I sindaci incontrano i vertici dell'ASST. La solita litania: si punta su Geriatria. Dal Dea (H per acuti) alla riabilitazione

Nel pomeriggio di martedì 3 ottobre l’assemblea dei sindaci del Distretto sociosanitario dell’Asst ha incontrato a Merate i vertici dell’azienda sanitaria, per dare continuità a un confronto avviato ufficialmente negli scorsi mesi, dopo l’istituzione del Distretto locale. All’ordine del giorno, tra le altre cose, un confronto sulla situazione dell’ospedale “San Leopoldo Mandic”, oggetto di diffuse preoccupazioni nel territorio meratese e casatese.
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Paolo Favini direttore generale dell'ASST di Lecco

Introdotto dal presidente dell’assemblea, Paolo Brivio (sindaco di Osnago), il dottor Paolo Favini, direttore generale di Asst Lecco, ha fornito aggiornamenti su diverse questioni e ha risposto alle sollecitazioni di diversi sindaci. In sintesi, dagli interventi del dottor Favini è stato possibile apprendere che:
▪ non vi sono novità rispetto alle prospettive di riapertura del reparto di Psichiatria dell’ospedale Mandic, né rispetto alla riorganizzazione della rete territoriale dei servizi psichiatrici, a causa della persistente mancanza di personale medico rispetto agli organici stabiliti. Asst prosegue nell’attivazione di canali di ricerca di personale, che però sinora non hanno dato esiti positivi
▪ i dati relativi al Punto nascite di Merate sono sempre più lontani dal raggiungere le soglie minime stabilite a livello nazionale (500 parti all’anno) per assicurare il mantenimento dell’apertura. Il futuro del Punto nascite verrà decretato dai competenti organismi regionali
▪ le recenti dimissioni di alcuni primari (Ginecologia, Ortopedia) vanno ascritte a scelte personali e professionali, di cui l’azienda ha preso atto. Per quanto riguarda il futuro dell’Ortopedia, si procederà all’individuazione di un nuovo primario, ma l’operatività del reparto non risulta compromessa
▪ in generale, come da scenario nazionale e regionale, anche il Mandic soffre della difficoltà a reperire alcune figure professionali: anzitutto il personale infermieristico, riguardo al personale medico soprattutto urgentisti, anestesisti e – come detto – psichiatri. Tale difficoltà costringe al ricorso a personale fornito da società esterne per assicurare alcuni servizi fondamentali (pronto soccorso, operatività delle sale operatorie), ma al momento non si intravedono alternative
▪ l’azienda conferma la volontà di investire sul futuro del Mandic, respingendo i circolanti timori di smantellamento, e tanto meno le prospettive di chiusura. I mutamenti di contesto (relativi ai bisogni di cura espressi dal territorio, ai trend demografici, all’offerta sanitaria che si articola nei territori limitrofi)
impongono però un cambiamento dell’identità e dell’organizzazione dell’ospedale e dei suoi servizi, per evitare che Merate – ospedale spoke – rischi di  configurarsi come la brutta copia, in piccolo, degli ospedali hub. Per questo motivo, l’azienda conferma la volontà di continuare a investire in alcuni settori
(tra questi, Pneuomologia, Medicina generale e geriatrica, Dipartimento fragilità e cure palliative), per conferire identità specifica, riconoscibile e attrattiva  l’ospedale meratese.

I sindaci hanno preso atto delle informazioni offerte e delle prospettive delineate dal direttore generale, ma nei loro interventi (espressi da primi cittadini di diversa matrice politica) hanno rappresentato il profondo smarrimento che, riguardo alle sorti del Mandic, avvertono tra i concittadini. Pur condividendo la
prospettiva di un cambiamento dell’identità e dell’organizzazione dell’ospedale, hanno evidenziato che tale cambiamento, sinora, si è manifestato più sul fronte delle chiusure, delle esternalizzazioni, del depauperamento di professionalità e competenze, dell’insopportabile allungamento di liste d’attesa e tempi di erogazione dei servizi, che sul versante di apprezzabili investimenti e di un’evidente valorizzazione dei punti di forza della struttura, a cominciare dal suo capitale umano e professionale. In parte ciò può essere dovuto a difetti di comunicazione, ma a parere dei sindaci si stanno manifestando anche la debolezza delle scelte strategiche generali e l’inefficacia nell’affrontare alcuni nodi specifici e settoriali.

Tra le questioni rispetto alle quali occorre cambiare passo, i sindaci hanno evidenziato anche l’integrazione socio-sanitaria, il cui rafforzamento andrà sviluppato attorno a una organizzazione e gestione più condivisa con i Comuni e con l’Ambito sociale, già nel presente, e soprattutto in futuro, delle nuove strutture della sanità territoriale (Case della comunità, Ospedale di comunità).

Il presidente Brivio ha confermato la volontà di dare continuità al confronto tra sindaci e vertici dell’azienda nell’assemblea di Distretto Asst. Mossi dalle forti preoccupazioni relative al futuro del Mandic, i presidenti delle Conferenze dei sindaci Meratese e Casatese, Fabio Vergani (sindaco di Imbersago) e Ave Pirovano (sindaca di Cremella) hanno convenuto, insieme al presidente Brivio, di invitare i consiglieri regionali della provincia di Lecco a un confronto, da tenersi nelle prossime settimane, sulle sorti dell’ospedale e sulle prospettive dell’offerta sanitaria territoriale, nella convinzione che i livelli politici superiori debbano essere coinvolti in una discussione cruciale per le sorti del welfare locale.

Merate, 4 ottobre 2023
Il presidente del Distretto socio-sanitario dell’Asst
Paolo Brivio sindaco di Osnago
Il presidente della Conferenza dei sindaci del Meratese
Fabio Vergani sindaco di Imbersago
Il presidente della Conferenza dei sindaci del Casatese
Ave Pirovano sindaco di Cremella
Una nota a margine: posto che la litania del dottor Favini l’abbiamo già letto sui megafoni locali, cartacei e online, come ha molto bene descritto il coraggioso collega De Salvo, la Pneumologia non fa capo all’ASST Lecco ma all’Inrca di Ancona che può confermare o meno la convenzione, il Dipartimento fragilità è nato sì a Merate ma per volontà dell’attuale direzione generale ora ha sede a Lecco, quindi semmai è interaziendale e la spinta geriatrica è proprio il primo passo per passare da un presidio per acuti a uno per lungodegenza. Non a caso il primario di Medicina è un geriatra. E questo insistere sulla geriatria non fa che confermare il sospetto della precisa volontà di progressivamente destinare le attività un tempo dell’Umberto I° al Mandic. Altrimenti gli investimenti sarebbero sui reparti: Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pronto soccorso con area di osservazione breve. Cioè quelli che compongono un DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di I° livello. Nulla di cui parla il direttore generale.
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