L’ospedale accende gli animi ma il senso di appartenenza rischia di rendere miopi

Caro direttore

L'essere sempre molto preso e non accedere a nessun social un po' tradisce la natura del tuo giornale aperto pionieristicamente vent'anni orsono e un po' ti impedisce, non potendo essere ovunque, di cogliere spunti decisamente interessanti e spesso davvero umoristici.

L'altra sera a Sartirana il sindaco uscente ha dovuto intervenire a sostegno di quello (forse) entrante sul tema caldissimo dell'ospedale. Addirittura l'uscente si è preso la briga di fotocopiare un testo frutto del confronto tra i sindaci e i capi dell'azienda ospedaliera distribuendolo tra i (pochi) presenti.

Una difesa d'ufficio più di se stesso che del candidato sindaco secondo il quale va tutto bene in largo Mandic. Una difesa che si rende necessaria alla luce delle continue notizie, che certo non sono gonfiate come vorrebbe il leghista incoronato, di riduzioni, spostamenti verso Lecco di personale, mancate sostituzioni ecc.

Come sai il mantra di questi personaggi è che l'ospedale non chiude e chi lo dice è un bugiardo. Peccato che nessuno lo dice. Tendono a ingigantire un allarme per farlo fallire. Vecchia tattica, la insegnava Joseph Goebbels: ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.

Noi, intendo dire chi da vicino o da lontano segue le vicende del Mandic, sa che l'ospedale non chiude, semplicemente lo si rende meno attraente così i numeri calano, i budget non vengono raggiunti, gli standard regionali neppure e allora, ma solo allora, qualcosa si dovrà fare. E non saranno le fotocopie del sindaco uscente a fermare il bisturi.

Vedi avendo poco da fare e accedendo ai social ho potuto così assistere via FB allo show del sindaco uscente corroborato da quello (forse) entrante e da un Franco Lana davvero in gran spolvero.

Ma sai in che cosa mi sono esercitato questa mattina dopo aver goduto del filmato su FB? Sono andato a guardare l'età dei "nostri" primari, giusto per sapere per quanto ancora guideranno i reparti e come l'ospedale affronterà le sfide dei prossimi anni.

Ti dico subito che in chirurgia generale c'è un Marco Confalonieri, classe 1968, oggi facente funzioni (dopo il pensionamento del suo maestro Pierluigi Carzaniga) cui dobbiamo augurare per il bene del reparto e dello stesso presidio di vincere il concorso di primario. Un esterno sarebbe una jattura terribile.

In Pronto soccorso abbiamo un altro "giovane" che meriterebbe la promozione a capodipartimento emergenza urgenza, Giovanni Buonocore, classe 1966. Credo che nessuno meglio di lui possa fare in quel servizio tanto discusso e tanto importante.

Altri due "giovani" sono Stefano Maggiolini, primario di Cardiologia, classe 1963 e Maddalena Satta, responsabile di Otorinolaringoiatria, classe (non me ne voglia) 1967.

Endoscopia, Oculistica, Oncologia, Medicina di Laboratorio sono tutti servizi diretti da personale di stanza al Manzoni.

E arriviamo ai primari che definiremo un po' "anziani". Nel senso che entro uno, due o tre anni, potrebbero andare in pensione. Ed è qui il cuore del problema, caro direttore, o almeno un ventricolo che i "rassicuratori popolari" ignorano o fingono di ignorare.

Rataggi Marco, capodipartimento Emergenza-urgenza, Rianimazione e Anestesia, classe 1954.

Milani Rodolfo, capodipartimento Immagini, terapia radiante, classe 1952.

Morando Francesco, primario Pediatria, classe 1955

Spreafico Alessandro, primario Ortopedia Traumatologia, classe 1957

Lorusso Vincenzo, primario Neurologia, classe 1959

Del Boca Gregorio, primario Ostetricia Ginecologia, classe 1956

Crespi Stefano, primario Medicina generale, classe 1958.

Indubbiamente si tratta di professionisti di grande valore e notevolissima esperienza però è chiaro che non rappresentano il futuro del presidio. C'è da augurarsi che nessuno di questi soggetti voglia sfruttare quota 100, altrimenti una buona metà andrà in pensione entro fine anno. E comunque l'obbligatorietà scatta con il raggiungimento dei requisiti della "Fornero": 40 anni di anzianità contributiva o 67 anni di età. E a quel punto, come è successo al professor Carzaniga (classe 1952) che ha dovuto andare in pensione e al dottor Marco Bernardi "luminare" della chirurgia pediatrica che ha reso il Mandic polo di attrazione interregionale. Anche se forza, intelletto, capacità e esperienza avrebbero consigliato di tenerlo in servizio ancora per un po' di anni.

Ecco, di questo non ne parla nessuno, si elencano i finanziamenti della regione agli edifici, tra l'altro nulla di recente, tutti stanziamenti che risalgono ormai a 6-8 anni fa solo che i relativi lavori sono stati avviati tardi o non sono ancora partiti e si citano rassicurazioni verbali e protocolli che possono essere disattesi con due righe dall'assessorato regionale alla sanità di cui i direttori generali sono soltanto i bracci operativi.

Insomma, caro direttore, mi sa che la vicenda ospedale terrà banco ancora nelle prossime due settimane. E per non scottarsi il sindaco (forse) entrante dovrebbe dare meno retta a quello uscente e riposizionarsi sul sentire comune. Che non vuol dire fare allarmismi ma neppure mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi.

Matrix
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