Confindustria: 'marcato rallentamento' già nei primi 3 mesi dell'anno, crisi attuale 'di portata gravissima'
I dati elaborati nell’ambito dell’Osservatorio rapido sui primi tre mesi dell’anno, realizzato dal Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, tracciano un quadro di marcato rallentamento rispetto al periodo ottobre-dicembre 2019. Il giudizio prevalente rimarca infatti una diminuzione per tutti gli indicatori - tra cui domanda, fatturato e scenario occupazionale - ma non fotografa ancora l’estrema gravità dello stato attuale.
Nel periodo gennaio-marzo al quale si riferisce la rilevazione, infatti, l’impatto della crisi era ancora nelle primissime fasi e i dati dell’Osservatorio non mostrano le ricadute che, di giorno in giorno, hanno avuto effetti sempre più pesanti. Ancora oggi, la dimensione reale della crisi non è pienamente quantificabile, nella sua estrema difficoltà; tanto più che si innesta su dati già sfavorevoli che mettono in luce criticità sul versante di ordini, liquidità, occupazione e previsioni.
Nelle tre province, la domanda mostra una decelerazione che interessa sia il mercato domestico, sia l’export, per oltre due terzi del campione. L’attività produttiva e il fatturato rallentano, coerentemente a quanto esaminato per gli ordini.
Il tasso di utilizzo degli impianti si attesta in media al 65,5%, dato inferiore di oltre dieci punti percentuali rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale. Anche le previsioni formulate per l’andamento generale dell’attività nel secondo trimestre dell’anno risultano diffusamente orientate alla decelerazione, così come indicato da otto imprese su dieci (80,5%).
Si aggrava, complice la fase iniziale della pandemia, la criticità legata alla ristrettezza dell’orizzonte temporale di visibilità sugli ordini che per oltre una realtà su due (52,9%) del campione non supera il mese.
A questo si accompagna il giudizio espresso riguardo alla liquidità aziendale, ritenuta migliorabile da oltre la metà del campione (51%).
L’occupazione risente della diminuzione rilevata per gli indicatori congiunturali. Nonostante il giudizio prevalente riguardi la conservazione dei livelli (70,3%), oltre una realtà su quattro (27,2%) segnala una riduzione nel corso dei primi tre mesi dell’anno.
Le previsioni per il secondo trimestre 2020 confermano sostanzialmente il quadro appena descritto.
I PRIMISSIMI EFFETTI DELLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS SULLE IMPRESE
Considerata la particolare e delicata situazione congiunturale, che nel mese di marzo si stava iniziando a manifestare, alle imprese del campione è stato chiesto di esprimere alcune considerazioni riguardanti gli effetti determinati dall’emergenza innescata dalla diffusione del Covid-19.
I dati forniscono indicazioni che non trasferiscono le dimensioni dell’impatto all'ora attuale, stante il peggioramento drastico che da marzo è inevitabilmente proseguito.
Secondo quanto rilevato, il rallentamento o la sospensione dell’attività produttiva indotta dal Coronavirus determineranno in modo strutturale un’erosione di quote di mercato sia a livello domestico, per il 37% del campione, sia sull’export, per il 49%.
L’adozione di misure per la sicurezza degli ambienti di lavoro, implementate da tutte le aziende e, per una quota pari al 10,7% del campione in misura addirittura superiore a quanto previsto a livello nazionale, ha determinato impatti sui costi e sull’efficienza delle imprese.
Per quanto riguarda l’aumento dei costi, nel 46,5% dei casi le conseguenze sono state limitate, nel 46,5% di media entità, nel 3,1% di misura elevata, mentre nel restante 3,9% non sono stati rilevati particolari impatti.
LA DOMANDA
La domanda delle imprese dei tre territori, rispetto ai livelli del quarto trimestre 2019, mostra diminuzioni che interessano sia il mercato domestico, maggiormente penalizzato, sia l’export.
Per quanto riguarda gli ordini interni il 76,7% delle realtà del campione segnala una riduzione, l’11,4% comunica stabilità mentre l’11,9% indica un aumento.
L’export è considerato in contrazione dal 65,2% delle imprese, in mantenimento per circa una realtà su cinque (19,9%) e in crescita per il restante 14,9%.
