Retesalute: liquidazione coatta amministrativa o ai Comuni l’onere di ricapitalizzare l’Asp. I conti veri e il parere di esperti

Lunedì 1° giugno l'assemblea dei soci di Retesalute deciderà quale futuro prospettare all'Azienda Speciale Pubblica fondata nel 2005 con atto firmato in villa Confalonieri allora sede del Municipio di Merate.

L'ultima assemblea dei soci che si è tenuta in auditorium a Merate lo scorso 22 aprile

Come noto il bilancio 2019 della società ha dapprima evidenziato una perdita di circa 570mila euro e poi, a seguito di una indagine a tappeto sui bilanci dal 2015 in avanti, il nuovo CdA ha "scoperto" un "buco" nel conto economico di 3.915.726 euro. Una voragine a fronte di bilanci approvati dal CdA e poi dall'assemblea dei soci che evidenziavano un utile di 4 euro nel 2015, di 23 euro nel 2016, di 4 euro nel 2017 e di 23 euro nel 2018. In pareggio, quindi, come si conviene a un'azienda pubblica che non ha il lucro come fine ma la migliore erogazione possibile dei servizi. Azienda che, per quanto pubblica però, non sfugge certo alle regole economiche che vogliono i ricavi di un euro superiore ai costi.

Ma evidentemente così non è stato. Il dottor Cesare D'Attilio di Lecco, incaricato dalla presidente del CdA Alessandra Colombo ha tracciato con chiarezza in 18 pagine il quadro della situazione indicando nei conti economici a forma scalare quelli che secondo l'analisi sono i risultati veri: anno 2015 perdita di 93.217 euro, anno 2016 perdita di 235.300 euro, anno 2017 perdita di 572.386 euro, anno 2018 perdita di 2.444.861, anno 2019 perdita di 569.962 euro. Totale 3.915.726 euro.

La posizione debitoria al 31 dicembre 2019 è la seguente: 2,3 milioni verso comuni e distretto - 2,5 milioni verso i fornitori - 400mila verso le banche - 650mila per Tfr e varie verso i dipendenti. Totale arrotondato 6 milioni di euro.

I soci, se al corrente delle perdite, avrebbero dovuto accantonare in un apposito conto vincolato, anno dopo anno, somme corrispondenti alla quota parte del "buco". Ma nessun accantonamento è stato fatto dato che i bilanci approvati chiudevano in apparente pareggio. E ora si pone il problema del ripianamento, in alternativa, alla messa in liquidazione coatta amministrativa, dato che non è possibile applicare le disposizioni in materia di fallimento e di concordato preventivo. In questo secondo caso l'Autorità di vigilanza nomina un commissario liquidatore il quale potrà avviare azione di responsabilità contro amministratori, direttori generali e componenti degli organi di controllo dell'azienda.

Secondo l'esperto nominato dalla Presidente, il bilancio 2018 non risulta assolutamente conforme alle scritture contabili ed alla situazione economico-patrimoniale sottoposta ai comuni quindi potrebbe essere oggetto di nullità/annullabilità.

Come uscire da questa situazione lo hanno tratteggiato il dottor Giuseppe Munafò e l'avvocato Francesco Ferrari nello svolgere l'incarico sulle "Conseguenze derivanti dalle perdite gestionali". In estrema sintesi posto che l'ente locale non è tenuto a ripianare automaticamente le perdite gestionali registrate dal soggetto partecipato e posto che l'organo amministrativo deve indicare le motivazioni economiche per le quali non opera lo scioglimento della società ai sensi dell'art.2484 del codice civile ma propende per la ricapitalizzazione, eventuali versamenti da parte dei Comuni potranno essere erogati solo in presenza di un programma industriale che realizzi l'economicità e l'efficienza della gestione nel medio e lungo periodo.

Quale soluzione adotterà l'assemblea dei soci a oggi non è possibile dirlo. I sindaci di centrodestra si sono riuniti sabato mattina convocati da Massimo Panzeri di Merate per presentare una proposta condivisa. Quale forse lo si potrà conoscere nelle prossime ore.

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