Retesalute, Zanmarchi: da accertare eventuali responsabilità. Ma se io cliente e titolare dell’azienda voglio pagare 80 pure se il servizio che compro costa 100 poi con chi me la prendo?
Sono in molti a pensarlo, dentro e fuori Retesalute anche se i più lo bisbigliano, soprattutto se dipendenti dell'azienda speciale pubblica che eroga servizi alla persona per conto dei comuni del meratese-casatese: se lo scorso autunno Emilio Zanmarchi fosse diventato presidente di Retesalute, la storia dell'Azienda speciale, oggi sull'orlo del baratro, sarebbe stata molto diversa.
Ma anche allora la politica ci mise lo zampino e il sindaco di Merate Massimo Panzeri - appena eletto primo cittadino - con la "complicità" del sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati, accettarono il diktat del Pd lecchese, che mise il veto sul vice presidente uscente. E non solo sull'ex assessore ai servizi sociali del comune di Merate durante la consigliatura di Andrea Robbiani.Il resto è storia nota. Al vertice di Retesalute è stata eletta l'avvocato Alessandra Colombo ed Emilio Zanmarchi dopo dieci anni di "onorato servizio" è rimasto fuori.Ora però, dopo sette mesi di rigoroso silenzio, ha accettato di parlare del tornado che ha travolto l'Azienda speciale. Quand'era assessore della Giunta Robbiani, Zanmarchi era vice presidente dell'Ambito e durante la successiva legislatura era stato indicato dal Comune di Merate quale membro del Cda di Retesalute, divenendone poi vice presidente. Di certo si tratta di "persona informata dei fatti".
Ma anche allora la politica ci mise lo zampino e il sindaco di Merate Massimo Panzeri - appena eletto primo cittadino - con la "complicità" del sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati, accettarono il diktat del Pd lecchese, che mise il veto sul vice presidente uscente. E non solo sull'ex assessore ai servizi sociali del comune di Merate durante la consigliatura di Andrea Robbiani.Il resto è storia nota. Al vertice di Retesalute è stata eletta l'avvocato Alessandra Colombo ed Emilio Zanmarchi dopo dieci anni di "onorato servizio" è rimasto fuori.Ora però, dopo sette mesi di rigoroso silenzio, ha accettato di parlare del tornado che ha travolto l'Azienda speciale. Quand'era assessore della Giunta Robbiani, Zanmarchi era vice presidente dell'Ambito e durante la successiva legislatura era stato indicato dal Comune di Merate quale membro del Cda di Retesalute, divenendone poi vice presidente. Di certo si tratta di "persona informata dei fatti".
Emilio Zanmarchi
Da dove vogliamo iniziare? Dalla fine... Proprio in queste ore il Centrodestra e il Centrosinistra hanno riunito i sindaci dei comuni che compongono Retesalute per decidere la strategia da adottare lunedì sera in assemblea e c'è anche chi medita di andarsene... Cosa succederà?
"Sinceramente non ho la più pallida idea delle manovre che sono in corso. Dopo quello che è successo la scorsa estate avevo deciso di non occuparmi più dell'Azienda a cui ho dedicato dieci anni della mia vita. Alla luce di quello che sento e leggo però una considerazione è d'obbligo: in questa vicenda, stando a come è stata gestita in tutti suoi aspetti, mi viene da chiedere: dov'è finito il bene comune? Dov'è l'interesse pubblico? Si sta veramente facendo l'interesse dei cittadini, che sono poi i fruitori dei servizi sociali? Credo che questa sia la prima domanda che si dovrebbe porre chi si occupa di gestione di servizi pubblici".
In queste settimane abbiamo assistito ad un valzer di numeri a sette cifre, condite con accuse più o meno velate al precedente Cda, di cui lei era vice presidente. Non ha nulla dire?
"Dico che dopo quello che letto e sentito, siccome ho a cuore le sorti di Retesalute, sono andato a vedere cosa prevedesse il Bilancio di previsione dell'anno in corso. Volevo capire quali fossero i programmi e le linee del nuovo Cda... Volevo capire quale sarebbe stato il futuro dell'Azienda. Non ho trovato nulla, non i programmi, neppure il Bilancio. Credo che la prima cosa che si sarebbe invece dovuto fare era quella di mettere in sicurezza Retesalute, in modo da garantire i servizi ai cittadini. Dopo sette mesi il quadro avrebbe dovuto e potuto essere chiaro, invece... non ho trovato nulla".