L’ATTIVITÀ PRODUTTIVA
L’indicatore associato alla produzione delle imprese di Lecco, Sondrio e Como mostra dinamiche coerenti con quanto esaminato per la domanda. Per quasi tre imprese su quattro (74,5%) si riscontra una riduzione dell’attività, per il 14,1% i livelli produttivi restano invariati rispetto al quarto trimestre 2019, mentre per il restante 11,4% in aumento.
Il tasso medio di utilizzo degli impianti si attesta al 65,5%, dato al di sotto di quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio (75,7% per la seconda metà dello scorso anno). All’interno del campione è riscontrabile un maggior impiego della capacità produttiva da parte delle imprese di medie dimensioni (in media 68,4%) rispetto a quelle fino a 50 occupati (61,5%).
Non risultano invece particolari differenze a livello settoriale. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta in media al 67% per le imprese metalmeccaniche, al 67,8% per quelle tessili mentre per le realtà degli altri settori si registra un dato pari al 61,2%.
IL FATTURATO
Anche sul versante del fatturato le realtà dei tre territori segnalano una contrazione rispetto ai livelli degli ultimi tre mesi del 2019. Per il 74,5% del campione le vendite realizzate tra gennaio e marzo sono diminuite, per il 13,4% sono rimaste stabili mentre per il restante 12,1% hanno mostrato una crescita.
LE PREVISIONI
I giudizi formulati dalle imprese lecchesi, sondriesi e comasche riguardo all’andamento del business nel secondo trimestre 2020 tracciano uno scenario complesso e fortemente orientato al rallentamento. Per oltre quattro realtà su cinque (80,5%), infatti, le previsioni risultano improntate alla diminuzione.
Per il 13,2% del campione è attesa una dinamica stabile mentre per il 6,3% è segnalata una crescita.
Sempre con riferimento alle previsioni, analizzando le ipotesi sull’andamento della capacità produttiva dei prossimi mesi (tra aprile e settembre), quasi un’azienda su due (49%) indica di attendere una diminuzione dell’utilizzo degli impianti, a fronte del 42,6% che comunica una tenuta e dell’8,4% che segnala, invece, una crescita.
Considerando gli ordini in portafoglio, le imprese dei tre territori rivelano una visibilità inferiore ad un mese nel 52,9% dei casi, di qualche mese nel 37,3% e superiore al trimestre nel restante 9,8%.
I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO E LA LIQUIDITA’
I giudizi espressi dalle imprese dei tre territori riguardo ai rapporti con gli Istituti di credito, in particolare valutando l’andamento delle condizioni praticate, delineano un quadro generalmente stabile, come indicato nell’89,2% dei casi.
Per una realtà su dieci (10,2%) si riscontra tuttavia un peggioramento delle condizioni mentre per il restante 0,6% del campione la situazione è migliorata.
Con riferimento alla liquidità aziendale, oltre un’azienda su due (51%) ritiene il quadro migliorabile, il 32,5% segnala una situazione nella norma mentre il restante 16,5% esprime soddisfazione.
LO SCENARIO OCCUPAZIONALE
Tra gennaio e marzo 2020 le imprese lecchesi, sondriesi e comasche indicano di aver registrato uno scenario occupazionale caratterizzato da una generale tenuta dei livelli rispetto all’ultimo trimestre 2019, così come confermato da oltre sette realtà su dieci (70,3%).
Si riscontra però, in caso di giudizi di variazione, un forte squilibrio tra le indicazioni di riduzione dell’occupazione (27,2%) e quelle di aumento (2,5%).
Le aspettative formulate per i prossimi mesi, pur mantenendo una prevalente quota di giudizi di stabilità, pari a circa i due terzi (64,6%) del totale, rivelano un’elevata percentuale di indicazioni di diminuzione (34,8%) mentre residuali sono le indicazioni di aumento (0,6%).
Le indicazioni prevalente di contrazione degli indicatori si rispecchiano nei dati riguardanti i territori di Lecco e di Sondrio.
“L’indagine diffusa a inizio anno aveva già fatto registrare una tendenza non positiva che avevamo commentato con preoccupazione anche guardando alla crisi della Cina, impegnata nel combattere la pandemia, e senza che potessimo ancora immaginare gli effetti devastanti che questa avrebbe avuto, dal punto di vista sanitario prima ancora che economico, sul nostro e su molti altri Paesi” - commenta il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva.
