutte cose cui non eravamo mai stati abituati. Ho visto tantissimi pazienti per trombosi polmonari e periferiche, fornendo la mia consulenza come chirurgo vascolare”.
Con il dottor Marco Confalonieri
Una specialità quest'ultima che, per il momento, non sarà sostituita perchè tra un mese arriverà un nuovo chirurgo ma non dedicato a questa branca.Tra coloro che in questi anni hanno segnato la sua carriera c'è stato soprattutto il dottor Gianni Orsolini “il mio vero grande maestro” e poi nel presente un legame particolare si è creato con il dottor Marco Confalonieri “ho seguito i suoi primi passi qui al Mandic e lo considero un po' il mio allievo che, come nella migliore delle tradizioni, ha superato ampiamente il maestro”.
Tante le persone che in questi anni hanno solcato con lui i corridoi del Mandic, hanno affrontato momenti di gioia e di sconforto, di difficoltà e di soddisfazione, costellando un percorso di tanti tasselli che hanno creato un mosaico che resterà indelebile.
Tra i ricordi certamente più cari e anche “inspiegabili” quello di Padre Berera, esorcista della comunità di Somasca, operato 7/8 anni fa per un tumore del moncone gastrico. Un intervento complesso, durato sei ore, su un paziente già anziano e che quindi presentava un certo tasso di rischio. “Nel post operatorio non ha mai avuto bisogno di un analgesico, una cosa impensabile data la portata dell'operazione subito. Non mi è mai capitata una cosa simile in tutta la mia carriera. Quando poi entravo nella sua stanza per la visita mi sottoponeva ogni volta a una sorta di rito, una specie di esorcismo: mi prendeva le mani, mi faceva il segno della croce dandomi la benedizione. Non potrò mai dimenticarmelo...ma soprattutto non mi spiego ancora adesso come sia stato possibile che dopo l'intervento non abbia mai avuto bisogno di un antidolorifico”. A memoria di quell'incontro c'è una penna che Baragetti porta sempre nel taschino del suo camice. “La tengo sempre con me, non me ne separo mai”.
La festa per il pensionamento con colleghi e amici è stata posticipata a settembre, quando si sarà usciti dall'emergenza e sarà fatta in contemporanea con la dottoressa Arru, che ha lasciato la chirurgia di Merate trasferendosi a Treviglio.
S.V.