Sembra però che il nuovo Cda una volta insediato abbia scoperto una situazione esplosiva, di cui lunedì sera, nel corso dell'assemblea, dovremmo avere contezza.
"Io non ho le carte per dire che quanto è stato detto sia infondato o meno. Certo, sono curioso di capire e lo dico serenamente. Voglio sperare che chi ha fatto certe affermazioni le possa provare. Io metto in fila alcune cose che mi lasciano un po' perplesso. Operare un giudizio sul presente andando a cercare come questo si sia formato è una parte dei compiti che attengono a chi gestisce un'azienda. Un'altra parte è fare in modo che l'azienda continui a operare con il suo mandato, offrendo servizi ai comuni e possibilmente facendo in modo che possa avere un respiro strategico. Io sono sinceramente preoccupato che questa azienda, a cui ho voluto molto bene, abbia perso questa visione. Ho sentito delle cifre sbalorditive... Si dice che Retesalute abbia un debito di un milione e seicentomila euro nei confronti dell'Ambito. Cosa vuole dire questo? L'Ambito gestisce partite di giro, e cioè riceve soldi dalla Regione o dallo Stato perché vengano effettuati dei servizi che per altro nell'assegnazione sono già parzialmente codificati. L'Ambito individua un attuatore di questi servizi e vigila che poi tutto questo venga fatto. Una somma del genere equivale in termini di servizi a una montagna di prestazioni. Se esiste un debito dell'Azienda nei confronti dell'Ambito significa che con i fondi che sono stati affidati all'azienda non sono stati svolti dei servizi. Caspita... e nessuno si sarebbe accorto che questi servizi non venivano erogati? Nessuno degli interessati all'erogazione dei servizi, che sono i cittadini in ultima istanza e come corpo intermedio i comuni - che sono i proprietari di Retesalute - a cui i cittadini richiedono i servizi, avrebbe detto nulla? Faccio un esempio pratico. E' come se una mattina mi alzassi e dessi 50 euro ad un amico dicendogli di andare a comperarmi della verdura. Lui va e fa quanto richiesto. Dopo un po' di tempo, molto tempo, lo richiamo e gli dico: ma i 50 euro che ti avevo dato per la verdura dove sono finiti? E lui: ma tu la verdura l'hai mangiata... Questo è po' quello che è successo in Retesalute. A me risulta che quei servizi per un milione e 600mila euro sono stati effettuati, salvo il servizio "Dopo di noi" che ha un peso nella vicenda di 300mila euro. Ma anche in questo caso perché l'Ambito non ha chiesto conto di un servizio pagato che non è stato attuato? Non era certo difficile accorgersene"
La storiella è simpatica e per certi versi illuminante, ma in questo caso si parla di soldi pubblici e soprattutto di somme ingenti.
"Improprietà di tipo politico ce ne sono state tantissime ed è comprensibile, perché quando il cliente di un fornitore è il fornitore stesso è facile che le regole sottese al mercato saltino. Io cliente dico a colui cui ho affidato temporaneamente la gestione della produzione: siccome sono il tuo padrone quel servizio lo voglio pagare 80... E gli altri 20 per arrivare a 100 dove li vado a prendere? Fai tu... Quindi è ovvio che se dei servizi vengono forniti sottocosto si accumula un deficit che diventa un debito. E se nel tempo si decide che ci siano della camere di compensazioni tra l'attività dell'Azienda speciale e l'attività dell'ente capofila che risponde all'Ambito il conto finale è zero. Io mi faccio una domanda: mancano dei soldi? Sono stati rubati dei quattrini? C'è qualcuno che si è messo in tasca dei danari? O il problema è che io comune accuso me comune che non me la sono raccontata bene e i soldi che credevo fossero nel primo cassetto sono nel secondo?"
Quindi si tratta di una tempesta in un bicchiere?
