Osnago, Galimberti della tessitura Lamperti: il futuro della ristorazione poggia su 4 driver, uno è la tovaglia in tessuto

Non è per nulla ottimista Heini Galimberti, amministratore delegato della Tessitura Carlo Lamperti & Figli di Osnago e ha buoni motivi per non esserlo vista la difficile situazione che stanno attraversando le aziende tessili e in particolare quelle che producono tovaglieria per ristorazione. L'azienda, che esporta l'85% della produzione, è chiusa. Il lockdown ha fermato bar e ristoranti, ma anche alberghi e strutture ricettive di ogni altro tipo e di conseguenza la tessitura ha dovuto a sua volta interrompere la produzione.

"Sopravviveremo al Covid-19 ma moriremo di fame - ha esordito l'imprenditore a capo del polo logistico della Tessitura Lamperti di Osnago e dell'azienda di produzione in Turchia - perché purtroppo siamo nelle mani di incapaci bravi a fare annunci e niente di più. Non hanno capito che il turismo e la ristorazione sono la fabbrica più grande di questo Paese. Fermare bar, ristoranti, bed and breakfast , pizzerie e alberghi e tutto l'indotto che ci gravita attorno significa farci morire di fame. E non mi riferisco ovviamente solo a noi che realizziamo tovaglie, ma penso a tutti gli altri attori della filiera, da chi produce alimenti e  bevande a chi presta la propria mano d'opera".

Heini Galimberti all'inizio della pandemia ha preso la tela più bella che la sua azienda produce e grazie alla collaborazione di un artigiano ha confezionato delle mascherine che poi ha regalato al comune di Osnago, di Imbersago e di Lomagna... Per lui è stato un gesto spontaneo, un modo per essere vicino alla comunità dove l'azienda è nata ormai 160 anni fa. "I dipendenti sono tutti in cassa e come azienda abbiamo deciso di anticipare  le spettanze  della cassa integrazione. Anche in Turchia, dove abbiamo lavorato anche tutto lo scorso mese abbiamo fermato la produzione. Soprattutto non ha senso questo spargere soldi a pioggia come sta facendo il Governo con somme irrisorie, sempre che arrivino. Bisogna individuare quattro settori ritenuti strategici e portanti per il Paese e sottoporre al tampone tutti quelli che dovevano uscire di casa. Invece come sempre sono stati fatti grandi proclami e poi si sono scelte soluzioni confuse e complesse. Abbiamo delle eccellenze nel nostro Paese che vanno dall'enogastronomia, alla biodiversità, al patrimonio archeologico dei tremila anni di storia da raccontare. Sono settori che andavano tutelati, invece si è preferito chiudere tutto".




Heini Galimberti


Ormai siamo alla vigilia della riapertura. 
"Sono preoccupatissimo per questo momento. Sarà qui che inizierà la vera conta dei morti e dei feriti. Il nostro Paese ad esempio è caratterizzato da tante microaziende nel settore della ristorazione. A causa del distanziamento che dovranno rispettare, con ogni probabilità la maggior parte è destinata a chiudere. Penso a quanti hanno investito i loro soldi in attività perché hanno creduto nelle loro capacità e non sono stati per nulla tutelati, e da un giorno all'altro sono stati costretti a chiudere senza garanzie nè certezze per il futuro. Nel nostro Paese ci sono i dipendenti pubblici che sono di serie A e sono i più tutelati, poi ci sono i dipendenti privati, loro sono di serie B, perché sono parzialmente tutelati. Infine ci sono i liberi professionisti e gli imprenditori, che sono di serie C, loro non hanno tutele e devo arrangiarsi da soli. La fase più difficile deve ancora arrivare...".