“Oggi analizziamo i dati disponibili con la consapevolezza che, stante il lasso temporale al quale si riferiscono - continua Lorenzo Riva - non trasferiscono, se non con i primi cenni, i reali effetti della crisi che stiamo vivendo e che ha proporzioni di portata gravissima. Non entro nel merito di come è stata gestita l’emergenza sanitaria, ma mi limito a considerazioni che riguardano la dimensione economica: l’Italia è stata il primo Paese europeo colpito dalla pandemia e quindi quello meno preparato, ma credo che questo non giustifichi l’opacità delle indicazioni, soprattutto iniziali, e la mancanza di un piano organico per la gestione dell’emergenza, con particolare riferimento al blocco/apertura delle attività economiche e ai molti limiti delle misure iniziali per il sostegno alle imprese. Limiti che in parte vediamo ancora adesso nel Decreto Rilancio: per quanto preveda alcuni elementi adeguati, come il taglio dell’IRAP, ci sono molti punti dedicati al sostegno ma pochi al rilancio degli investimenti e del sistema economico”.
Le rilevazioni per le province di Lecco e Sondrio evidenziano, per quanto riguarda la domanda, giudizi prevalenti in riduzione per entrambi i mercati geografici di riferimento. Quella interna è in diminuzione per il 63% del campione, stabile per il 20,3% e in aumento per il 16,7%. Per quanto riguarda l’export si registra invece un rallentamento per un’azienda su due (51%), livelli stabili per il 28,6% mentre una crescita per il 20,4%.
L’attività produttiva è in diminuzione per il 61,5% del campione, resta su livelli invariati per il 23,1% mentre aumenta per il restante 15,4%.
La capacità mediamente impiegata tra gennaio e marzo 2020 si attesta al 66,6%, anche in questo caso al di sotto di quanto esaminato nell’ambito della precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale (78,2% per il secondo semestre 2020).
Si confermano le differenze esaminate a livello dimensionale, con le realtà di piccole dimensioni che mostrano un utilizzo medio degli impianti (62,5%) inferiore a quanto registrato per le realtà più grandi (70,1%).
Per il fatturato si registra prevalenza di indicazioni di diminuzione, segnalate nel 64,8% dei casi, rispetto a quelle di stabilità (18,5%) e di aumento (16,7%).
Le previsioni confermano una generale contrazione del business rispetto a quanto esaminato tra gennaio e marzo.
Nel 72,2% dei casi, infatti, si attende un rallentamento, nel 18,5% un quadro stabile mentre nel restante 9,3% una crescita.
Per quanto riguarda le aspettative sull’utilizzo della capacità produttiva tra aprile e settembre, il 41,5% delle realtà lecchesi e sondriesi rivela una diminuzione, il 52,8% segnala livelli stabili mentre il restante 5,7% confida in una crescita.
L’orizzonte di visibilità degli ordini risulta sufficiente a garantire l’attività per un periodo di poche settimane per il 31,4% del campione, di qualche mese per quasi una realtà su due (49%) mentre per oltre un trimestre nel restante 19,6%.
Il giudizio formulato riguardo alle condizioni praticate dagli Istituti di credito si conferma principalmente orientato alla stabilità (84,9%), nonostante si rilevi un peggioramento per oltre una realtà su dieci (13,2%) e un miglioramento per il restante 1,9% del campione.
Per quanto riguarda i giudizi espressi riguardo alla liquidità, il 41,5% delle aziende indica una situazione nella norma, il 35,8% segnala un quadro migliorabile mentre il restante 22,7% rivela soddisfazione.
L’occupazione è ritenuta stabile dal 74,1% del campione, in diminuzione dal 22,2% mentre in aumento dal restante 3,7%.
A livello previsionale, il 64,8% dei giudizi si conferma improntato alla stabilità, il 33,3% indica una diminuzione mentre il restante 1,9% riguarda l’aumento.
Nel periodo gennaio-marzo al quale si riferisce la rilevazione, infatti, l’impatto della crisi era ancora nelle primissime fasi e i dati dell’Osservatorio non mostrano le ricadute che, di giorno in giorno, hanno avuto effetti sempre più pesanti. Ancora oggi, la dimensione reale della crisi non è pienamente quantificabile, nella sua estrema difficoltà; tanto più che si innesta su dati già sfavorevoli che mettono in luce criticità sul versante di ordini, liquidità, occupazione e previsioni.
