Il silenzio epistemico sui tragici fatti di Osnago, Asso e Bellano

Enrico Magni
Ci sono eventi, fatti che, in prima battuta appaiono del tutto indipendenti l’uno dall’altro, poi si scopre che c’è un filo rosso che li collega. Sono accadimenti che toccano le soggettività e possono coinvolgere persone conosciute in tempi e contesti diversi che sollecitano domande alle quali è impossibile dare una risposta oggettiva.
Per cause diverse, per ragioni e storie incomparabili i due eventi tragici, di questi giorni, Osnago, Asso, ma anche l’omicidio di Bellano del 2002, sono legati da un silenzio epistemico (non si conoscono le motivazioni, i come mai, i perché) e dal silenzio sociale, oltre la risonanza del momento.
L’omicidio-suicidio di Osnago è altruistico. L’omicida/suicida uccide per salvare la vittima dal dolore fisico e/o mentale. Quello di Asso è un omicidio persecutorio, l’omicida uccide per liberarsi dal persecutore. Il terzo, quello di Chiara Bariffi, è situazionale, causato da circostanze particolari, strane.  
Il silenzio epistemico di Osnago, Asso si coniuga e rievoca la storia di Chiara Bariffi morta nel 2002 e ritrovata, dopo tre anni, l'11 settembre 2005 a Dervio in località Santa Cecilia, nella zona denominata Buco dell'Oca, che è un cimitero di auto, rottami, carcasse e dista cento metri circa dalla strada. E' una discarica nascosta dalle acque profonde. Oggi su quel muretto, prima o dopo la galleria di Bellano della provinciale 72, dove si suppone che sia stata gettata l’auto di Chiara, c’è il simbolo no vax con la scritta: “Il vaccino uccide. Salvate i bambini”.
Il simbolo in quel luogo richiama fatti antropologici come il satanismo.  Anche nel 2002 in zona Santa Cecilia c’erano scritte sataniste. Su questa vicenda, così complessa e agghiacciante,  è caduto un lungo silenzio sociale.
Nemmeno il romanzo “Omicidio Irrisolto” del 2020 ha sollevato qualche interesse.
Solo Il Corriere della Sera, il settimanale Giallo, oltre al network per il quale scrivo, hanno preso in considerazione il romanzo giudiziario e sollevato  qualche domanda sull’evento evocato dal romanzo. La stampa, la Tv locale hanno lasciato correre, poi c’è stato il lockdown ed è calato il silenzio.
Ci sono momenti in cui il silenzio va squarciato anche dopo lunghi anni.
Dopo pochi giorni della scomparsa di Chiara, una persona mi chiese se sapevo qualcosa, risposi di no. Disse che aveva saputo da un conoscente della scomparsa di Chiara ed era andato a controllare se l’auto fosse nel lago lungo l’argine di Santa Cecilia. Non presi in considerazione la cosa. Molte furono le dicerie. Dopo tre anni Chiara è stata ritrovata proprio in quella zona.
Dopo l’uscita su Il Corriere della sera della presentazione del libro Omicidio Irrisolto mi giunse un lungo messaggio di una persona riguardante l’accaduto. La persona era a conoscenza della questione, perché aveva aiutato l’imputato a scrivere la memoria difensiva. Va detto che, in primo grado, l’imputato è stato assolto per insufficienze di prove: non c’è mai stato un appello.
Era disponibile a incontrarmi, ma non c’erano le condizioni per affrontare quella situazione. Lasciai stare, cancellai il tutto dal cellulare. Non ne volevo più sapere.
Ci sono ancora molte cose che fluttuano nell’aria, a molte domande è difficile dare delle risposte, ci sono segreti nascosti: silenzio epistemico.
Dr. Enrico Magni
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