La lettera del personale del DSM denuncia con grande coraggio lo stato in cui versa la Psichiatria

Va salutato con interesse e attenzione la lettera dei 18 operatori sanitari del Dipartimento di Salute Mentale di Lecco, che denunciano in modo dettagliato, analitico la situazione esistente all'interno del settore. Come sempre, Merateonline, che da anni monitorizza con maniacalità e ossessività la decadenza, il degrado gestionale della salute pubblica, poche settimane fa, aveva evidenziato l'incongruenza di chiudere il Servizio di Diagnosi e Cura all'interno del presidio ospedaliero di Merate, sollecitando gli organi politici di rappresentanza a prendere una posizione contro la chiusura e il declassamento del Mandic. La risposta dei responsabili di riferimento sia di centrodestra sia di centrosinistra è stata nel segno della solita retorica. Sulla stessa scia si è mosso il nuovo primario di Psichiatria dr. Roberto Nava, manifestando subito la poca consistenza del nominato.

I precedenti primari, prima del dott. Nava e del dott. Lora, si sono mossi con fatica ma con costanza nel cercare di sviluppare un servizio di qualità: la china del DPS incomincia con la gestione di Antonio Lora e dell'attuale dg. Paolo Favini. La qualità dei servizi è veramente scemata, però è aumentata l'arroganza di chi detiene l'immaginario scettro del potere della sanità locale. Una cosa è certa, l'attuale gestione favorisce direttamente o indirettamente, in ogni ambito, lo sviluppo della sanità privata. Bisogna precisare che, dopo decenni di lavoro all'interno, altre figure professionali sanitarie si sono dimesse dall'ASST di Lecco, offrendo la propria professionalità fuori. Mai come in questo decennio si è verificato un fuggi fuggi di professionisti. La questione del Dipartimento di Salute Mentale è il sintomo patologico di una condizione più generale.

Da anni l'opposizione politica, le rappresentanze sindacali, le associazioni interessate del settore non incidono: sono dei fantasmi che svolgono soltanto una funzione di testimonianza.

Se, gli Operatori Sanitari del settore, si sono assunti questa responsabilità di rendere pubblica la condizione del dissesto, del disservizio, vuol dire che c'è veramente una condizione difficile e disperata all'interno del Dipartimento di Salute Mentale a Lecco. Il messaggio lanciato va raccolto e sostenuto. Erano anni luce che non uscivano prese di posizioni così forti da parte degli operatori. Anche perché, in questi ultimi due decenni, il clima di controllo, sorveglianza è pesante e sanzionatorio. La pluralità del pensiero, della conoscenza è stata zittita generando mobbing oltre che fenomeni di burn-out a causa dei turni massacranti e ricattatori. Tre sono state le conseguenze: fuggire, abbassare la testa, disimpegnarsi.

La salute mentale è considerata l'ancella minore della salute, è messa al margine: basta fare un giro nelle strutture per accorgersi del degrado architettonico e ambientale dei servizi. Non premia occuparsi del disagio psichico.

E' competenza dell'informazione, della stampa locale e delle forze sociali, civiche raccogliere questo grido di allarme. Non è bello farsi curare all'interno di un ambiente che puzza, non è bello sentire le solite litanie retoriche dei vari lacchè, dei carrieristi. E' opportuno che le voci di disagio costruiscano un dibattito utile e funzionale per migliorare le condizioni del servizio pubblico.

Un vecchio tossicomane con Hiv (morto), mi diceva: ricordati che tu prendi lo stipendio perché io e la mia malattia esistiamo.

dr. Enrico Magni, psicologo
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