I tre moschettieri

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Siamo rimasti increduli e stupiti quando abbiamo letto che, il capogruppo Alessandro Vanotti e i due consiglieri Angelo Carlo Panzeri e Paolo Centemero, hanno presentato in Comune una mozione per preservare la lingua italiana. Come i tre moschettieri armati di orgoglio italico hanno chiesto un impegno comunale nella difesa dell’identità linguistica che rischia, parole loro, miseria. 

Le cose sono un tantino più complesse di così. La lingua italiana, come tutte le lingue del mondo, si evolve da sempre e con essa la nostra capacità di includere nuove parole. In generale, anche per l’italiano, i processi di rinnovamento sono fisiologici e naturali, oltre che indicatori di salute di un sistema linguistico. All’interno di un idioma vi è sia una componente stabile che una di evoluzione e per questo è tanto un’istituzione attuale, quanto un prodotto del passato. 

Inoltre, l’italiano e altre lingue d’Europa come lo spagnolo, il francese, il portoghese, il rumeno, l’inglese e così via, sono lingue neolatine. In particolar modo l’italiano deriva dal latino popolare ed è il risultato di una trasformazione linguistica durata secoli, complici anche i cambiamenti storico-politici che hanno travolto la nostra penisola tra il IV e il X secolo d.C.

L’Accademia britannica di Roma scrive addirittura che, grazie alla lingua inglese, il latino è evergreen. Infatti, sono tanti i latinismi comunemente utilizzati nel mondo anglofono. Da junior a senior, a campus, referendum, ma anche video, audio, data, bonus e alibi, oltre ai sempreverdi plus, ultra, super. Ecco che il lessico latino continua a vivere grazie anche all’inglese e viceversa. Anzi, forse è proprio questo forte legame con l’antica lingua franca dei Romani che ha contribuito a rendere l’inglese il non plus ultra della comunicatività. Basta sedersi di fronte al proprio computer e guardare il video o il monitor o commentare sul proprio forum preferito (dove si preferisce Wi-fi alla rete senza fili e password a parola chiave per citare qualche esempio) per la riprova che il connubio tra latino e inglese è stata una formula vincente. 
Ma non solo anglicismi, anche francesismi. Parole che sono entrate nel nostro uso comune come boutique per indicare un negozio di lusso, chic che sta per elegante, toilette per bagno. Vi è una parola adottata nella nostra lingua che non ha una traduzione: bidet. L’unica traduzione, non troppo comoda, che ci viene in mente è: strumento riservato alla cura dell’igiene intima. 

In conclusione, ci piace riportare i versi di Ferdinand de Saussure, (Cours de linguistique Générale): la parola è come una casa della quale si siano cambiate a più riprese la disposizione interna e la destinazione”. 
Comitato Attuare la Costituzione della Brianza - Elena Calogero, Francesco Colombo
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