"Io da fuori mi dico che è un gran casino e per fortuna che è uscito questo casino. Ma è uscito oggi? Ne siamo sicuri? Io ricordo che ho passato un bel po' di sabati e domeniche a scrivere un Piano di rilancio aziendale, che è stato poi discusso e modificato... Poi noi, e mi riferisco ai membri del Cda, siamo andati dai sindaci con il Piano in cui queste cose erano scritte. Abbiamo detto loro che l'azienda così non poteva andare avanti, perché c'erano una serie di problemi, tra cui quello delle tariffe che non venivano determinate partendo dal costo industriale e spesso andavano sottocosto, e il fatto che non esisteva una separazione incontrovertibile tra la gestione dell'Azienda speciale e l'Ambito... La realtà è che mancano dei soldi perché voi i soldi non li avete dati, voi fino ad oggi avete pagato i servizi mediamente meno di quanto costavano e questo giochino non poteva andare avanti ancora a lungo. L'azienda era gravemente sotto patrimonializzata, sotto dimensionata per quanto riguarda le risorse umane, soprattutto nell'ambito della gestione economica e finanziaria... Alla fine per rispetto di quei 125 mila diventati poi 140 mila azionisti abbiamo fatto un'azione suppletiva mettendo giù degli indirizzi per il futuro da proporre all'Assemblea. Contemporaneamente ci facemmo delle domande, perché avevamo la sensazione che qualcosa non tornasse tra flussi di cassa, contabilità eccetera... E' vero che ogni anno approvavamo il bilancio che ci veniva proposto, ma ci eravamo presi la briga di andare dalla responsabile economico finanziaria a chiedere se tutto era a posto. Ricevuta una risposta positiva, non ci siamo accontentati e abbiamo riunito la responsabile economica, il revisore dei conti e il commercialista. Facciamo una domanda chiara: i cinque bilanci che noi abbiamo licenziato avevano qualcosa che non andava o erano incontrovertibilmente corretti e corrispondenti al vero? Tutti e tre ci avevano risposto che non c'era nessun problema.Io non potevo per competenza ma anche per correttezza da un punto di vista sindacale, sostituirmi a un dirigente, mi devo fidare... Ritenendo che comunque qualcosa non andasse abbiamo accompagnato alle dimissioni la responsabile economica finanziaria e abbiamo preso un'altra persona con competenze specifiche. A Laura Matiello abbiamo affidato un incarico: oltre al suo normale lavoro doveva anche spulciare i conti... Poi, dopo un mese, noi ce ne siamo andati e ci sono voluti altri sette mesi perché arrivasse a dire qualcosa che io spero sia un'immagine esaustiva della situazione. Quindi io dico che noi abbiamo fatto il nostro dovere. Non riesco ad immaginare cosa avremmo potuto fare di più, dopo essere andati anche dai sindaci a dire loro che i conti non tornavano... Lo abbiamo messo nero su bianco quello che non andava e per un millesimo l'assemblea nell'ottobre 2018 bocciò il Piano di rilancio. Lo stesso Piano venne poi rivisto ed emendato e portato in assemblea nel 2019 con la ricapitalizzazione dell'Azienda.Abbiamo segnalato una situazione, anche se non quantificata, perché ci sarebbe voluto un dispiegamento di risorse che non potevamo permetterci. Ci siamo fidati... Io vorrei chiedere all'attuale Cda se ha verificato voce per voce ogni singola situazione. O si sono fidati? Giustamente si sono fidati... Anche noi ci siamo fidati, perché così dice la legge. Fino a quando ci siamo resi conto che c'era qualcosa che non andava.Quindi è una situazione su cui c'era un allarme già da tempo e una situazione di instabilità dovuta a delle scelte politiche ben precise... questo deve essere chiaro. Noi ci aspettavamo che venisse fuori una quantificazione di un problema che avevamo già evidenziato. Sono sorpreso dai numeri che sto sentendo e che per altro non ho ancora visto ma che ho letto sulla stampa. Ci erano stati promessi dall'attuale presidente i documenti, dopo un incontro di alcune settimane fa, ma ad oggi francamente non abbiamo visto nulla. Qualche dubbio sui numeri che leggo però ce l'ho. Non vengono erogati servizi per più di un milione di euro e nessuno se ne accorge? Come è possibile? Come è possibile che nessuno ne abbia chiesto conto prima? Anche per il servizio "Dopo di noi", che sembra accertato che non è stato svolto, come è possibile che l'Ambito non ne chieda conto? Ci sono cose non del tutto chiare..."
