Merate: tre studenti e un prof del Viganò a Bruxelles con il comitato 3 ottobre per non dimenticare le vittime del mare

Le loro esistenze si sono dissolte nelle acque del mare Mediterraneo, consumate dalle correnti o mangiate dai pesci. Non hanno una tomba e un luogo dove i loro cari possano piangerne il destino. Per le salme recuperate non ci sono nomi né identità ma solo numeri a indicare il cumulo di terra che le ricopre.
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Sono migliaia i morti nei viaggi della speranza per arrivare sulle coste italiane e in loro memoria, in una delle tragedie più grandi del mare, è sorto il “Comitato 3 ottobre” in ricordo delle 368 vittime al largo di Lampedusa. Un ente nato non solo per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla tematica della migrazione ma per fare anche qualcosa di più concreto: chiedere che le istituzioni si impegnino per dare dignità e restituire l'identità ai cadaveri raccolti nel mare e dare risposte alle loro famiglie.
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Carlotta Dodero, Roberto Ripamonti, Cristian Acquaviva con il professor Saverio Catalano

Particolarmente sensibile alla tematica è l'istituto Viganò che anche quest'anno, dal 5 al 7 marzo, ha visto tre studenti partecipare all'iniziativa promossa presso il parlamento europeo a Bruxelles, nell'ottica di condividere con altri giovani pensieri, riflessioni, esperienze.
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Carlotta Dodero, Roberto Ripamonti, Cristian Acquaviva con il professor Saverio Catalano hanno dunque preso parte al progetto “Semi di Lampedusa” facendo una esperienza che hanno definito profonda e potente.

A Bruxelles hanno incontrato il deputato Pietro Bartolo che ha portato la sua esperienza in quanto responsabile sanitario delle prime visite ai migranti che sbarcavano sulla sua isola, Lampedusa, tra il 1992 e il 2019.

Un'altra testimonianza è arrivata da Tatiana Bucci, sopravvissuta ai lager, vittima degli esperimenti medici del dottor Mengele, vittima di un'altra emergenza umanitaria consumatasi qualche decennio fa.
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Particolarmente toccante è stata la rappresentazione teatrale che nelle parole, nei gesti, nella musica ha raccontato le tragedie del mare.
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I ragazzi meratesi con il professore e con Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre, eritreo giunto dopo quattro anni di peregrinare da un campo profughi all'altro dell'Africa in Italia con un barcone 

Davanti al parlamento è stato poi inscenato un flash mob per chiedere l'attivazione delle istituzioni per l'identificazione dei morti e una maggiore attenzione e sensibilità nelle ricerche che spesso vengono chiuse subito dopo il naufragio.
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“E' stata una esperienza potente” hanno raccontato i ragazzi di ritorno dal viaggio “abbiamo avuto la possibilità di ascoltare testimonianze molto forti e toccanti, da chi è sopravvissuto e ha perso parenti stretti e ancora oggi non ha una tomba dove portare un fiore. Sono state narrazioni drammatiche che ci hanno aperto gli occhi e fatto capire che non se ne parla abbastanza e non si hanno idee chiare su quello che succede. Non esiste un registro europeo delle vittime del mare, non si sa chi siano e quanti sono esattamente i morti: eppure sono persone come noi, con i loro diritti e l'aspirazione a una vita migliore. I cadaveri recuperati sono diventati dei numeri, senza una identità”.
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Lo scorso anno, sempre a marzo, gli studenti del Viganò avevano potuto ascoltare la testimonianza di Vito Fiorino che salvò 47 persone caricandole sulla sua barca, la Gamar, al largo di Lampedusa.

Un incontro molto toccante che aveva segnato i ragazzi, rimasti per oltre un'ora ad ascoltarlo in silenzio, non perdendosi nessuna delle sue parole.
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S.V.
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