Avrebbero spinto ragazze a prostituirsi in un night-club. Tra gli arrestati un robbiatese
Associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. E' questa l'accusa contestata a sette persone (fra cui una residente in provincia di Lecco, più precisamente a Robbiate) arrestate all'alba di questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Saronno. Secondo l'impianto accusatorio i fermati avrebbero spinto giovani donne, italiane ed albanesi, a prostituirsi all'interno di un circolo privato di Varedo, in provincia di Monza e Brianza, trasformato in night-club. Per i gestori della presunta rete di sfruttamento sono scattate le manette nelle loro abitazioni a Varese, Milano, Monza Brianza, Como, Lecco ed Alessandria, in un blitz dei militari, coordinati dalla Procura di Monza, avvenuto questa mattina.
A dare il via alle indagini è stata una delle ragazze, una giovane italiana residente nel Varesotto, che ha denunciato ai militari di essere vittima di violenza da parte degli arrestati; questi ultimi avrebbero approfittato delle difficoltà economiche delle ragazze a cui offrivano un lavoro per poi costringerle a 'vendersi'.
La donna si è rivolta ai carabinieri dicendo di essere stata aggredita; quando i militari sono arrivati a casa sua, la presunta vittima ha raccontato confusamente di una notte dove sarebbe stata costretta ad assumere alcol e droghe e poi violentata. Dalle sue dichiarazioni gli inquirenti sono risaliti allo "Smeraldo" di Varedo, circolo di proprietà di Salvatore Patarino, 72 anni di origine calabrese con residenza a Robbiate, ritenuto il promotore della rete di sfruttamento di giovani donne italiane e albanesi, insieme al figlio Franco e ad Ezio Micieli, 49 anni. Ad aiutarli ci sarebbe stata anche la compagna di quest'ultimo, una 28enne albanese.
Secondo quanto emerso, ai "privee" e alla "vip room" con al centro una grande vasca idromassaggio dove le giovani attendevano i clienti, si accedeva da un ingresso ricavato nel ristorante della medesima struttura. Gli altri componenti del gruppo avrebbero collaborato svolgendo diverse mansioni, tra cui quella di driver delle ragazze.
A dare il via alle indagini è stata una delle ragazze, una giovane italiana residente nel Varesotto, che ha denunciato ai militari di essere vittima di violenza da parte degli arrestati; questi ultimi avrebbero approfittato delle difficoltà economiche delle ragazze a cui offrivano un lavoro per poi costringerle a 'vendersi'.
La donna si è rivolta ai carabinieri dicendo di essere stata aggredita; quando i militari sono arrivati a casa sua, la presunta vittima ha raccontato confusamente di una notte dove sarebbe stata costretta ad assumere alcol e droghe e poi violentata. Dalle sue dichiarazioni gli inquirenti sono risaliti allo "Smeraldo" di Varedo, circolo di proprietà di Salvatore Patarino, 72 anni di origine calabrese con residenza a Robbiate, ritenuto il promotore della rete di sfruttamento di giovani donne italiane e albanesi, insieme al figlio Franco e ad Ezio Micieli, 49 anni. Ad aiutarli ci sarebbe stata anche la compagna di quest'ultimo, una 28enne albanese.
Secondo quanto emerso, ai "privee" e alla "vip room" con al centro una grande vasca idromassaggio dove le giovani attendevano i clienti, si accedeva da un ingresso ricavato nel ristorante della medesima struttura. Gli altri componenti del gruppo avrebbero collaborato svolgendo diverse mansioni, tra cui quella di driver delle ragazze.