Qual è il peso della politica in questa vicenda?
"Io posso solo dire che nei cinque anni di cui ho fatto parte del Cda abbiamo sempre resistito ad ogni tentativo di influenza esterna. Devo dire che tante prassi quando siamo arrivati erano curiose e il nostro sforzo - e in questo devo dare atto al presidente Salvioni di aver compiuto un grande sforzo - è stato quello di normalizzare la situazione. Inoltre abbiamo istituito un servizio di vigilanza come previsto dalla legge. Certo, la gestione dell'azienda Retesalute presenta non poche complessità anche perché è soggetta a frequenti modifiche normative e quindi organizzative. Per questo noi avevamo pensato a un Piano di rilancio semplice, concreto con soluzioni semplici e strategicamente funzionali".
Quindi di chi sono le responsabilità?
"Al netto di eventuali responsabilità personali di cui non voglio parlare e che andranno analizzate secondo le regole, che sono quelle del Codice civile e del Codice penale, esistono, secondo me, delle responsabilità politiche di chi è stato avvisato ma non ha voluto compiere i passi necessari".
E ora come se ne esce?
"Se ne esce in una maniera molto semplice: i comuni mettono oggi i soldi che non hanno voluto mettere in passato. Il debito è dei comuni verso i comuni, se questo debito esiste veramente, perché io la storia del milione e 600 mila euro devo ancora capirla. Quei servizi a cui viene imputata la somma sono stati fatti o non sono stati fatti? Perché se sono stati fatti, come io sono convinto e certo, non c'è molto da discutere. Se Retesalute non eroga i servizi, immediatamente i comuni ne hanno notizia dagli interessati... Invece mi pare che fino ad oggi sia stato riconosciuto da tutti che Retesalute offre servizi di qualità. C'è un'incongruenza e mi auguro che possa svanire con delle spiegazioni, quelle spiegazioni che i cittadini meritano. Il quadro dopo sette mesi deve essere chiaro... Non è bello finire, dopo 5 anni di impegno, fatto di tanto tempo, di cui non si è percepito nulla, neppure un rimborso spese, leggere tra le righe che hai delle responsabilità per un dissesto, dichiarato e non comprovato".
Ora cosa succederà?
"Mi sono chiesto dove andrà a finire Retesaute. E siccome i documenti hanno un'importanza, sono andato a cercare il Bilancio preventivo dell'anno in corso. Non l'ho trovato, perché non c'è ancora un Bilancio? Questa vicenda non deve fermare un'azienda. Cosa si fa, si chiudono i servizi? Si impoverisce l'azienda? Retesalute ha un patrimonio economico scarsissimo ma ha un patrimonio di competenze e di esperienze molto alto. Nei cinque anni di vice presidenza di Retesalute e anche durante i precedenti cinque in cui ero vice presidente dell'Ambito ho conosciuto persone che vorrei subito in una mia azienda, partendo dalla direttrice Simona Milani, che ho visto dare all'azienda molto più di quanto era tenuta e lo stesso vale per una parte di dipendenti che hanno dimostrato una dedizione fuori dal comune"
Un patrimonio umano che rischia di essere disperso....
"Con la situazione che sta vivendo il nostro Paese a causa della pandemia, Retesalute dovrebbe giocare un ruolo importantissimo nella modifica e nella creazione di servizi dedicati, con la sapienza e la flessibilità di cui è indubbiamente capace. I Comuni sono consapevoli della ricchezza di risorse che stanno disperdendo?".
Intanto i comuni in attesa dell'assemblea di lunedì sera, stanno studiando le strategie future dei servizi sociali, con o senza Retesalute. Ma c'è chi giura che in ogni caso non mancheranno sorprese.
Il conto alla rovescia è iniziato...
Angelo Baiguini