Il Governo però ha stanziato somme importanti per finanziare le imprese e le aziende, che possono ricorre a dei prestiti garantiti dallo Stato. 
"Peccato che le banche non ne sappiano ancora nulla. Inoltre la responsabilità resta in capo agli istituti di credito i quali quindi devono fare un'istruttoria. In pratica le banche ti dicono i soldi te li diamo però adesso aspetta... I finanziamenti servono ora non tra un anno. Anche in questo caso è prevalsa la logica dei proclami e degli annunci. Nel nostro Paese abbiamo delle eccellenze che tutti ci invidiano ma non sappiamo raccontarle e soprattutto non le sappiamo tutelare".


Il dottor Galimberti è però convinto che l'emergenza Covid-19 rappresenti uno straordinario spartiacque destinato a segnare un prima ed un dopo, nel mondo della ristorazione. "Ne sono molto convinto. Perchè ritorneremo in un ristorante o in un albergo piuttosto che in un altro? Perché il ristoratore o l'albergatore saranno stati capaci di creare un nuovo rapporto fiduciario con il cliente. Lasciamo da parte le polemiche, la distanza all'interno del locale, il plexiglas... Se io ristoratore non costruirò un nuovo rapporto di fiducia con il mio cliente avrò il locale vuoto. Sono convinto che i driver attraverso i quali passerà questo nuovo rapporto sono quattro: l'Haccp, lo stato di salute di tutte le persone all'interno del ristorante, l'attenzione all'ecologia e al biologico e la sanificazione del ristorante. L'Haccp fino ad ora è stata vissuta come un costo, invece ha una valenza straordinaria perché è quello strumento che consente a me ristoratore di dimostrare che tutto quello che io faccio è rispettoso di procedure e normative che garantiscono che i prodotti che metto in tavola sono sani. Il secondo driver è quello ecologico, sempre di più c'è una tendenza all'ecologico, al bio. Io ristoratore dovrò dimostrare che il mio mondo ha una componente ecologica e di rispetto dell'ambiente. Il terzo sono le condizioni di salute delle persone, il ristoratore deve trovare e garantire un sistema per dimostrare che coloro che sono all'interno del locale sono sani e tutelati. Possono esserci tutte le distanze e le barriere che si vuole, ma se io non ho la certezza che tutto il personale è in salute difficilmente entro in quel locale. Stanno cominciano ad arrivare gli strumenti per offrire queste garanzie, ad esempio un termometro che misuri la temperatura a tutti quelli che entrano. L'ultimo driver è la sanificazione. Io devo avere la certezza che tutte le superfici del ristorante siano sanificate tra un servizio e l'altro...".


Secondo Heini Galimberti c'è un elemento di sintesi dei quattro driver che è rappresentato dalla tovaglia, ma anche dai tovaglioli. Non una semplice tovaglia, ma una tovaglia in stoffa...
"Perché la tovaglia di cotone o realizzata con fibre naturali? Per un motivo molto semplice: perché la tovaglia in una lavanderia industriale viene lavata a 80 gradi, utilizzando il cloro e l'acqua ossigenata e quindi sono estremante certo della sanificazione, poi come se non bastasse viene stirata su un mangano a 180 gradi. Non esiste virus o battere che riesce a sopravvivere agli 80 gradi del lavaggio, al cloro, all'acqua ossigenata e ai 180 gradi della stiratura. Quella tovaglia lì è sicuramente sanificata. Non solo, risponde anche al driver dell'ecologia, perché per fare una tovaglietta di carta è necessario che la pianta sia tagliata, mentre per ottenere il cotone basta cogliere i frutti della pianta. Il tovagliolo di carta e la tovaglietta devono essere smaltiti mentre la tovaglia di cotone viene lavata e riutilizzata. Questo ci apre un mondo di nuove possibilità, ovvero abbiamo l'opportunità di recuperare quella clientela che usa la carta o addirittura non usa niente".

Al pessimismo dell'ad della Tessitura Lamperti fa da contraltare l'inventiva e la determinazione, tipiche doti dei brianzoli. "Ci muove la passione e l'onestà, per questo motivo sono certo che alla fine supereremo le difficoltà e ne usciremo anche questa volta".  
La sfida alla Tessitura Lamperti è già iniziata.
Angelo Baiguini
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