Nelle tre province, la domanda mostra una decelerazione che interessa sia il mercato domestico, sia l’export, per oltre due terzi del campione. L’attività produttiva e il fatturato rallentano, coerentemente a quanto esaminato per gli ordini.
Il tasso di utilizzo degli impianti si attesta in media al 65,5%, dato inferiore di oltre dieci punti percentuali rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale. Anche le previsioni formulate per l’andamento generale dell’attività nel secondo trimestre dell’anno risultano diffusamente orientate alla decelerazione, così come indicato da otto imprese su dieci (80,5%).
Si aggrava, complice la fase iniziale della pandemia, la criticità legata alla ristrettezza dell’orizzonte temporale di visibilità sugli ordini che per oltre una realtà su due (52,9%) del campione non supera il mese.
A questo si accompagna il giudizio espresso riguardo alla liquidità aziendale, ritenuta migliorabile da oltre la metà del campione (51%).
L’occupazione risente della diminuzione rilevata per gli indicatori congiunturali. Nonostante il giudizio prevalente riguardi la conservazione dei livelli (70,3%), oltre una realtà su quattro (27,2%) segnala una riduzione nel corso dei primi tre mesi dell’anno.
Le previsioni per il secondo trimestre 2020 confermano sostanzialmente il quadro appena descritto.
I PRIMISSIMI EFFETTI DELLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS SULLE IMPRESE
Considerata la particolare e delicata situazione congiunturale, che nel mese di marzo si stava iniziando a manifestare, alle imprese del campione è stato chiesto di esprimere alcune considerazioni riguardanti gli effetti determinati dall’emergenza innescata dalla diffusione del Covid-19.
I dati forniscono indicazioni che non trasferiscono le dimensioni dell’impatto all'ora attuale, stante il peggioramento drastico che da marzo è inevitabilmente proseguito.
Secondo quanto rilevato, il rallentamento o la sospensione dell’attività produttiva indotta dal Coronavirus determineranno in modo strutturale un’erosione di quote di mercato sia a livello domestico, per il 37% del campione, sia sull’export, per il 49%.
L’adozione di misure per la sicurezza degli ambienti di lavoro, implementate da tutte le aziende e, per una quota pari al 10,7% del campione in misura addirittura superiore a quanto previsto a livello nazionale, ha determinato impatti sui costi e sull’efficienza delle imprese.
Per quanto riguarda l’aumento dei costi, nel 46,5% dei casi le conseguenze sono state limitate, nel 46,5% di media entità, nel 3,1% di misura elevata, mentre nel restante 3,9% non sono stati rilevati particolari impatti.
Con riferimento alla diminuzione dell’efficienza, nel 38,2% dei casi l’impatto è stato ridotto, nel 40,1% di media entità, nel 9,6% di entità elevata, mentre nel restante 12,1% non si sono registrati effetti.
Il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva
LA DOMANDA
La domanda delle imprese dei tre territori, rispetto ai livelli del quarto trimestre 2019, mostra diminuzioni che interessano sia il mercato domestico, maggiormente penalizzato, sia l’export.
Per quanto riguarda gli ordini interni il 76,7% delle realtà del campione segnala una riduzione, l’11,4% comunica stabilità mentre l’11,9% indica un aumento.
L’export è considerato in contrazione dal 65,2% delle imprese, in mantenimento per circa una realtà su cinque (19,9%) e in crescita per il restante 14,9%.
L’ATTIVITÀ PRODUTTIVA
L’indicatore associato alla produzione delle imprese di Lecco, Sondrio e Como mostra dinamiche coerenti con quanto esaminato per la domanda. Per quasi tre imprese su quattro (74,5%) si riscontra una riduzione dell’attività, per il 14,1% i livelli produttivi restano invariati rispetto al quarto trimestre 2019, mentre per il restante 11,4% in aumento.
Il tasso medio di utilizzo degli impianti si attesta al 65,5%, dato al di sotto di quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio (75,7% per la seconda metà dello scorso anno). All’interno del campione è riscontrabile un maggior impiego della capacità produttiva da parte delle imprese di medie dimensioni (in media 68,4%) rispetto a quelle fino a 50 occupati (61,5%).
Non risultano invece particolari differenze a livello settoriale. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta in media al 67% per le imprese metalmeccaniche, al 67,8% per quelle tessili mentre per le realtà degli altri settori si registra un dato pari al 61,2%.
