Merate, Terragni: abbiamo chiuso con la domanda in crescita. Il futuro? Noi siamo positivi, ma il tessile è in profonda crisi

"Quando la Cina si è fermata per l'epidemia, la mole di lavoro per noi è aumentata incredibilmente, in quanto il Paese non era più in grado di garantire l'export di filati e quindi molti si sono rivolti a noi...  Per questo è stato triste chiudere quando a marzo ci è stato imposto il lockdown".

Pietro Terragni, imprenditore di Merate, gestisce con la famiglia due torciture, la "Lei Tsu", azienda storica con sede a Bellusco rilevata nel 1954 dal nonno, e una in Valtellina dal 1988. Lo stop imposto dall'emergenza Coronavirus ha fermato anche i macchinari dell'industria tessile, che da decenni non conosceva interruzioni. "La nostra è un'azienda che lavora a ciclo continuo per 365 giorni l'anno e la produzione è strutturata su tre turni. Che io ricordi non era mai successo prima di fermare l'attività. D'altro canto questa volta non abbiamo avuto scelta...".



L'imprenditore Pietro Terragni


Quali ripercussioni ha avuto il blocco della produzione in un momento di grande richiesta di filati?
"Direi meno peggio del previsto, in effetti non ha causato problemi irrisolvibili, essendosi fermate tutte le aziende che solitamente riforniamo. E' stato un dispiacere fermarci in un momento in cui dopo anni difficili il tessile stava finalmente andando bene. Noi come altri abbiamo riaperto lunedì, mi ha stupito vedere che è stato come se per queste settimane il tempo si fosse fermato. E' stato come se la situazione si fosse congelata. Abbiamo riaperto da dove avevamo chiuso. E' stata una parentesi... Noi produciamo anche filati per arredamento, che hanno tempi di produzione e consegna molto lunghi, quindi non risentiranno eccessivamente della chiusura. Invece per i filati destinati all'abbigliamento il periodo lockdown ha coinciso con le fasi finali dell'estivo e con l'inizio dell'invernale, quindi non abbiamo avuto grossi problemi. Quello che però è letteralmente sparito è il settore che noi chiamiamo "pronto moda", ovvero i filati destinati ai mercati e alle catene. Gli ordini non erano ancora stati effettuati e non lo saranno mai, perché le grandi case di abbigliamento hanno ancora i negozi chiusi. Quella parte di ordini non c'è stata e non ci sarà, su questo purtroppo dobbiamo metterci il cuore in pace".


Ovviamente per la ripresa avete predisposto tutte le misure di prevenzione per ridurre al minimo il rischio di contagio.
"A Bellusco lavorano circa quaranta dipendenti distribuiti su tre turni per sette giorni la settimana e inoltre la produzione avviene utilizzando macchinari di grosse dimensioni e questo di fatto garantisce un sufficiente distanziamento tra gli addetti. Purtroppo abbiamo un nostro dipendente, un bravissimo meccanico, che è morto per il Coronavirus, si tratta di un meccanico che soffriva già di altre patologie e che probabilmente si è infettato prendendosi cura dei genitori. In tre giorni da quando si è ammalato se ne è andato. Ci è spiaciuto molto, l'azienda intera piange la sua perdita...".

Immagini tratte dal sito dell'azienda Lei Tsu


A parte questo triste evento, non è quindi uno scenario eccessivamente drammatico quello in cui vi trovate ad operare oggi.
"La nostra azienda come ho detto si è trovata a fare i conti con un vuoto produttivo. I nostri filati vengono utilizzati per divani, per tende, che non sono prodotti stagionali. Per assurdo approfittando della chiusura qualcuno ha colto l'occasione per rinnovare gli arredi e quindi attualmente abbiamo un buon carico di lavoro. Ma ci sono altri settori del tessile che stanno risentendo pesantemente di questo stop forzato. Le aziende che lavorano per il settore dell'automotive, un comparto che già prima dell'emergenza sanitaria navigava in cattive acque, con la chiusura totale dei mercati ha visto crollare le nuove immatricolazioni e di conseguenza l'intero settore sta agonizzando. Ci sono poi le tessiture che producevano tessuti per lenzuola e tovaglie che con ristoranti e alberghi chiusi non hanno ordini".


Ma il clima generale qual è? Ci sono aspettative positive a breve termine?
"Parlando con i clienti e i fornitori ho registrato due modi diversi di interpretare il momento attuale.  Gli imprenditori della mia generazione sono positivi, quelli più avanti con gli anni invece sono un po' più pessimisti. Questo momento è stato vissuto molto male da tutti comunque, soprattutto da quelli che hanno aziende di famiglia come noi, anche perché che io ricordi da quando ci siamo convertiti totalmente alla trasformazione dei filati sintetici non abbiamo mai fermato la produzione neppure un giorno, fino al lockdown...".


Operando nel settore tessile non avete pensato, come hanno fatto molti, di produrre mascherine?
"No, perché non avevamo il codice Ateco idoneo e i clienti che ce lo hanno chiesto non erano a loro volta certificati, per noi risultava quindi impossibile avviare una produzione di mascherine a norma.  Abbiamo però aiutato quei clienti che hanno scelto di produrre mascherine fornendo il supporto necessario".



Parlando invece della nostra città, che idea si è fatto su come è stata gestita l'emergenza?
"Abbiamo avuto modo tutti di renderci conto dell'enorme sforzo fatto dall'ospedale di Merate.  Per tre settimane, abitando vicino al Mandic, non si sentiva altro che le sirene delle ambulanze... Direi che sono stati tutti molto bravi, purtroppo è morta tanta gente anche se non di Merate".


Per quanto riguarda l'operato dell'Amministrazione comunale qual è la sua opinione?
"Direi che in città hanno affrontato l'emergenza in modo normale, per quanto possa essere normale un periodo simile. Si tratta di una situazione del tutto inattesa che ovviamente ha trovato tutti impreparati. C'è stato qualche sindaco del territorio che ha fatto qualcosa in più, Merate invece ha fatto il minimo sindacale. Certo, ci sono stati degli scivoloni, ma ci sono stati sia di qua che di là...".  

Immaginiamo che il riferimento sia alla maggioranza sia  all'opposizione. E in effetti in queste settimane l'Amministrazione comunale tutta, sta camminando su un sentiero molto sdrucciolevole.
Angelo Baiguini
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