Sartirana: la leggenda del pellegrino rifiutato diventa una statua intagliata in un pioppo

Il viso è rivolto verso il lago. Quel lago formatosi sopra le case del paese che gli chiuse le porte in faccia e non gli offrì ospitalità a parte una vedova che, commossa per il suo stato malandato e stanco, lo rifocillò dandogli un giaciglio per la notte. E avendo così salva la vita per quel suo gesto caritatevole.
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A fare memoria di questa leggenda sarà il pellegrino intagliato nel tronco del pioppo, danneggiato dagli eventi atmosferici dello scorso agosto, che si trova sul lato ovest dello specchio lacustre, proprio dove la strada scende da via Volta e incontra il sentiero, a un centinaio di metri dal ponticello.
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Flavio Fumagalli

Da qualche settimana ci sta lavorando Flavio Fumagalli, in arte “zerobacco”, autista in pensione che ha trovato nella scultura del legno una passione appagante e in cui riesce anche davvero bene.

Con Costante Ghezzi e altri volontari ha già dato forma e vita al ranocchio e al picchio sull'altra sponda così come a un airone posto al limitare della zona chiusa e alla realizzazione ancora più imponente con tre gufi, uno reale, una farfalla e una civetta posti lungo il tronco di un platano secolare da 6 metri.

L'ultima fatica è proprio questo pellegrino che con la motosega e gli scalpelli apposta per il legno, il signor Flavio sta intagliando da qualche settimana, con il ritardo portato dal maltempo.

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Una passione la sua ma anche un desiderio di dare un significato a dei tronchi morti che, invece di essere rasi al suolo, diventano statue, simboli e rendono plastici gli animali che popolano la riserva.

Conquistandosi scatti a raffica di cellulari e macchine fotografiche.
LA LEGGENDA
(da www.lagodisartirana.it)

C’era una volta un pellegrino vecchio e stanco; era in cammino da molto tempo senza essersi fermato in alcun luogo. Si narra che quando giunse a Sartirana, molti e molti secoli or sono, il lago non esistesse ancora ed il paese si adagiasse in una ridente valle dove i contadini vivevano felici con le loro famiglie.

Era già tardo pomeriggio quando il pellegrino giunse nel centro abitato. Il poveretto girava e rigirava per le vie del paese in cerca di ospitalità.

Il cuore di tutti era così indurito che nessuno gli volle prestare attenzione; anzi, tutti, a cominciare dai bambini, presero a deriderlo. Persiane e porte di ogni casa gli venivano chiuse in faccia. Le madri, benché affaccendate nei lavori domestici, correvano a vederlo e nascondevano i figli sotto i propri grembiuli. C’era anche chi, ancor più timoroso, si nascondeva dietro gli stipiti delle porte e lo guardava passare mogio e triste con quel cappello scuro calcato sulla testa, la lunga barba, i piedi nudi, il bastone, la bisaccia un po’ logora ed un pastrano consumato dai tarli e dagli anni.

Però, proprio mentre stava passando davanti all’ultima casa, una porta si aprì e sul ballatoio comparve una donna di mezza età.

Era rimasta vedova da alcuni anni ed abitava sola con i figli.

Subito, vedendolo così sporco e stanco, offrì ospitalità al pellegrino.

Quando fu l’ora di andare a dormire, la vedova lo accompagnò nella camera che aveva preparato.

Egli la ringraziò commosso e si coricò contento.

Anche la donna andò subito a dormire e quella le sembrò proprio una notte tranquilla. Al mattino però, una visione straordinaria le doveva apparire davanti agli occhi; infatti, alzatasi di buon’ora, dopo aver aperto la finestra, al posto del paese vide che c’era un lago: delle case e dei suoi abitanti non era rimasta traccia.
S.V.
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