IL FATTURATO
Anche sul versante del fatturato le realtà dei tre territori segnalano una contrazione rispetto ai livelli degli ultimi tre mesi del 2019. Per il 74,5% del campione le vendite realizzate tra gennaio e marzo sono diminuite, per il 13,4% sono rimaste stabili mentre per il restante 12,1% hanno mostrato una crescita.
LE PREVISIONI
I giudizi formulati dalle imprese lecchesi, sondriesi e comasche riguardo all’andamento del business nel secondo trimestre 2020 tracciano uno scenario complesso e fortemente orientato al rallentamento. Per oltre quattro realtà su cinque (80,5%), infatti, le previsioni risultano improntate alla diminuzione.
Per il 13,2% del campione è attesa una dinamica stabile mentre per il 6,3% è segnalata una crescita.
Sempre con riferimento alle previsioni, analizzando le ipotesi sull’andamento della capacità produttiva dei prossimi mesi (tra aprile e settembre), quasi un’azienda su due (49%) indica di attendere una diminuzione dell’utilizzo degli impianti, a fronte del 42,6% che comunica una tenuta e dell’8,4% che segnala, invece, una crescita.
Considerando gli ordini in portafoglio, le imprese dei tre territori rivelano una visibilità inferiore ad un mese nel 52,9% dei casi, di qualche mese nel 37,3% e superiore al trimestre nel restante 9,8%.
I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO E LA LIQUIDITA’
I giudizi espressi dalle imprese dei tre territori riguardo ai rapporti con gli Istituti di credito, in particolare valutando l’andamento delle condizioni praticate, delineano un quadro generalmente stabile, come indicato nell’89,2% dei casi.
Per una realtà su dieci (10,2%) si riscontra tuttavia un peggioramento delle condizioni mentre per il restante 0,6% del campione la situazione è migliorata.
Con riferimento alla liquidità aziendale, oltre un’azienda su due (51%) ritiene il quadro migliorabile, il 32,5% segnala una situazione nella norma mentre il restante 16,5% esprime soddisfazione.
LO SCENARIO OCCUPAZIONALE
Tra gennaio e marzo 2020 le imprese lecchesi, sondriesi e comasche indicano di aver registrato uno scenario occupazionale caratterizzato da una generale tenuta dei livelli rispetto all’ultimo trimestre 2019, così come confermato da oltre sette realtà su dieci (70,3%).
Si riscontra però, in caso di giudizi di variazione, un forte squilibrio tra le indicazioni di riduzione dell’occupazione (27,2%) e quelle di aumento (2,5%).
Le aspettative formulate per i prossimi mesi, pur mantenendo una prevalente quota di giudizi di stabilità, pari a circa i due terzi (64,6%) del totale, rivelano un’elevata percentuale di indicazioni di diminuzione (34,8%) mentre residuali sono le indicazioni di aumento (0,6%).
Le indicazioni prevalente di contrazione degli indicatori si rispecchiano nei dati riguardanti i territori di Lecco e di Sondrio.
“L’indagine diffusa a inizio anno aveva già fatto registrare una tendenza non positiva che avevamo commentato con preoccupazione anche guardando alla crisi della Cina, impegnata nel combattere la pandemia, e senza che potessimo ancora immaginare gli effetti devastanti che questa avrebbe avuto, dal punto di vista sanitario prima ancora che economico, sul nostro e su molti altri Paesi” - commenta il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva.
“Oggi analizziamo i dati disponibili con la consapevolezza che, stante il lasso temporale al quale si riferiscono - continua Lorenzo Riva - non trasferiscono, se non con i primi cenni, i reali effetti della crisi che stiamo vivendo e che ha proporzioni di portata gravissima. Non entro nel merito di come è stata gestita l’emergenza sanitaria, ma mi limito a considerazioni che riguardano la dimensione economica: l’Italia è stata il primo Paese europeo colpito dalla pandemia e quindi quello meno preparato, ma credo che questo non giustifichi l’opacità delle indicazioni, soprattutto iniziali, e la mancanza di un piano organico per la gestione dell’emergenza, con particolare riferimento al blocco/apertura delle attività economiche e ai molti limiti delle misure iniziali per il sostegno alle imprese. Limiti che in parte vediamo ancora adesso nel Decreto Rilancio: per quanto preveda alcuni elementi adeguati, come il taglio dell’IRAP, ci sono molti punti dedicati al sostegno ma pochi al rilancio degli investimenti e del sistema economico”.
