La gigantesca presa in giro dei fondi statali alle imprese sotto la ''forca'' delle banche
Poi però basta una pausa tra la lettura di un articolo e l'altro, entrambi grondanti miliardi, per comprendere che, semmai ci saranno, questi fondi sono tutti a debito. E allora finalmente la luce fu.
I Comuni annunciato aiuti, ma con buoni spesa statali, assicurano concessioni sulla Tari, ma soltanto in termini di differimento delle rate, anche se per due mesi i negozianti non hanno prodotto un chilo di immondizia stando chiusi. Altri provvedimenti non se ne vedono.
La regione straparla di fondi a disposizione - e i partiti di riferimento emettono comunicati trionfanti - dimenticando che sono soldi dei lombardi accumulati con addizionali, balzelli, imposte varie, tasse, Irap (che nessuno si sogna di toccare, un'imposta che si paga anche col conto economico in perdita).
E poi le banche. E qui lo spettacolo è davvero sconfortante. Per avere i famosi 25mila euro "subito sul conto" occorre compilare quattro modelli di cui uno di ben 13 pagine, indicare l'attivo dello stato patrimoniale, come fosse una cosa nota a tutti, produrre l'Unico 2019 redditi 2018 o un bilancio corredato di nota integrativa se si tratta di una società di capitali. Il tasso generalmente è attorno all'1 - 1,15%, senza altre spese. Tempi per la delibera almeno 15 giorni.
Per ottenere i fondi del "Cura Italia" o del decreto "Liquidità", la trafila è sostanzialmente uguale a quella, già indegna, che si deve percorrere per ottenere un finanziamento a medio, lungo termine. Facciamo qualche esempio. Ubi banca, quella di "Fare banca per bene", Intesa, Popolare Emilia Romagna, chiedono variamente una relazione sullo stato di fatto, gli elementi connessi al Covid e un budget finanziario mensilizzato con entrate da clienti, pagamenti a fornitori, dipendenti, spese, generali, previsioni su insolvenze, persino un'ipotesi di ebitda. Poi ci sono il solito allegato 4 e 4 bis da compilare, più le autocertificazioni. Il tutto richiede almeno un mese per l'istruttoria. E infine si arriva ai tassi: raramente sotto l'1,25% con spese di istruttoria che oscillano tra lo 0,35 e lo 0,75% , penali elevate in caso di estinzione anticipata, durate tra 60 e 72 mesi con preammortamento (si pagano solo gli interessi) tra 12 e 24 mesi. Se si ricorre alla garanzia della Sace, il costo è di 42.500 euro ogni milione di finanziato. Oltre, naturalmente a tutti i costi prima elencati.
Finita la pausa di riflessione ci si rende conto di quanto sia gigantesca la presa in giro. Centinaia di pagine di decreti per non spostare nulla rispetto a una procedura bancaria consolidata. Se non meriti il finanziamento non lo ottieni. A meno appunto di ricorrere alle coperture Sace con l'accollo degli ulteriori costi.
Quello che davvero serve, cioè un finanziamento a fondo perduto, sul modello svizzero e tedesco, non c'è. Tutto è a debito, per lo Stato che, al di là della chiacchiera sulla tenuta dei fondamentali, è vicino alla bancarotta e per le imprese che sperano di recuperare qualcosa in termini di ricavi e margini perché finito il periodo di preammortamento si dovranno reperire i soldi per rimborsare le rate.
E allora, forse, la vera crisi esploderà. E sarà quella - caro Gallera - la vera bomba.