'Non ho niente da dirti, papà'. Ma, papà, ho paura

Il figlio dice al padre, ex preside del Collegio Villoresi di Merate, mentre stanno facendo una passeggiata in montagna: «Non ho niente da dirti». Il padre rimane perplesso.
«Da quando sono imprigionato dentro queste mura, ti ho detto tutto: ho letto i libri che mi hai fatto leggere, ho fatto tutto quello che mi hai detto; però posso dirti che mi mancano i compagni di scuola, mi manca la libertà, mi manca la piscina, mi mancano gli insegnanti e tante altre cose».
L’affermazione del figlio dell’ex preside del Villoresi va estesa a livello globale e coinvolge i governanti: questo dramma non può scivolare sulle spalle di questa generazione.
«Non ho niente da dirti» papà.
A quest’affermazione, a questa risposta ermetica, stringata, quasi autistica, l’attuale generazione che sta governando deve dare una risposta.
Il protezionismo, il negazionismo, il localismo, il globalismo senza regole, il darwinismo sociale ed economico, come l’immunità di gregge sono paradigmi che, di fronte a questa pandemia, vanno messi in soffitta. Ci sono delle scelte sostanziali che devono essere fatte e non possono più aspettare. Ci sono decisioni che interessano Continenti.
«Non ho niente da dirti» papà.
Il nuovo millennio è stato caratterizzato da tre ferme immagini: la prima è dell’11 settembre del 2001, con l’attacco alle Torri gemelli a New York; la seconda è del disastro finanziario di Lehman Brothers del 2008; la terza è la pandemia covid19 che è in atto. Tutte e tre coinvolgono: il sistema globale, il sistema locale, le disuguaglianze, i conflitti sociali, le guerre e le pandemie.
«Non ho niente da dirti» papà.
La macchina della globalizzazione, della delocalizzazione, del localismo rischia di fare arretrare i processi evolutivi del benessere a malessere. Il malessere si esprime con i muri, i reticolati, i movimenti migratori, con le guerre asimmetriche nei vari continenti, con i conflitti religiosi, con i nuovi terrorismi, con le sacche di disoccupazione, con la mancanza di lavoro, con lo stato del dissesto ambientale e climatico, con l’alterazione del sistema genetico interspecie.
Nell’arco di vent’anni la globalizzazione è scivolata dentro un sistema di perturbazione che fatica a ritrovare un equilibrio sociopolitico, socio ambientale e socioeconomico.
«Non ho niente da dirti» papà.
Dopo tutti questi decessi che abbiamo avuto per il covid19 invece di guardare il male nella sua complessità proponiamo, non solo la chiusura delle frontiere, ma anche quella delle regioni e dei singoli comuni. Proponiamo prodotti farmaceutici che non servono a niente: i test sierologici rispondono soltanto, si fa per dire, a un bisogno psicologico di rassicurazione.
«Non ho niente da dirti» papà.
Siamo ossessionati dal Pil, dalla produzione, dal meno monetario. Il mondo della produzione  anziché di lamentarsi si metta a inventare nuovi prodotti, a innescare nuovi processi di produzione con una logica post tecnologica e di intelligenza artificiale.
«Non ho niente da dirti» papà.
Va ripensato nelle fondamenta lo stato sociale, il welfare state. Le morti nelle Rsa sono l’esempio evidente, tangibile del fallimento dello stato sociale e non solo.
«Non ho niente da dirti» papà.
Le città vanno ripensate. Le città metropolitane vanno interconnesse con i paesi attraverso infrastrutture di collegamento.
«Non ho niente da dirti» papà.
Il futuro non può essere come quello che sta accadendo a Minneapolisi in America, a Hong Kong in Cina, in Siria sulle coste della Libia.
«Ho paura papà» .
Dr. Enrico Magni
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