Comodamente sedute/119: oggi come allora ''Giù le mani dai giovani!''

Da quando sono diventata Consigliere comunale, tra i vari impegni che ho assunto, ce ne è uno, anzi due, ai quali tengo in modo particolare, che riguardano le cerimonie di commemorazione che si svolgono il 4 Novembre, giornata simbolo della nostra Nazione durante la quale facciamo memoria dei caduti e dei dispersi di tutte le guerre,  e il 25 Aprile, data che simboleggia la presa di coscienza, la ribellione e la vittoria di un popolo che ha conquistato la libertà difendendola a caro prezzo.
In entrambe le giornate c’è un momento carico di emozione durante il quale viene cantato l’inno di Italia e ogni volta non riesco a fare a meno di commuovermi.
Non so perché, ma il Goffredo Mameli, me l’ero sempre immaginato come un anziano e panciuto signore con folti barba e baffi comodamente seduto alla sua scrivania di mogano antico a scrivere le parole di questo inno meraviglioso mentre guardava fuori dalla finestra della sua abitazione lasciandosi ispirare dal paesaggio che lo circondava.
InnoMameliBiollo.png (635 KB)
Ci ha dovuto pensare la bellissima fiction “Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia” trasmessa di recente su Rai Uno (non perdetela!) a raccontarmi la storia di questo giovane eroe.
Sì perché ho scoperto innanzitutto che Mameli era uno studente che come tanti suoi coetanei credeva in valori importanti come la libertà, la giustizia, l’onestà e con tanto coraggio si batteva insieme a loro per inseguire il sogno di un’Italia unita.  La fiction racconta gli ultimi due anni di questo poeta, dal 1847 al 1849, e di quanto egli abbia amato e creduto nell’amicizia, nell’uguaglianza e nella libertà, sfruttando la sua fama per contribuire alla costruzione di un’Italia unita.
Credo che il grande merito di questa fiction sia stato quello di (come hanno ben spiegato i registi) di far scendere dai piedistalli, dalle targhe, dalle vie, dai nomi delle scuole, questi ragazzi, raccontando la loro storia e la loro voglia di vivere adoperandosi con ardore per difendere gli ideali in cui credevano fortemente.
 «Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia» ha finalmente  portato nelle nostre case una pagina di storia conosciuta solo a metà e magari studiata pure male tra uno sbadiglio e l’altro, permettendoci di toccare con mano temi universali, tra i quali soprattutto quello del sacrificio fino alla morte.
Dico la verità, non ho potuto fare a meno di pensare a quanto nei secoli questo  profondo spirito di giustizia e di libertà che giace in un angolo di cuore di ogni uomo di buona volontà, non sia mutato nonostante i cambiamenti radicali avvenuti nel corso della storia, anzi, di come in realtà si sia radicato profondamente soprattutto nelle nuove generazioni che rifiutano di farci l’abitudine alla prepotenza e alla prevaricazione.
Ho ancora davanti agli occhi le immagini violente che arrivano da Pisa che hanno scosso profondamente l’opinione pubblica e mi domando come sia possibile che dopo oltre un secolo ci si ritrovi di nuovo sopraffatti dalla violenza nel momento in cui ci si avvale del sacrosanto diritto di manifestare il proprio pensiero in un paese che si definisce democratico.
GFumagalliBiollo.png (73 KB)
Nel mio lavoro, ho il privilegio e la fortuna di incontrare ogni giorno tanti giovani che  condividono timori e preoccupazione riguardo la loro scelta per il futuro.
Li osservo mentre si raccontano, e certe volte il loro sguardo si perde lontano alla ricerca di un ideale nel quale credere, di un sogno da realizzare, di qualcosa che dia un senso al loro andare.
Cosa facciamo noi adulti per sostenerli, incoraggiarli, spronarli?
Il buon esempio si perde per strada, presi come siamo dall’urgenza di far funzionare le nostre vite complicate e faticose e nel frattempo loro agiscono da soli cercando di fare la cosa giusta.
Oggi a questi nostri giovani che nessuno deve permettersi di giudicare, fermare, colpire, voglio dedicare l’Inno di Italia, anzi vorrei che ogni adulto si alzasse in piedi e con la mano sul cuore lo cantasse pensando a loro e alla loro meravigliosa urgenza di rendere questo mondo un posto migliore.
Amiche care, perdonate l’articolo un po’ accalorato, ma oggi mi porto nel cuore tanta amarezza per quanto accaduto, oggi avrei voglia di gridare: “Giù le mani dai giovani!” e se ne avete voglia fatelo anche voi, condividete questo articolo, condividete il vostro sdegno, abbracciate i vostri figli e nipoti, incoraggiateli, sosteneteli, ma soprattutto difendeteli.

E se volete ascoltare l’inno e rileggere il testo vi invito a fare un salto nel mio blog www.comodamentesedute.com
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.