Merate: archiviate le regionali si apre la corsa alle comunali. Minoranza scarsa, maggioranza frammentata. E Procopio. . .

Chiusa la campagna delle regionali, si apre di fatto la lunga corsa ai rinnovi dei Consigli comunali in calendario per la primavera 2024.

Sono tante le amministrazioni comunali da rinnovare. A partire da Merate. E allora cominciamo da qui. Con un primo sguardo alla minoranza.

Nel 2014 c’erano due gruppi: la Lega con due consiglieri e Insieme per Merate con tre. Una opposizione divisa. Nel 2019 solo Cambia Merate con cinque consiglieri. Si pensava: sarà una opposizione forte. Invece si è rivelata quasi inconsistente, incapace di mettere in difficoltà la maggioranza di centrodestra. Forse con la sola esclusione del consigliere Alessandro Pozzi, poi dimessosi, che sui temi ambientali è tanto competente quanto educato nel porre le questioni. Aldo Castelli, capogruppo, ha attraversato trent’anni di vita amministrativa, cinque in maggioranza gli altri all’opposizione senza mai rinunciare, indipendentemente dal ruolo, al suo stile da lord inglese. Non ha cavalcato alcun tema, forse al netto di Retesalute, nonostante in quattro anni la maggioranza gliene abbia offerti parecchi per salire sulle barricate e organizzare gazebo. L’ultimo è stata la pubblicazione dei redditi dei consiglieri, abitudine storica anche se facoltativa. Il capogruppo di maggioranza il leghista Alessandro Vanotti ha proposto di non renderli noti e Aldo Castelli ha acconsentito sposando la tesi del suo consigliere Perego: si tratta di un pettegolezzo provinciale. Giovanni Battista Albani, vecchia volpe della politica cittadina l’aveva detto sin dall’inizio: con lui si perde e non ci sarà opposizione. E così è stato.
Roberto Perego e Gino Del Boca si sono rivelate altrettante delusioni. Il primo, pur essendo avvocato, è finito spesso sotto i colpi di Andrea Robbiani, rimediando magre figure, fino a definire appunto pettegolezzo quello che ovunque altrove si chiama trasparenza. Ci sfugge la ragione ma probabilmente qualche motivo per non renderli noti, in nome della trasparenza, c'è.
Gino Del Boca doveva essere il centravanti di sfondamento inserito in lista dal partito Democratico. Invece si è visto poco e a volte ha parlato tanto a sproposito da dover poi chiedere scusa.
Patrizia Riva fa storia a sé: ha sostenuto gli argomenti a lei cari, il ruolo delle donne, l’associazionismo. Un po’ poco per contrastare la maggioranza a trazione leghista. Come si diceva l’unico che ha ben figurato è stato Pozzi. Che se n’è andato a Osnago. Tutto da rifare, dunque, e del resto dei cinque consiglieri attuali forse resterà in corsa la sola Patrizia Riva. Non siamo in grado di esprimerci su Marco Giumelli, recentemente subentrato in Aula al posto di Alessandro Pozzi.


LE NOSTRE PAGELLE
Da sinistra sulla prima riga: Alessandro Pozzi, Aldo Castelli, Patrizia Riva. Sulla seconda riga: Roberto Perego e Gino Del Boca

Girando lo sguardo, però, lo scenario non cambia molto. La “voce” più robusta, l’ideatore di tante iniziative come i parchi urbani, Andrea Robbiani, è stato silenziato per eccesso di competitività con (e dal) sindaco che ha preferito il mansueto Fabio Tamandi, detto il moto perpetuo, perchè oscilla come il pendolo ora da una parte ora dall’altra. Tuttavia, diversamente da quanto annunciano i trombettieri di Massimo Augusto Panzeri, sui fogli locali ormai quasi semiclandestini, la Giunta è tutt’altro che compatta attorno al sindaco. A sostenere apertamente Panzeri nella sua campagna a favore di Mauro Piazza si sono visti solo Alfredo Casaletto e Fiorenza Albani, entrambi pressoché di stanza proprio in Municipio. Franca Maggioni viene indicata come una sostenitrice di Giuseppe Procopio mentre Fabio Tamandi ha rifiutato di finire tra i 106 sostenitori di Piazza e si è ben tenuto alla larga dalla campagna per le regionali. Altrettanto incerto il posizionamento nel gruppo di Greta Ghezzi e Norma Maggioni, su posizioni che appaiono diverse da quelle del sindaco.



Andrea Robbiani, Fabio Tamandi, Alfredo Casaletto, Fiorenza Albani


Giuseppe Procopio, Franca Maggioni, Greta Ghezzi, Norma Maggioni


Scrivere sotto dettatura senza uno storico proprio, crea danni soprattutto alla credibilità del giornale che ospita questi articoli.

Una nota a parte la merita Giuseppe Procopio, già rientrato nei panni dell’eterno secondo in salsa democristiana. La rottura col suo diretto superiore è evidente. Anche perché Panzeri non gli ha risparmiato commenti sarcastici. D’accordo porgere l’altra guancia ma sono sempre due, poi non resta che mostrare il didietro per favorire la pedata. Ora, più che una questione politica la sua è una questione di dignità personale. Restare al suo posto in attesa del 2024 è due volte sbagliato: il frutto dei lavori pubblici ultimati andrà comunque al primo cittadino dato che nessuno ricorda chi ha avviato le opere in via Verdi, nella palestra Manzoni e in centro storico (proprio Procopio con sindaco Andrea Massironi); l’audacia nel correre per le regionali (e basta dire che l’ha fatto per Lupi, ha paura di assumersi per una volta nella vita una  decisione tutta sua?) lo ha posto all’attenzione di quanti pensano si debba chiudere la parentesi Panzeri. Ma se non prende le distanze dal sindaco non gli resterà che sperare nella sua bontà per una ricandidatura a consigliere (cui difficilmente seguirà la promozione a assessore).

Per lui è meglio lasciare le deleghe e sedersi accanto a Robbiani, in una sorta di gruppo misto. E preparare come si deve la corsa alle comunali 2024. Solo così resta in cima alle preferenze di quanti – e sono tanti – credono che sia ora di girare pagina e ridare all’istituzione Comune l’immagine di serietà, austerità, imparzialità, che ha sempre avuto da Gerolamo Palazzi Bonfanti (nominato dal CLN)  in poi.
Claudio Brambilla
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