Merate: la tecnologia sbarca in via Verdi. Sarà il tempo a dire se è stata una buona decisione
Col tono deciso del vincitore che non fa prigionieri Massimo Augusto Panzeri ha detto che la riqualificazione di via Verdi si farà, senza alcun ripensamento. Tre milioni, i soli tre pronti per essere spesi, anche se l’ordine dei fattori a livello mondiale è cambiato, anche se probabilmente nulla sarà più come prima, andranno nell’arteria a sud della città. Perché era scritto nel programma elettorale col quale PiùProspettiva ha vinto le elezioni. E pazienza se 4.168 elettori pari al 51,5% hanno scelto le altre due liste contrarie in tutto o in parte al progetto, la legge elettorale assegna spesso la maggioranza politica alla minoranza popolare così Più Prospettiva governa incontrastata col 48,56% dei consensi. Dunque la ragione è dalla parte di Massimo Augusto Panzeri, con l’auspicio che Merate possa superare i 15mila abitanti e accedere al doppio turno.
Detto questo non c’è molto altro da aggiungere. Il grande interesse dietro a questo investimento manifestato dalla popolazione si è concretizzato in meno di 30 persone che hanno seguito in diretta streaming la seduta di Commissione. In realtà tenuto conto che la Commissione non si riuniva dal settembre scorso forse una convocazione dedicata sarebbe stata più rispettosa dei tempi concessi per gli interventi. Anche per evidenziare come i rilievi acuminati espressi da Panzeri e Robbiani quando stavano all’opposizione sono diventate pieghe gibbose ora che entrambi siedono in maggioranza. Per cui prima i pini non andavano abbattuti mentre si doveva realizzare la ciclabile. Ora i pini si possono abbattere e la ciclabile non si può fare per via dei numerosi passi carrai.
Ma sono dettagli. La scelta di fondo era dove investire questo tesoretto frutto della sana gestione delle finanze comunali sin dai tempi del già dimenticato assessore al bilancio Raffaele De Sario. Noi, come noto, avremmo preferito investire tutto nella riserva lago, dragando il fondo, liberando parte del canneto, annettendo tutte le aree circostanti fino a San Rocco e oltre, creando un grande parco urbano con zone vincolate e invalicabili e percorsi vita, aree di sosta per le famiglie, soprattutto in questi tempi grami. Avremmo puntato tutto sul territorio e le sue bellezze per dare a Merate una vocazione turistica dopo aver perso quella industriale. Certo mettendo in sicurezza la via ma con qualche centinaio di migliaia di euro, non 3 milioni. Ma noi non ci siamo candidati, quindi abbiamo solo il diritto di esprimere una opinione. Saranno i posteri, tra 20 o 30 anni a giudicare se davvero è valsa la pena spendere tanti soldi per raddrizzare una strada lasciando marcire un territorio ora ancora bellissimo oppure se la scelta si rivelerà drammaticamente dannosa per la città. Nel lavoro che offriamo ai lettori ricostruendo le storie di 30 e 40 anni fa già si possono distinguere le cose buone fatte dagli errori clamorosi.
Spiace che il progetto sia nato sotto la consigliatura Massironi che, possiamo sbagliarci, crediamo avrebbe più volentieri investito sulla “sua” riserva. L’uomo ha dato molto a Merate e, secondo noi, sarebbe stato giustamente ricordato nei decenni se avesse risanato tutta la fascia a nord della città regalando ai meratesi di oggi e di domani un grande polmone verde.
Ma le cose sono andate così e ce ne faremo una ragione. Almeno Andrea Ambrogio Robbiani ha saputo inoculare nel progetto una tecnologia d’avanguardia che sicuramente darà lustro alla nostra città. Il “tocco” dell’ex sindaco è l’autentico conforto per rendere accettabile il piano che diversamente sarebbe apparso come un nuovo stradone anni sessanta. Quindi dobbiamo essere riconoscenti a Robbiani per il grande sforzo profuso nella ricerca del partner con cui realizzare la “smart road”. Ora ci attendiamo altrettanto impegno per l’ambiente, l’altra delega oltre all’innovazione tecnologica. E conoscendo la caparbietà dell’uomo siamo certi che ci riserverà buone sorprese.
Dunque buon lavoro.
P.S. Oggi compie gli anni il nostro caro amico e collega Sergio Perego che da ormai due mesi lotta per la vita in un letto dell’ospedale Manzoni. Solo due parole e un abbraccio: dai Sergio, tieni duro.
Claudio Brambilla