“Sicuramente non possiamo cambiare la gestione del periodo che ci siamo lasciati alle spalle, ma gli errori devono imporre un cambio di rotta e alle Istituzioni continueremo a chiedere un atteggiamento diverso e più attento all’industria” - conclude Lorenzo Riva. “Alla capacità di reazione e resilienza del sistema imprenditoriale del territorio guardo invece con molta fiducia: le preoccupazioni dovute alla scarsità degli ordini, ai problemi di liquidità, alle incertezze del mercato non ci hanno scoraggiati e le aziende stanno reagendo con coraggio allo shock, ma non possono farcela da sole e senza strategie di rilancio che guardino oltre l’immediato”.
“Il tema occupazione è ovviamente molto caldo in questo periodo - evidenzia il Direttore Generale di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori - e i prossimi mesi saranno cruciali per verificare le conseguenze della crisi, ancora non palesi in questa edizione dell’Osservatorio che, comunque, evidenzia un calo nelle previsioni. La cassa integrazione, pur con tutti i limiti dati dai ritardi nell’erogazione, ha sinora contribuito ad attenuare gli effetti sui lavoratori. Sicuramente le imprese stanno facendo enormi sforzi per preservare la competitività e, di conseguenza, i livelli occupazionali, ma serve un piano che guardi almeno al medio periodo per uscire da una congiuntura economica così grave”.
Il direttore di Confindustria Lecco e Sondrio Giulio Sirtori
Le rilevazioni per le province di Lecco e Sondrio evidenziano, per quanto riguarda la domanda, giudizi prevalenti in riduzione per entrambi i mercati geografici di riferimento. Quella interna è in diminuzione per il 63% del campione, stabile per il 20,3% e in aumento per il 16,7%. Per quanto riguarda l’export si registra invece un rallentamento per un’azienda su due (51%), livelli stabili per il 28,6% mentre una crescita per il 20,4%.
L’attività produttiva è in diminuzione per il 61,5% del campione, resta su livelli invariati per il 23,1% mentre aumenta per il restante 15,4%.
La capacità mediamente impiegata tra gennaio e marzo 2020 si attesta al 66,6%, anche in questo caso al di sotto di quanto esaminato nell’ambito della precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale (78,2% per il secondo semestre 2020).
Si confermano le differenze esaminate a livello dimensionale, con le realtà di piccole dimensioni che mostrano un utilizzo medio degli impianti (62,5%) inferiore a quanto registrato per le realtà più grandi (70,1%).
Per il fatturato si registra prevalenza di indicazioni di diminuzione, segnalate nel 64,8% dei casi, rispetto a quelle di stabilità (18,5%) e di aumento (16,7%).
Le previsioni confermano una generale contrazione del business rispetto a quanto esaminato tra gennaio e marzo.
Nel 72,2% dei casi, infatti, si attende un rallentamento, nel 18,5% un quadro stabile mentre nel restante 9,3% una crescita.
Per quanto riguarda le aspettative sull’utilizzo della capacità produttiva tra aprile e settembre, il 41,5% delle realtà lecchesi e sondriesi rivela una diminuzione, il 52,8% segnala livelli stabili mentre il restante 5,7% confida in una crescita.
L’orizzonte di visibilità degli ordini risulta sufficiente a garantire l’attività per un periodo di poche settimane per il 31,4% del campione, di qualche mese per quasi una realtà su due (49%) mentre per oltre un trimestre nel restante 19,6%.
Il giudizio formulato riguardo alle condizioni praticate dagli Istituti di credito si conferma principalmente orientato alla stabilità (84,9%), nonostante si rilevi un peggioramento per oltre una realtà su dieci (13,2%) e un miglioramento per il restante 1,9% del campione.
Per quanto riguarda i giudizi espressi riguardo alla liquidità, il 41,5% delle aziende indica una situazione nella norma, il 35,8% segnala un quadro migliorabile mentre il restante 22,7% rivela soddisfazione.
L’occupazione è ritenuta stabile dal 74,1% del campione, in diminuzione dal 22,2% mentre in aumento dal restante 3,7%.
A livello previsionale, il 64,8% dei giudizi si conferma improntato alla stabilità, il 33,3% indica una diminuzione mentre il restante 1,9% riguarda l’aumento.