Merate: con 5 astensioni in maggioranza l’Aula respinge la mozione sulla lingua italiana. Una figuraccia per il Sindaco

Una vera e propria figura di merda. Non ce ne vorranno i benpensanti – non siamo in effetti troppo educati – ma non ci viene altro modo per definire la figura rimediata dalla maggioranza consigliare di Merate che si è vista bocciare una mozione proposta dal suo capogruppo Alessandro Vanotti, sottoscritta poi anche da Paolo Centemero e Angelo Panzeri.consiglio_comunale_merate_01.jpeg (31 KB)

A favore si sono espressi i tre firmatari, l’assessore Casaletto, l’assessore Franca Maggioni e il sindaco Panzeri. Contro i tre consiglieri di minoranza Castelli, Giumelli e Riva, astenuti i pesi massimi Procopio (assessore), Tamandi (assessore), Albani (assessore) Norma Maggioni e Robbiani (ex sindaco e ex assessore).
Quindi sei favorevoli, tre contrari e cinque astenuti. Mozione respinta.consiglio_comunale_merate_02.jpeg (23 KB)

Uno scivolone incredibile da imputare esclusivamente al sindaco Panzeri che non ha saputo coniugare le diverse valutazioni sul tema né considerare l’oggettiva assurdità della mozione in un contesto che vede ben altre priorità. Comunque almeno una fotografia pure sbiadita è apparsa: Casaletto per quanto nel suo intervento nessuno avrebbe letto un giudizio favorevole, si riconferma vassallo del Sindaco. Pasdaran ideologizzati i tre firmatari. Subalterna, in modo incomprensibile, l’assessore Franca Maggioni.

Due parole sulla mozione che nasce da un DDL presentato dal parlamentare di Fratelli d’Italia Rampelli due anni fa e tuttora sepolto sotto il mucchio di disegni di legge da votare. La mozione punta a eliminare tutte le parole inglesi dalle corrispondenze con la pubblica amministrazione in senso lato. Per difendere la purezza della lingua italiana. Che, al contrario, è in continuo divenire, rispecchia la società contemporanea, abbraccia un orizzonte planetario e sa da sola coniugare il local con il global.consiglio_comunale_merate_03.jpeg (34 KB)

Una mozione inutile che però ha messo in luce alcuni aspetti di questo Consiglio comunale. Per esempio che il rispetto per l’Aula, che impone di alzarsi quando si interviene, lo conoscono soltanto Andrea Robbiani, Alfredo Casaletto e Aldo Castelli. Ancora: se c’è una oggettiva necessità emersa dal dibattito, a nostro sommesso parere, è quella di riportare il sindaco massimo Augusto Panzeri a scuola per imparare come coniugare congiuntivo con condizionale, per riprendere la filastrocca soggetto, verbo complemento, per limitare l’uso delle proposizioni incidentali, delle proposizioni relative e per abolire una volta per tutte i terribili intercalari onomatopeici, tipo ehm ehm.

Fuor dalle battute Panzeri ha tentato persino la carta degli emendamenti per imporre l’approvazione del testo. Nemmeno si è accorto che l’astensionismo dilagava nella sua Giunta.

A memoria non ricordiamo una batosta simile anche ai tempi della Dc attraversata da feroci correnti in lotta fra loro. Una forzatura, una prova muscolare, una figura di merda, giustappunto.

Ne escono vincitori Giuseppe Procopio che abilmente ha blandito i colleghi di maggioranza senza rinunciare al diritto di astensione motivato con formulazioni ineccepibili e Andrea Robbiani che tra i tanti concetti espressi ha colpito quello sulle priorità. Che non sono soggettive come ha risposto il Sindaco, al solito stizzito quando a parlare è il suo ex collega. L’ospedale è oggettivamente una priorità rispetto all’uso dell’inglese. Il primo è un tema universale, del secondo non frega a nessuno. Possibile che il Primo Cittadino non si fermi a riflettere su affermazioni così gravi?

Anche Fiorenza Albani responsabile della Cultura e Fabio Tamandi assessore all’ambiente hanno mostrato autonomia di giudizio e nessuna subalternità. Un merito che va sottolineato.

Ma in fondo per risparmiare un’ora e mezza di nulla sotto vuoto spinto sarebbe bastata l’osservazione di Aldo Castelli: i tabelloni luminosi in città si aprono con un WELCOME gigantesco. Welcome non benvenuto. E sono i tabelloni dell’Amministrazione comunale. Quella che poi vorrebbe abolire l’inglese dai propri documenti.

Più figuraccia di così. . . . . .
Claudio Brambilla
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